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FRANCESCO LODI HDGOAL

Il "Cholo", "Harry Potter" e le punizioni infallibili: dalla A alla D, Lodi, mandato dal destino

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Quando Bergonzi fischia la fine dell’incontro, all’Olimpico di Torino diversi tifosi iniziano a dar fuoco ai seggiolini, in segno di protesta. È aprile, vigilia di Pasqua e la Juventus si sta avvicinando inesorabilmente al settimo posto, prima della rinascita con Antonio Conte: in quell’istante lì Ciro Capuano, invece, stava già prevedendo il futuro. C’è un fotogramma ben preciso in cui il terzino del Catania alza le braccia ed esulta per la rete del 2-2 siglata al 95’: il fatto è che in quel preciso momento Francesco Lodi, incaricato della punizione che avrebbe lasciato di sasso Gigi Buffon, aveva a stento colpito il pallone. Il finale, comunque, era già scritto.

Mentre in gran parte dell’Italia febbraio è uno dei mesi più rigidi dell’anno, non è raro che in Sicilia, al contrario, il sole scaldi il suolo a tal punto da permettere ai fiori di germogliare. Gli alberi, fino a poche settimane prima spogli, si rivestono d’entusiasmo e colori, mentre il paesaggio si rallegra. Per marzo, invece, il discorso è diverso: ma non è questo il momento di parlarne.

Quello del 2011 fu un febbraio particolarmente vivace per la Sicilia, effettivamente. Il sole non ci mise molto ad archiviare la rigidità climatica dell’inverno: e così, a ridosso di San Valentino, il mandorlo in fiore esplose in tutta la sua euforia, prima che il cielo riscoprisse la cupa sensazione della pioggia siciliana. Per pura coincidenza calcistica, tutto questo capitò proprio nel weekend in cui, lontano dai paesaggi rurali, al Massimino i tifosi del Catania conobbero per la prima “vera” volta Francesco Lodi, nel “fiore” (a proposito) dei suoi anni.

Di lui in città si iniziò a parlare nel mese di dicembre: giocava in Serie B, al Frosinone di Guido Carboni come interno di centrocampo del suo 4-4-2. Lodi, in realtà, nasce trequartista all’Empoli, ma dalla sua non ha né la corsa per inserirsi con i tempi giusti tra le linee, né il passo per sostenere una sfida in uno contro uno. Ha un mancino incredibile, questo sì: ma non si può certo giocar da fermi, in quella zona lì.

Lontano dalla Ciociaria, il Catania viveva un periodo abbastanza complesso: era scampato a una retrocessione già praticamente segnata nella stagione precedente grazie a un’incredibile rimonta che porta il nome e il cognome di Sinisa Mihajlovic, ma l’allenatore serbo ha preferito inseguire le sue ambizioni altrove. Sulla panchina rossazzurra, almeno per metà stagione, Marco Giampaolo: è il primo anno di Alejandro “Papu” Gomez, ma è anche e soprattutto quello di un Maxi Lopez inceppato. Insomma, a metà febbraio, dopo un 1-1 col Chievo Verona in casa, il Catania si trova a pochi punti dalla zona retrocessione e senza allenatore, esonerato. Pietro Lo Monaco ci pensa su e tira fuori il jolly: Diego Pablo Simeone, il “Cholo”.

Francesco Lodi Catania Lecce 2011Getty

Ecco, a vederla adesso questa scelta potrebbe sembrare anche fuori luogo per tutto quel che il “Cholismo” avrebbe potuto dare a una piazza come quella catanese, indissolubilmente legata all’Argentina dall’animo e dall’organico sportivo. Allora, però, fu una scommessa “bizzarra”: ne perse tre in quattro giornate, pareggiando contro il Cesena. Diciassettesimo posto: sembrava la fine, almeno fino al 13 febbraio. Ben prima che Simeone conoscesse Renan Lodi: ce n'era un altro.

Al Massimino va in scena il più classico degli scontri diretti per non retrocedere, contro il Lecce, in un momento della stagione in cui una vittoria o una sconfitta ti cambiano letteralmente la vita. Il 4-2-3-1 di Simeone è così composto: Andujar in porta; Schelotto, Spolli, Silvestre e Capuano in difesa; Sciacca e Ledesma in mediana e Gomez, Ricchiuti e Llama alle spalle di Maxi Lopez. Non funziona. O meglio, non del tutto: il Catania va in vantaggio nel recupero del primo tempo con un colpo di testa di Silvestre, ma subisce la rimonta giallorossa con Jeda e Munari tra il 54’ e il 60’.

