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Moise Kean PSGGetty

I goal, lo stupore generale e le sfilate: la stagione "quasi perfetta" di Kean al PSG

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“Et Moise sauva Paris”: la foto sulla copertina dell’Equipe, tagliata dal titolo a caratteri cubitali, sembra quasi un passaggio di consegne. Kylian Mbappé a destra e Moise Kean a sinistra: da KM a MK. Assonanze, nulla più. Anche perché da quel giorno di fine ottobre non sembrano essere passati anni, ma decenni: la percezione inganna, invece.

È il Paris Saint-Germain dell’immediato post-finale di Champions League persa contro il Bayern Monaco: una partita giocata ad agosto che in molti ricorderanno come l’epilogo di una delle stagioni più strane di sempre, drammaticamente segnata, come il mondo, dal Covid. Fatto sta che dopo aver disputato due gare di Carabao Cup contro Salford e Fleetwood Town i parigini decidono, anche un po’ in maniera inaspettata, di ingaggiarlo in prestito dall’Everton.

È, per Kean, anche uno dei momenti più importanti della sua carriera: ai Toffees non era mai riuscito a imporsi, dopo il suo arrivo nell’estate del 2019 dalla Juventus, messo da parte, sia da Marco Silva che da Carlo Ancelotti (nonostante un minutaggio migliore con quest’ultimo), per preferirgli Richarlison: tutto questo non gioca a favore di un attaccante che ha bisogno non solo di segnare, ma di ritrovare continuità nel farlo in vista del 2021, anno degli Europei itineranti.

A più di un anno dalla vittoria dell’Italia di Roberto Mancini sappiamo già com’è andata a finire: Kean quella coppa non la alzerà, “a sorpresa”: ma quello di “sorpresa” è proprio il concetto più appropriato per definire un momento che, se l’etichetta da “Bad boy” fosse stata reale e non fittizia (semplicistica e ingenerosa), avrebbe potuto porre un freno fatale alla sua carriera, ma che ha sortito l’effetto contrario, rafforzandolo.

E, appunto, “a sorpresa” arriva a Parigi alla vigilia dell’ultimo giorno di mercato, fissato per il 5 ottobre, proprio quando sembrava dover tornare a Torino: in prestito, "poi si vedrà". Il 16 ottobre è già in campo da titolare, agli ordini di Thomas Tuchel, contro il Nimes: il 24 segna la sua prima doppietta contro il Dijon.

“Contro il Manchester United è stato più difficile per lui che contro il Nimes e il Dijon: Kean può aiutare in partite di questo livello, ma non possiamo aspettarci troppo da lui”, aveva precisato, frenando gli entusiasmi, Tuchel.
Equipe KeanEquipe

Pochi giorni dopo Kean si ripeterà in Champions League, contro il Basaksehir. È qui che nasce la prima pagina dell’Equipe, che celebra l’attaccante italiano dopo un avvio europeo non proprio convincente dei parigini: ma la domanda che sorge spontanea è una e una sola. Come ha fatto un centravanti pescato in extremis dal mercato, in prestito, a incidere così tanto in una squadra che nel reparto offensivo vantava, in quella stagione, Angel Di Maria, Neymar e Mauro Icardi, oltre a Kylian Mbappé? In primis con umiltà: poi sfruttando le sue caratteristiche, sicuramente più efficaci contro un modo di difendere meno fisico rispetto a quello della Premier League. Infine, con i goal, tanto da far ricredere lo stesso Tuchel.

“Kean sta dimostrando coraggio: non vorrei mai essere un difensore contro di lui. In passato ci è mancato un calciatore come lui”.

Alla fine del 2020 Kean ha segnato 9 goal in 17 presenze:un goal ogni 2 gare, insomma. Partendo, oltretutto, 13 volte da titolare nella formazione di Tuchel. Con l’arrivo di Pochettino, avvenuto all’inizio del 2021, la storia non cambia: sigla 8 goal, ma con meno costanza rispetto alle gare precedenti, ma viene comunque schierato quasi sempre dal primo minuto. Il bilancio finale della sua stagione a Parigi è di 17 reti (anche una al Barcellona agli ottavi di Champions) in 41 apparizioni: 28 da titolare, 13 da subentrato.

“No, Kean non mi sorprende: ha un grande potenziale. È un giocatore che scopriamo ogni giorno in allenamento e che ci dà grande soddisfazione, ma non ci stupiamo di lui”, ci ha tenuto ad affermare Mauricio Pochettino nel febbraio del 2021, prima della sfida persa dal PSG al Parc des Princes per 0-2 contro il Monaco.

In ogni caso, per un’“icona” come Moise Kean l’esperienza a Parigi è stata importante (a posteriori) anche dal punto di vista personale: durante la Fashion Week del 2022, ad esempio, è stato scelto da KidSuper per una delle sue sfilate, sfoggiando un maglione rosa e mani “zuppe” di pittura turchese (ah, la moda…).

Il suo campo, comunque, è il rettangolo verde: lo sarà anche al ritorno al Parc des Princes, ma da avversario nella “sua” personalissima “partita nella partita”: quella tra PSG e Juventus, tra intrecci di mercato, passato, presente e futuro. Perché a Parigi, in fondo, non lo hanno mai dimenticato e ogni tanto ritorna in voga la classica “suggestione di mercato” che lo accosta ai parigini. Nulla di concreto.

Resta, comunque, che in Francia tra il 2020 e il 2021 Moise Kean ha ritrovato se stesso, nel momento più importante della sua carriera: non è bastato, tutto ciò, a fargli guadagnare la convocazione di Roberto Mancini per gli Europei né la riconferma tra le fila dei francesi. Le uniche note stonate di una stagione "quasi perfetta", terminata proprio alla vigilia della sessione di mercato che avrebbe portato Lionel Messi al PSG. Non importa: è il passato. Come il titolo “E Moise salva Parigi”: Kean è cresciuto, ma quella pagina dell’Equipe non la scorda mica.

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