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Achraf-Hakimi(C)Getty Images

Hakimi e l'Inter, toccata e fuga: lo scudetto, le galoppate e l'addio

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E' durata solo un anno l'esperienza di Achraf Hakimi all'Inter: un girone d’andata vissuto tra alti e bassi, un girone di ritorno di corsa senza mai fermarsi fino all’obiettivo finale. La vittoria e il titolo di campione d’Italia: non è stato affatto un caso che il ritmo della freccia marocchina sia stato parallelo a quello di tutta la squadra. Quando ha cambiato passo l’ex Real Madrid, anche l’Inter ha accelerato. Piazzando la sgasata decisiva nel momento più importante della stagione, con le altre che sono rimaste a guardare. Adesso, però, è il momento dei saluti.

Ai tifosi nerazzurri, che nulla hanno potuto se non assistere alla necessaria cessione del marocchino al PSG, rimangono e rimarranno sempre diversi ricordi e momenti chiave della stagione del ritorno allo scudetto. Matteo Darmian ha affermato che la partita della svolta è stata lo 0-3 con cui l’Inter ha vinto sul campo del Sassuolo. Altre due partite scudetto sono state senza dubbio quelle vinte in casa contro Cagliari e Verona. Doppio 1-0 con due goal dell’ex Manchester United. Entrambi arrivati su assist proprio di Hakimi. Il classico goal ‘quinto per quinto’ che fa impazzire (in positivo, s’intende) gli allenatori che adottano il 3-5-2. Conte ne ha fatto un marchio di fabbrica. E anche su questo scudetto ci ha messo il timbro, grazie alle accelerazioni del suo esterno destro.

A Milano ha dovuto apprendere la gestione della fase di non possesso, i tempi differenti di gioco. Ha imparato a dover pensare di più con la palla e agire meno d’istinto. Tutti miglioramenti che erano nel suo bagaglio già da tempo. Ha trovato in Conte l’allenatore ideale per colmare quei margini già così evidenti dai suoi esordi nel Real Madrid. Dove è stato sacrificato in nome di Carvajal, pupillo di Zidane e insostituibile nel ruolo di laterale destro di difesa da cinque anni a questa parte. Non è mai facile togliersi la Camiseta Blanca, ma Hakimi lo ha fatto con consapevolezza, sicuro di trovare un ambiente giusto per la sua crescita.

A 23 anni da compiere a dicembre, il nativo di Madrid è già una certezza in un campionato in cui a quell’età alcuni sono considerati ancora ‘giovani’. Lui, invece, ha già esperienza da vendere. Non solo perché in bacheca ha già un’ottima serie di trofei — tra cui la Champions League vinta col Real nel 2018. Pochi mesi fa ha aggiunto anche il tricolore: prepara i bagagli, verso un nuovo Paese, un altro calcio, quello francese.

Achraf Hakimi Lautaro Martinez FC Inter Benevento Serie A 2020-21Getty

Il suo arrivo in estate era stato accolto con grande calore dai tifosi e dagli addetti ai lavori. La sensazione immediata era che Conte avesse trovato il perfetto prototipo di ‘quinto’, seppur con necessità di lavorarci, come abbiamo già avuto modo di spiegare.

I 7 goal con 11 assist in 45 presenze (tra Serie A, Coppa Italia e Champions League) rendono l’idea di quel che è stato Achraf Hakimi per l'Inter, seppur per un solo anno.

Con il saluto di Conte si temeva già una sua cessione. Dopo un anno caratterizzato da un rapporto idilliaco, l'addio dell'ex allenatore della Nazionale può essere stato, simbolicamente, il giusto epilogo all'esperienza del marocchino in nerazzurro. Si dice che gli allenatori insistano emotivamente soprattutto con i giocatori in cui vedono maggior potenziale. Il tecnico nerazzurro, vero artefice di questo trionfo, in Hakimi ha visto tantissimo. Il suo acquisto è stato determinante per la corsa allo scudetto.

Sembrava essere solo l'inizio: è stato l'inizio della fine, preludio alla cessione di Hakimi al PSG, concretizzata oggi. Toccata e fuga, quella in nerazzurro, tra uno scudetto e i rimpianti legati a ciò che avrebbe potuto riservare il futuro.

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