Durante il riscaldamento Muriel chiede a Sportiello di tirare un paio di rigori. Lui parte dalla panchina, ma non si sa mai. Le gambe devono girare veloci, ma questi match si vincono prima di tutto con la testa. Sì certo, servono i muscoli e la qualità, ma bisogna restare dentro la partita e non cadere nelle provocazioni. Atalanta-Lazio negli ultimi anni è diventata un classico, una rivalità così accesa che a volte pare un derby, pure sugli spalti. Squadre simili soprattutto per carattere, forza fisica ad alta velocità, pressione costante e azioni insistite con l’anticipo dei difensori. Il “politically correct” è passato di moda: “Fischia, mi dà giallo e ancora parli?”, urla Patric a qualcuno sulla panchina dell’Atalanta.
Il sole nel primo tempo ha un ruolo determinante, Gollini è pure costretto a usare il cappellino. Non vede partire il pallone e Marusic trova un gol non da lui, e pensare che Lulic nella rifinitura gliel’aveva pure detto: “Usa il destro per calciare!”, ci spiega Adam nell’intervista all’intervallo. Oggi l’Atalanta non è la stessa, mancano gli esterni e pure un po’ di fantasia (ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale).
Getty ImagesIn Serie A non esiste un centrocampista che fa tante cose quante Milinkovic-Savic: ruba palloni, imbuca per i compagni, colpisce di testa nelle due aree e batte persino i calci di punizione. E non lo fa per niente male eh. Immobile e Correa poi si trovano a memoria, e non è un caso che negli ultimi 10 goal dell’argentino 6 siano arrivati su assist di Ciro.
Luis Alberto lo chiamano “Mago”, quando è nel traffico con quella suolata sembra quasi un giocatore di calcio a cinque, e di tunnel ne deve fare almeno uno a partita. E no... Non è l’unico dei 22 in campo. Ilicic si cambia gli scarpini ma oggi non è questione di tacchetti. Eppure in una giornata in cui le cose non vanno per il verso giusto, il talento è sempre lo stesso. Perchè una giocata così, è anche solo difficile da immaginare. Controllo, tacco e busta per seminare Acerbi. Lucho sbatte sul palo, e Pasalic la spinge in porta. È comunque troppo poco.
Un po’ di malizia nel calcio moderno ci vuole, ma il fair play si apprezza a tutti livelli: “No no arbitro non c’è nulla, sono scivolato!” confessa Lazzari in area di rigore. Inzaghi indovina i cambi e chiude la partita: “Ragazzi tutti qui, adesso tocca a noi festeggiare!”. Quando è così sentita, il sorpasso in classifica vale molto di più.




