
Nel comune di Trégunc, Bretagna, il signor Stéphane si alza ogni giorno poco dopo l'alba per andare a lavorare. Sale sulla propria auto aziendale e macina km per cercare di vendere le piscine in poliestere. Quelle che la ditta per cui lavora, la Tanguy, produce da due decenni. Ha bisogno di chiudere i contratti di vendita almeno per una ventina di modelli all'anno, pressapoco due al mese, così da raggiungere l'obietttivo aziendale del presidente Michel Tanguy, amico di infanzia che nel 2006 ha deciso di assumerlo.
Ha insegnato a Stephane i segreti del mestiere, le abilità di cui deve fregiarsi un venditore. Quando aveva 36 anni, ha imparato cosa si nasconde dietro al progetto e alla creazione delle piscine. A volte prendono il nome di famosi cocktail, gli stessi da bere nel giardino antistante. Monsieur Stéphane è oggi un 51enne entrato in questo mondo quasi per scherzo, capace comunque di rimanere nel settore da ormai sedici anni. Da venti, Stéphane Guivarc'h, Campione del Mondo 1998, ha chiuso con il calcio professionistico.
Stéphane Guivarc'h dirà poco o niente alle nuove generazioni di tifosi, ma chi ha vissuto i Mondiali francesi del '98, ricorderà certamente il centravanti nella finale contro il Brasile. Capelli biondi, lotta per il trofeo, goal sbagliati. Emozione, momento, storia. Perché l'allora 28enne fallirà tutto il fallibile nell'atto finale della Coppa del Mondo, aggiudicandosi comunque quel trofeo che non avrebbe mai pensato - come ha spesso ammesso - di poter conquistare. Neanche lo sognava, meteora lontana anni luce dalla realtà di una Francia mai riuscita ad ergersi fino alla vetta del globo, almeno fino all'estate 1998.
L'occasione dei Mondiali casalinghi e di una generazione in grado di far cadere ai piedi tutte le grandi d'Europa, pronte a fare carte false per acquistare giovani terribili ed esperti interpreti della Francia, risultano però essere un ambiente caldo e familiare anche per chi non strappa titoloni sensazionalisti, creati sulla base di paragoni arditi e collegamenti astrali con le leggende del paese. Titoloni che hanno sempre girato attorno a Guivarc'h, senza la meritata ricompensa. Quella che il due volte capocannoniere di Francia avrebbe meritato durante la sua carriera.
IMPLACABILE: CONVOCATO PER FRANCIA '98
C'è una frase che spesso salta fuori quando si riportano le dichiarazioni di Guivarc'h: "La gente ricorda solo ciò che le fa comodo". Semplice, perfetta, esaustiva. Stéphane è stato votato da un sondaggio del Daily Mail come peggior giocatore mai approdato in Premier League. Come assurdo vincitore di un Mondiale. Giustamente allontanato dal mondo del calcio per due strade, la sua e quella del pallone, sempre parallele e mai incontratesi. Solo quello che fa comodo.
Guivarc'h impara i trucchi del mestiere a Brest, tra i 19 e i 21 anni, prima di approdare al Guingamp nel 1991, anno in cui il nostro sta svolgendo il servizio militare. La prima grande esplosione che le persone dovrebbero imparare a ricordare. In rossonero, nel quadriennio di Ligue 1, segna 68 reti in 110 gare, con una media impressionante alla quale tutte le grandi di Francia si assicurano di osservare da vicino. Può essere una sorpresa, ma diventa conferma. E dunque sicurezza, quando l'Auxerre decide di prelevarlo. Qua, però, non sarà imprescindibile, ma solamente una seconda scelta. E bisogna ammetterlo,:nelle occasioni importanti fatica, spesso e volentieri. Non è un talento incredibile, mai aggraziato e lontano dai gusti dei tifosi, è il perfetto signor nessuno. Che in realtà è un qualcuno. Segna due doppiette nelle prime quattro gare, ma subisce un infortunio che lo tiene fermo due mesi. Al ritorno ha perso il posto da titolare, che non riprenderà più. Eppure campionato e Coppa di Francia vinti. Pari e patta? Forse qualcosa in più, in favore di Stéphane.
