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Stefan Kiessling Hoffenheim ghost goalBundesliga

Il goal fantasma di Kiessling in Hoffenheim-Leverkusen: tutta colpa di una rete bucata

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Prima dell’introduzione della Goal Line Technology, prima dell’introduzione del Var, una delle definizioni che più di tante altre popolava le discussioni calcistico/arbitrali era quella di “Goal fantasma”. In Italia si discute ancora del celeberrimo goal di Muntari di Milan-Juventus nel 2012. In Inghilterra si mangiano le mani per la rete non assegnata a Lampard nel Mondiale 2010 contro la Germania. La stessa Inghilterra che nel 1966, nella finale mondiale ancora contro la Germania, si è vista assegnare una rete quando il pallone non aveva oltrepassato la linea. Il quotidiano inglese ‘Times’ lo ha persino definito il goal più importante della storia del calcio. Forse un po’ troppo di parte, ma per quella finale fu sicuramente decisivo.

Questioni di linee, questioni di cui oggi nella maggior parte dei casi ad altissimo livello non si discute più, risolte dalla tecnologia — anche se in Portogallo rimpiangono ancora la rete non assegnata a Ronaldo contro la Serbia nel marzo 2021 nelle qualificazioni mondiali, un potenziale 2-3 che avrebbe probabilmente evitato il playoff ai lusitani. Sliding doors a cavallo della linea di porta.

Questioni di linee, dicevamo. A volte, però, anche questioni di reti. Letteralmente. Come è accaduto il 18 ottobre 2013, in un apparentemente poco significante Hoffenheim-Bayer Leverkusen. Nona giornata di Bundesliga. Un anticipo del venerdì sera come tanti, sicuramente non una partita di cartello, sebbene in campo ci fossero talenti come Firmino o Leno, Volland, Süle e il bomber Stefan Kiessling, che l’anno prima era stato capocannoniere della Bundesliga con 25 reti. Paradosso: il suo goal più famoso è stato, per l’appunto, un ‘goal fantasma’. Assegnato, ma non valido. Colpa di una rete bucata e di una svista arbitrale clamorosa.

Effetti ottici. Come quando la palla sibila a lato del palo, sbatte sul legno di supporto e smuove la rete, anche se dalla parte sbagliata. E inganna gli spettatori, sia allo stadio che in tv. Ecco, in quel 18 ottobre 2013 è successo qualcosa di simile. Solo che ad essere ingannato, oltre a tutti quanti, è stato l’arbitro. E mica uno qualunque. Dottor Felix Brych, a curriculum una finale di Europa League e una di Champions League (il Real Madrid-Juventus di Cardiff del 2017), più la semifinale di Euro 2020 tra Italia e Spagna e vari big match a livello domestico. Un arbitro élite per la FIFA.

NO HEADER - Stefan Kiessling Hoffenheim ghost goalGetty

Intorno al 70’ il Leverkusen, già in vantaggio per 0-1, ha siglato il raddoppio, firmato proprio da Kiessling, che sfruttando la sua stazza ha anticipato tutti di testa sul primo palo. Sesto goal in 8 partite stagionali e Bayer virtualmente in testa alla Bundesliga per una notte davanti al Bayern di Pep Guardiola e a Jürgen Klopp (1-2 il finale, inutile la rete di Schipplock per i padroni di casa). Eppure quel pallone diretto da Kiessling verso la porta era finito sull’esterno della rete, tanto che persino lo stesso attaccante tedesco dopo il colpo di testa si era messo le mani nei capelli. Illusione ottica del goal. O goal per davvero?

Quando si è girato, Kiessling ha visto la palla in fondo al sacco, alle spalle di Koen Casteels. I presentii alla Rhein-Neckar-Arena sono rimasti interdetti e confusi. I giocatori dell’Hoffenheim si sono disperati per la rete incassata. Hanno esultato tutti i giocatori del Leverkusen, tranne uno: Kiessling. Che poi, però, vedendo i compagni festeggiare e gli avversari turbati, compreso il portiere Casteels, ha capito che il goal era stato assegnato. E si è lasciato andare ad un sorriso.

