Nonostante tutto, Michael Gregoritsch c’è sempre stato. Da quanto Franco Foda si è seduto sulla panchina dell’Austria, il classe 1994 ha sempre fatto parte della rosa, è sempre stato uno del gruppo, è sempre riuscito a trovare l suo spazio. L’ex tecnico dello Sturm Graz si è fidato a prescindere da ciò che succedeva a livello di club. Poco. E alla fine ha avuto ragione, perché l’attaccante di proprietà dell’Augsburg ha regalato all’Austria la prima storica vittoria nella storia degli Europei.
2 pareggi e 4 sconfitte il bilancio fino a prima della sfida contro la Macedonia del Nord. Neanche Euro 2008 giocato in casa aveva cambiato la storia. Ci voleva il ragazzo nato a Graz, ma che nello Sturm non ci ha mai giocato. Là dove il suo CT più della metà degli ultimi 25 anni, prima da giocatore e poi da allenatore. Destini incrociati.
Classe 1994, Gregoritsch è arrivato presto in Bundesliga, quella austriaca. Ha esordito neanche sedicenne con il suo Kapfenberger, ha segnato dopo 3 minuti. A 15 anni e 361 giorni è dventato il più giovane marcatore nella storia del campionato. È arrivato presto anche nell’altra Bundesliga, quella tedesca, la più famosa. Prima la Zweite, con St. Pauli e Bochum. Qui si impone. E si guadagna la ‘Erste’, con l’Amburgo.
23 goal in 3 stagioni, in totale, compresa la prima con l’Augsburg. Giocando su tutto il fronte d’attacco, imponendosi come un attaccante duttile. Il 2017/18 è il suo anno: in coppia con il finlandese Finnbogason porta l’Augsburg fino a ridosso dell’Europa League, con Manuel Baum in panchina. Va tutto bene, anzi benissimo.
Getty ImagesPoi qualcosa si rompe. Non nel fisico, nell’armonia. Richieste di cessione, diverbi con la società. A fine 2019 finisce fuori dalle rotazioni, spinge per una cessione. Arriva l’occasione: Schalke 04, in quel momento in piena corsa per la Champions League. Goal e assist all’esordio con il Borussia Mönchengladbach. In quella che è rimasta l’ultima vittoria stagionale, prima della profonda crisi in cui è crollata la società.
A fine stagione scorsa è tornato ad Augsburg e le cose non sono cambiate. Poco spazio, solo 9 volte titolare in Bundesliga. Il goal all’esordio stagionale con l’Union Berlino è rimasto l’unico. E l’ultimo. Due goal nelle ultime due stagioni, dice il conto.
Nonostante tutto, Foda ha creduto in lui. E lo ha anche mandato in campo per rompere l’equilibrio contro la Macedonia del Nord dopo il botta e risposta del primo tempo tra Lainer e Pandev. E l’ha risolta deviando sotto misura in anticipo su tutti un cross pennellato da Alaba. Esultando per sé stesso e per Eriksen.
Getty Images“È fantastico. Questo significa tutto. Oggi è il compleanno di mio fratello. Ho passato un anno difficile. E questo è per chi ha creduto in me: la mia famiglia, la mia fidanzata. Non era detto che avrei fatto parte della squadra. Grazie a dio ho segnato. È fantastico”
Ha chiuso la sua giornata in lacrime, davanti alle telecamere, godendosi la sua rivincita. Nelle sue parole a Euro2020.com e al canale austriaco ‘ORF’ c’è tutto. Papà Werner, che lo ha cresciuto e fatto esordire nel Kapfenberg e lo ha allenato nell’Under 21, può essere fiero.