Ora, a raccontarlo viene semplice, anche perché basta mettere in fila due o tre parole adatte a descrivere la situazione e via, il gioco è fatto. Quel che accade tra l’80’ e l’85’ dal punto di vista strettamente visivo è un miraggio: ai presenti al Massimino sembra quasi di essere finiti in un loop spazio-temporale che Doctor Strange “spostati”. Ma davvero: ci sono due punizioni dal limite dell’area di rigore del Lecce, che mandate in onda una dopo l’altra, in TV, nelle classiche sintesi post-gara sembrano una il replay dell’altra. Entrambe in fondo alla rete: Lodi, dopo averle viste entrare, corre sotto la Curva Nord battendosi lo stemma sul petto. Il Catania, come al solito, ce l’aveva fatta.

Sei anni più tardi, Lodi si trova a Torre del Grifo ad allenarsi da solo. Ogni tanto prende parte alle sessioni di gruppo, ma non è un tesserato del club rossazzurro. Poco dopo la fine della sessione invernale di mercato si è svincolato dall’Udinese, ma il regolamento non gli permette di giocare con il Catania. Sarebbe stato il secondo ritorno, dopo quello del 2014 che, però, non servì a evitare la retrocessione in Serie B. Dovrà aspettare luglio, comunque: è la Serie C, ma a lui non importa.

“Sapete quanto è forte il sentimento che mi lega alla città ed ai colori di questa maglia, il mio ritorno è stato voluto. Nonostante mi avessero cercato altre squadre l’obiettivo era quello di ritornare a Catania, sono nato a Napoli ma catanese d’adozione. […] Il mio obiettivo, ed è anche quello della società, dei compagni, dei tifosi e dei giornalisti, è che il Catania torni dove merita di stare. C’è da soffrire ma metteremo umiltà e grande voglia. […] Non sono qui per una questione economica ma di cuore, per soldi sarei andato in un’altra categoria. Catania è una sfida molto importante, metterò tutto me stesso fino all’ultima goccia di sudore”, recita una lettera indirizzata ai tifosi del Catania e datata 22 luglio 2017.
Francesco Lodi Juventus Catania 2011Getty

In un certo senso potremmo dire che la carriera di Francesco Lodi è stata scandita da alcune immagini: l’esultanza dopo il rigore trasformato contro l’Inter nel 2-1 dell’ottobre del 2011 (quasi a mimare lo “shampoo”, ironicamente), ma soprattutto quella consegnata dalla nefasta notte del 10 giugno 2018.

La prima stagione con il Catania in Serie C per Lodi è molto positiva: otto reti, persino una su azione. Lui, che per molti segnava solo su calcio piazzato: ecco, forse questo non giocò a suo favore. Ne aveva siglata un’altra, sempre in maglia rossazzurra, nel maggio del 2014 contro l’Atalanta, nell’ultima gara del club etneo in Serie A. Sì, insomma: chi è scaramantico a queste cose crede, eccome.

Fatto sta che quel 10 giugno del 2018 con un’umidità da far mancare il respiro il Catania si giocava col Siena l’accesso in finale Playoff: non c’era attesa, c’era ansia.

Al Massimino non c’è un singolo posto vuoto, i tifosi sono entrati tre ore prima dell’inizio della gara: c’è tutto. C’è la possibilità di scrivere la storia, un’altra volta. Il Siena va in vantaggio con Santini alla mezz’ora, Curiale pareggia poco prima dell’intervallo. Lodi completa la rimonta al 67’: basta un goal, che non arriva. Si va ai supplementari, in virtù dell’1-0 della sfida d’andata.

Ed è qui che si compie il disegno del destino: al 120’ c’è una punizione dal limite, proprio nella stessa posizione di quelle contro il Lecce. Lodi calcia, il pallone supera la barriera, sbatte sulla traversa e si ferma esattamente sulla linea di porta. Non un centimetro più avanti, non un centimetro più indietro. Al Massimino cala il gelo. Il gelo: il Catania perderà ai rigori.

Nel 2013 il suo nome viene accostato alla Nazionale italiana allenata da Cesare Prandelli, ma la chiamata non arriverà mai. Oggi a 40 anni Lodi è ancora in Sicilia: ancora lì, dopo un'esperienza all'Acireale. E' il numero 10 del nuovo Catania (al terzo ritorno), risorto dalle ceneri e ripartito dalla Serie D. Si gode la famiglia e gli affetti lungo la costa orientale. Il mare e i pensieri: da quelle parti qualcuno lo chiama ancora “Harry Potter”, altri semplicemente “Ciccio”, ma nessuno potrà cancellare quel che ha disegnato. Tracce di arcobaleno e magia, dal limite dell’area e non solo, come il primo goal assoluto del nuovo club rossazzurro: una punizione che ha beffato Lumia, il portiere del Ragusa, all'esordio degli etnei in Serie D (0-2 il risultato finale). Piange, al ritorno tra i professionisti, il 19 marzo 2023. Semplicemente storico.

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