“All’inizio ero un po’ sorpreso, non credevo fosse entrata, poi mi sono girato e la palla era in rete - ha raccontato nell’immediato post-gara - Ciò che ho detto all’arbitro era che mi ero girato e non avevo visto dove era passata la palla”.

I primi dubbi sulla regolarità del goal sono stati manifestati da David Abraham, difensore dell’Hoffenheim, che ha portato Brych dietro la porta mostrandogli un evidente buco nella rete. Non potendo però essere certo di quale fosse la vera dinamica delle cose e non avendo moviole a disposizione, Brych ha dovuto mantenere la decisione del campo: goal convalidato.

Stefan Kiessling Hoffenheim ghost goalGetty
“È stata una situazione strana, perché avevo dei dubbi, ma nessuno, nemmeno Kiessling, mi ha detto che quello non era un goal”.

Nel post partita, accertato anche dalle immagini della non validità del goal di Kiessling, l’Hoffenheim ha chiesto immediatamente la ripetizione dell’incontro: “Non c’è ragione per cui non rigiocare la partita” ha dichiarato Gisdol, l’allenatore, a cui ha fatto eco anche il difensore Andreas Beck (“già una volta la partita è stata ripetuta per un goal fantasma”).

L’esempio citato da Beck per la precisione è un Bayern Monaco-Norimberga del 1994: al 23’ Thomas Helmer del Bayern non era riuscito a calciare la palla in porta da circa un metro, complice anche un mezzo miracolo del portiere Köpke. Eppure il guardalinee Jörg Jablonski - il cui figlio Sven dirige partite di Bundesliga regolarmente ogni weekend - aveva visto la palla entrare. Probabilmente l’unico in tutto l’Olympiastadion. L’arbitro Osmers si fidò, diede il goal. La partita finì 2-1 per il Bayern. Il Norimberga chiese la ripetizione e la ottenne, perdendo pure 5-0. Un caso diverso, visto che la palla in porta non ci era finita. Il Leverkusen però aveva posto le sue condizioni.

“Se dobbiamo rigiocare la partita, lo dovremmo fare ripartendo dal 70’. Così fanno in Spagna e in Italia” ha affermato Rudi Völler, CEO del Bayer, alla stampa presente dopo il caso Kiessling.
“Ovviamente non è una situazione comoda per noi, perché non è questo il modo in cui vogliamo vincere, ma non possiamo farci niente. Neanche Kiessling era sicuro di quello che era successo. Il presidente dell’Hoffenheim ha speso molti soldi per costruire questo meraviglioso stadio, viene da pensare che sia persino in grado di spendere qualche euro in più per una rete decente…”

L’Hoffenheim ha effettivamente presentato la richiesta di ripetizione Corte di Giustizia della DFB, ma il reclamo è stato respinto e Hans Lorenz, giudice che presiedeva la Corte, ha spiegato perché.

“La decisione può essere insoddisfacente da un punto di vista sportivo, ma rispetta i regolamenti e la legge. L’arbitro Brych ha preso una decisione di fatto incontestabile. Lo stesso Hoffenheim nel corso del processo ha abbandonato la tesi che l’arbitro non avesse rispettato le regole. La decisione di Brych può anche essere sbagliata, ma gli errori fanno parte del gioco”.
“Capisco al 100% la reazione dei tifosi e anche io sono arrabbiato con me stesso - ha scritto Kiessling a freddo sui propri profili social per spiegare quanto accaduto - Dopo aver visto i replay, posso sicuramente dire che il goal non era regolare. Dopo aver colpito la palla di testa mi sono girato e non ho visto se fosse entrata correttamente in rete o meno. In qualche modo, la palla è entrata in rete. Ed è esattamente quello che ho detto all’arbitro. Mi dispiace per ciò che è successo, non è bello vivere così. Vincere in modo giusto è importante, per me e per i tifosi”.

Dei 144 goal in Bundesliga che ha segnato l’attuale dirigente del Leverkusen, uno degli attaccanti che più di tutti hanno segnato (in tutti i sensi) lo scorso decennio, quello della Rhein-Neckar-Arena è stato certamente il più assurdo.

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