Le sue statistiche a Guingamp sono documentate, ma l'età avanza e l'Auxerre ha paura di aver preso un abbaglio. O di aver perso il momento propenso. Quando arriva chiamata del Rennes, che promette un posto da titolare, sono tutti felici. Lui, Stephane, non dirà di no, passando dalla cassa a fine stagione. Nel maggio 1997, con fiducia ritrovata oltre la patina dell'apparire più che il segnare in qualsiasi modo, è il capocannoniere di Ligue 1: 22 reti in 36 gare che permettono a Guivarc'h di tornare al club base (visto il solo prestito) sul tappeto rosso. Ci scusi, non si ripeterà. Stavolta, con fiducia, titolarità indiscussa e aura di imbattibilità, bissa il successo della classifica marcatori, migliorando ulteriormente la propria media: 21 in 32 gare. E' suo anche titolo di miglior bomber in Europa League, in una stagione che vedrà l'Auxerre spingersi però solo fino ai quarti, nonostante le 7 realizzazioni del suo miglior giocatore. Lazio avanti, transalpini a casa.
Davanti ad una tale mole di reti, Aimé Jacquet, commissario tecnico della Francia, non può rinunciarci in vista dei Mondiali casalinghi. Non vuole, nonostante i pareri negativi. Il pubblico spinge per Oudec, che, spoiler, alla fine non verrà selezionato per il campionato del mondo.
Sotto la guida del selezionatore, in carica dal 1993, Guivarc'h ha segnato all'esordio con la rappresentativa del suo paese, senza però trovare il goal nelle successive sei gare prima della Coppa del Mondo. Ecco il vero Guivarc'h, pensano i suoi detrattori. Può succedere, nessuna etichetta. Le reti in Ligue 1 bastano e avanzano. Pensa ct Jacquet.
CENTRAVANTI SENZA GOAL CAMPIONE DEL MONDO
Il 12 giugno 1998, a Marsiglia, la Francia padrona di casa inizia il proprio cammino Mondiale ospitando il Sudafrica. Non c'è storia. Secco 3-0 maturato con le reti di Dugarry, Henry ed un Issa propenso a spedire quanti più palloni nella propria porta. E' suo l'autogoal del raddoppio transalpino, ma Pierre ci mette lo zampino negativo per tutta la gara, nei goal avversari. Guivarc'h parte titolare, scelto da Jacquet per dimostrare di aver avuto ragione. Ahimè, Aimè Jacquet, non può provarlo. Stephane è spaesato a inizio gara, ma sembra avere tutto il match per lasciare il segno. Sbagliato: problema ai legamenti e grossi dubbi sul proseguo del torneo. Finisce in panchina, lontano dal campo anche seconda partita del girone, superata agevolmente contro l'Arabia Saudita (4-0).
GettySenza di lui gli enfant Henry e Trezeguet dominano la scena. Jacquet, meglio per te, pensano i tifosi. Ma Jacquet non vede l'ora di riproporre Guivarc'h, rassicurato sulle sue condizioni fisiche, non così gravi come inizialmente pensato. Viene infatti spedito nella mischia per l'ultima parte di gara contro la Danimarca, negli ottavi di finale contro il Paraguay. La Francia, però, alzando l'asticella delle difficoltà, fatica a trovare la rete. Tutti puntano il dito su di lui, nonostante in nessuna delle due parta titolare, limitando la sua presenza alla parte finale dei match.
