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Goal Economy - Ecco come il Chievo ha coperto 60 milioni di perdite

Tra il 2014 e il 2017,  nei quattro anni su cui si è concentrata l’indagine della Procura federale sulle plusvalenze fittizie, il Chievo Verona ha realizzato utili per circa un milione e mezzo di euro. I quattro bilanci chiusi tra il 30 giugno 2014 e il 30 giugno 2017 hanno fatto registrare il segno più con questa sequenza: 300mila euro; 500mila, 300mila; 300mila. Euro più euro meno. Il patrimonio netto del club clivense è così salito in questo arco temporale da 3 a 4,4 milioni.  Un equilibrio impeccabile, quasi algebrico.

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Il fatturato della società in queste quattro stagioni è aumentato da 50 a 71 milioni. I ricavi ordinari sono sempre stati imperniati tuttavia sui diritti tv , passati a loro volta da 28 a 35 milioni, più di quanto ottenga l’intera Serie B, tanto per dare un’idea. In sintesi, in questi quattro anni il club della frazione di Verona ha incassato poco meno di 130 milioni di euro grazie ai contratti televisivi della Serie A . I ricavi da stadio infatti hanno oscillato mediamente intorno agli 1,8 milioni all’anno e quelli commerciali (sponsor e cartellonistica) intorno ai 5 milioni stagionali.

Chievo Serie A

Il club del presidente Campedelli, dunque, poteva contare su entrate certe annuali inferiori ai 45 milioni . Fra il 2014 e il 2017 però i costi totali del Chievo si sono impennati da 52 a 69 milioni. In particolare, il costo della rosa necessaria a mantenere la massima categoria è salito di una decina di milioni. Nel 2014 il Chievo pagava 21,5 milioni fra ingaggi e stipendi e 13 milioni per gli ammortamenti dei cartellini. Nel 2017 gli emolumenti sono arrivati a quota 27,5 milioni e gli ammortamenti a 17 milioni.

Complessivamente tenere il Chievo in Serie A negli ultimi 4 anni (di cui sono disponibili i conti) è costato così 244 milioni a fronte di entrate ordinarie (diritti tv, contributi della Lega, botteghino e area commerciale) per poco più di 180 milioni. Un gap di circa 60 milioni. Compensato come? Sarà una coincidenza numerica, ma nello stesso periodo sono fiorite plusvalenze da calciomercato per 60 milioni: 7,6 milioni nel 2014; 12,8 milioni nel 2015; 18,8 milioni nel 2016 e 21,5 milioni nel 2017.

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Più di un terzo di queste plusvalenze, quasi 24 milioni, sono state realizzate cedendo giocatori al Cesena in operazioni anomale sia per l’entità delle somme in gioco e sia per la qualità dei calciatori coinvolti. Anomalie che non sono sfuggite a Pippo Russo in una serie di articoli su calciomercato.com, ma alla Covisoc sì. I nomi dei giocatori, accuratamente riportati nelle note integrative dei bilanci clivensi, che dal vivaio del Chievo si sono trasferiti in quel Cesena sono: Hoddou, Gkaras, Concato, Foletto, Mahmuti, Eziefula, Tosi, Placidi, Zambelli e Borgogna .

Insomma non proprio un affare per il Cesena averli presi a quei prezzi. Il club del presidente Lugaresi, che si rifaceva con operazioni opposte per sistemare i propri conti finché ha potuto, è fallito poche settimane fa ed è stato sanzionato “alla memoria” dal Tribunale federale con 15 punti di penalizzazione nello stesso procedimento per cui è stata dichiarata invece l’improcedibilità nei confronti del Chievo. Il presidente Campedelli aveva chiesto di essere audito, fuori tempo massimo, e la Procura federale nonostante ciò avrebbe dovuto convocarlo. Non lo ha fatto - chissà per quale motivo - e per via di un precedente il Tribunale federale in versione Ponzio Pilato ha bloccato tutto.

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Ora la Procura dovrà procedere daccapo per appurare quel che è stato già appurato nei confronti dell’altro “imputato” (il Cesena) con la conseguenza che il Chievo farà molto probabilmente in tempo a partecipare anche alla prossima Serie A (e a incassare altri 35/40 milioni di diritti tv) sia pure con una penalizzazione, vanificando il principio di afflittività della sanzione che governa la giustizia sportiva. 

E' notizia di lunedì il certificato medico presentato dallo stesso Campedelli per giustificare la propria assenza all'audizione in Procura Federale: un'"indisposizione" che fa slittare ulteriormente i tempi. Il tribunale federale nelle migliore delle ipotesi (potrebbe anche arrivare la ciliegina della prescrizione) emetterà una decisione che, per chi ha rispettato le regole, finirà oggettivamente per rivelarsi la classica beffa aggiunta al danno (economico) ingente già subito.

E nel frattempo il Crotone, direttamente interessato alla vicenda essendo il beneficiario del ripescaggio in caso di retrocessione a tavolino del Chievo, ha chiesto al CONI la deroga alla clausola compromissoria per ricorrere al TAR: il rischio sarebbe così quello del rinvio dell'inizio della Serie A 2018/19. L'ennesima estate caldissima del calcio italiano è ancora nel pieno.

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