"Ho sempre corso, in tutta la mia carriera", ha ragione, Mariano Izco, quando su Instagram scrive queste parole: ha sempre corso, sin da quando è arrivato in Italia, grazie al Catania, e non solo.
Lo ha fatto prima sulla fascia, poi da mezz'ala: ha corso per sfuggire alle critiche e alla diffidenza, prima, di un pubblico che lo ha visto per gran parte della sua esperienza etnea come "l'anello debole", salvo rivalutarlo negli anni successivi.
Lo ha fatto anche quando ha ereditato la fascia da capitano, dopo l'addio di Marco Biagianti: lo ha fato, infine, quando è ritornato dopo aver vestito altre maglie, in Serie A e in Serie B. Per Mariano Izco, però, è arrivato il momento di chiudere la carriera.
"In ogni campo, argentino o italiano, in ogni categoria, dalla A alla C, per ogni squadra di cui abbia indossato i colori, ho sempre dato tutto me stesso, rincorrendo il pallone, gli avversari e soprattutto un sogno. Sognavo esattamente una carriera come questa da bambino, e ci sono riuscito".
Di lui si ricordano alcuni goal importanti, tra cui la rete che ha consegnato la prima storica vittoria all'Olimpico di Torino contro la Juventus al Catania, a fine 2009: un destro che ha battuto Manninger, nel gelo di un dicembre rigidissimo.
"Ho appeso gli scarpini al chiodo e, proprio come ho sempre fatto in carriera, sto già correndo verso un nuovo obiettivo".
Arrivato in Italia nel 2006 dal Tigres, tra il 2014 e il 2020 ha vestito le maglie di Chievo Verona, Crotone, Cosenza e Juve Stabia, prima di ritornare in rossazzurro, in Serie C. Ha raccolto 276 presenze in Serie A. Un cammino importante, fatto rigorosamente "di corsa".