Forse non è Guivarc'h il problema? Nah, non possiamo aver avuto torto. Semplicemente, i Mondiali sono i Mondiali. Non si può vincere 4-0 contro chiunque, anche se la qualità della squadra è eccelsa. Del resto buona parte di questa è composta da giovani, che non conoscono completamente tutti i metodi per avere la meglio sugli avversari, spesso ingenui nel farsi rubare palla. Zidane, Djorkaeff, Blanc sono top, ma il livello del torneo lo è altrettanto. E così Stephane torna titolare, giocando da sponda, correndo, sbattendosi per trovare un goal che non arriverà mai.
Titolare in quarti, semifinale e finale, alzerà la Coppa del Mondo come centravanti titolare senza aver mai segnato nel torneo: emblematico l'incontro contro il Brasile, in cui sembra essere perseguitato da una presenza invisibile capace di spostare il pallone dai suoi piedi. Attorno a lui si fregiano del goal i più svariati giocatori, persino Lilian Thuram. Per molti si tratta della non più nascosta incapacità di Guivarc'h ad alti livelli. Chi vede il bicchiere mezzo pieno nota come il vero segreto della Francia, oltre il pubblico di casa, è il gruppo su cui Jacquet può contare, convinto delle sue idee e avanti con esse. Come quella di puntare sempre e comunque su Stephane, una volta allontanata dalla sua mente la rincorsa al goal, e le critiche. Scivolate.
ETICHETTA E RITIRO
I Mondiali vinti, seppur senza segnare, aprono per Guivarc'h una serie incredibile di opportunità. Lo cercano tutti, alla pari dei suoi compagni di squadra. Avere un Campione del Mondo in squadra fa colore, curriculum. Genera attenzione, attira gli sponsor. A vincere la corsa all'attaccante, nel frattempo 28enne, dopo il mancato passaggio al PSG, è il Newcastle. Qua, riavvolgendo il nastro, ecco il titolo di peggiori acquisto di Premier.
Per spiegare quel riconoscimento negativo, basta dare la parola allo stesso Guivarc'h, abile a descrivere il Newcastle del 1998:
"Ho giocato solo quattro partite, due da subentrato. E ho segnato una rete contro il Liverpool, come possono descrivermi così? Non mi frega nulla di questo sondaggio. Dopo due partite Kenny Dalglish, che mi aveva ingaggiato e voleva che giocassi al fianco di Alan Shearer, si è licenziato. Ruud Gullit è arrivato e mi ha immediatamente bloccato. Mai prima d'ora un allenatore mi aveva trattato in quel modo. Dopo sei mesi sono partito per i Rangers. Il mio errore senza dubbio è stato lasciare il Newcastle troppo presto. Anche se all'epoca è stata dura, Gullit mi ha completamente limitato. Io ero pronto ad aiutarlo, ma gestiva una politica di reclutamento antiquata al Newcastle. Si è trasferito dopo un anno. Sua moglie viveva in Olanda e sarebbe venuto in Inghilterra solo il mercoledì e i giorni delle partite. Si potrebbe dire che era solo un turista. Il sondaggio? Non me ne frega niente. Dove sono ora, nessuno lo menziona. L'articolo mi ha irritato e ha lasciato un segno su di me. Ma è stato fatto solo per prendere in giro e deridere Me. Che storia, davvero inutile. E gli inglesi che cosa hanno vinto?".
Si è lasciato scorrere tutto addosso ai Mondiali, ma quando il popolo inglese lo descrive come il peggiore giocatore nonostante le poche occasioni avute, non ci vede più. Si difende, emerge. Allontana l'etichetta di flop numero uno, nata dal passaparola, dall'idea di aver avuto un squadra un attaccante incapace di segnare un goal nella squadra Campione del mondo. Un attaccante che non ha alcuna possibilità di evitare il triste 13esimo posto del Newcastle, in cui solamente Shearer non annega.
Tra il 1998 e il 2002, anno in cui Guivarc'h chiude la carriera, giocherà con i Rangers, e nuovamente in Francia, con le sue vecchie Guingamp ed Auxerre. I problemi fisici aumentano, lo score realizzativo cala. Il desiderio di lottare viene meno. Il passaggio da campo a scrivania è automatico, perché a 32 anni il calcio è ancora la sua vita: diventa direttore sportivo dei rossoneri, ma finisce con litigare con il presidente del Guingamp dopo sei mesi. Arrivando dunque a dire no grazie, calcio. Ci siamo piaciuti, a volte, ma non fai per me.
YoutubeIL RITORNO IN BRETAGNA: LE PISCINE TANGUY
Quando Guivarc'h torna in Bretagna, al Guingamp, ha lasciato per la terza e ultima volta l'Auxerre con 25 reti in 60 gare. Bene, ma non benissimo. Lo ha fatto per un solo motivo: la famiglia. La madre, si è infatti ammalata gravemente e il padre non riesce a gestire da solo la situazione venutasi a creare. Stephane non vuole lasciare soli i genitori, optando per un ritorno in rossonero e dunque per il ritiro, così da dedicarsi completamente a loro. Purtroppo per tutti, la signora Guivarc'h scompare:
"Mia madre è morta e mio padre si è ritrovato tutto solo. È di una generazione che non si faceva certe cose da sé, come cucinare o organizzare la scartoffie. Così mi sono trasferito da lui".
Dopo aver provato a rimanere nel mondo del calcio come direttore sportivo e aver abbandonato l'idea, Guivarc'h allena giovani locali nel tempo libero. La maggior parte delle sue giornate sono però occupate dal rapporto con il padre, rimasto vedovo e bisognoso di aiuto in diversi ambiti. Un giorno, a casa Guivarc'h, arriva Michel Tanguy:
"E' venuto a montare un serbatoio dell'acqua e parlandoci gli ho detto scherzosamente che potevo fare il venditore per la sua azienda di piscine. Questo gli ha messo una pulce nell'orecchio. Mi ha telefonato più tardi, abbiamo parlato il giorno dopo e ora sono con la sua compagnia da 14 anni. Solo perché ho vinto la Coppa del Mondo non significa che non posso lavorare in un'area diversa. Ognuno dovrebbe fare quello che vuole".
E Stephane vuole vendere piscine. Non è tipo da grandi città, da schermi luminosi e social network. Adora vendere poliestere per vivere, adora sentire il rumore del motore della barca dopo l'accensione. Lo usa per allontanarsi in mare e pranzare con la famiglia. Non odia il suo essere stato famoso. In questo campo risulta essere un aiuto utile, come racconterà al Times.
“La prima volta che incontro un cliente, se è un tifoso di calcio, non è raro passare mezz'ora a parlare di piscine e un'ora a parlare di calcio. È bello, ti permette di entrare in contatto con la passione di qualcuno piuttosto che parlare di piscine, piscine, piscine. A loro piace condividere un momento. E' comunque anche un rapporto professionale. Non riesci a portare a segno ogni affare, c'è anche un aspetto competitivo in questo mondo".
51enne, Guivarc'h ha avuto tutto dalla vita. O forse non ha avuto niente. Solo chi ha l'ossessivo bisogno di vedere nei calciatori entità pre-impostate può vedere il bicchiere mezzo vuoto. Certo, non ha lasciato il segno in Premier e non ha segnato ai Mondiali, ma non ha avuto possibilità concrete nel primo caso e ha comunque conquistato i Mondiali. Ha vinto tutto in patria, è tornato a casa per amore della famiglia e stufo di tutti gli attacchi a vuoto lanciati dai tifosi, che si aspettano in maniera utopistica una linea retta dalle giovanili ad altri sei decenni nel calcio, ha optato per il primo lavoro comune. Apparso davanti alle sue vecchie ginocchia malandate.
Si rilassa in macchina, saluta i tifosi, prende il largo in barca, si gode amici e figli, la pesca e le scalate montane. Quelle histoire fantastique.
.jpeg?auto=webp&format=pjpg&width=3840&quality=60)