Il giorno prima del suo trasferimento all'Inter,Hakan Calhanoglu tiene la mascherina e il cappellino. Atterrato a Milano, tra i flash dei fotografi il suo sguardo recita un verbo a metà tra la concentrazione e l'apatia: lo scambio di casacca che lo riguarda, quello tra una squadra e l'altra di una città, eternamente rivali, non è il primo, né sarà l'ultimo. Lui lo sa: entra in macchina e si dirige verso il futuro.
Nelle ore successive dipinge Milano di nerazzurro, su Instagram, dopo aver colorato la sua carriera di rossonero nelle ultime tre stagioni: non deve essere facile voltare pagina e iniziare un nuovo capitolo della propria vita calcistica, figuriamoci in un contesto che fino al giorno prima prevedeva un confronto che non può fermarsi ai limiti di una stagione, ma che abbraccia quelli della storia.
"Sono arrivato all'Inter nel momento migliore della mia carriera", ha spiegato nel corso della sua prima intervista in nerazzurro, sottolineando come il primo anno in Italia sia stato molto difficile, anche per via della lingua, lanciando anche un messaggio chiaro: "Vogliamo vincere lo Scudetto, di nuovo". Il tutto dopo aver salutato sui social i tifosi rossoneri: "Grazie di tutto". Calhanoglu è anche questo.
Il contrasto tra il passato e il futuro, in un giocatore che ha sempre cercato di diventare "presente", in campo e con i numeri, con un po' di difficoltà, soprattutto da quando ha conosciuto il calcio italiano. Non è semplice essere un trequartista in un Paese che vive di tattica: la storia insegna. All'Inter, però, può essere diverso.
"Conosco il suo sistema di gioco, un 3-5-2 che può diventare un 3-4-1-2 a seconda delle situazioni. I concetti del mister mi sono piaciuti", ha affermato il giorno del suo annuncio all'Inter, riferendosi a Simone Inzaghi, che stravede per lui, come si evince dal precampionato.
La gara contro il Crotone ne è la conferma, seppur in formato di premessa, con svariati "se" e "ma": un assaggio di quanto Hakan Calhanoglu può offrire seguendo l'ex allenatore della Lazio e con il suo gioco. Di quanto può diventare centrale in un sistema che ha già dei catalizzatori importanti, Brozovic su tutti, e che può esaltarsi con lo sviluppo in verticale e con gli inserimenti tra le linee: Barella e i quinti, in questo senso, possono dire molto.
Calhanoglu, comunque, ha risposto presente: tre assist e un goal contro la formazione allenata da Modesto, appena retrocessa in Serie B. Uno su calcio d'angolo per la testa di Satriano, l'altro in verticale per lo scatto di Dimarco, l'ultimo, sempre in verticale, per l'inserimento di Pinamonti. Romelu Lukaku e Lautaro Martinez prendono nota.
E la rete, si diceva: un destro a giro indirizzato all'angolino dopo essersi intestato un'azione in solitaria, con coraggio e personalità: caratteristiche che aveva fatto notare in Germania, ma non frequenti nella sua parentesi italiana.
Ha dipinto di nerazzurro la città, vuole farlo con il suo futuro: intanto, seppur in amichevole, lancia messaggi importanti all'allenatore e ai compagni, con buona forma e numeri, e con quella concretezza che ha sempre segnato il confine tra le critiche e la sua definitiva consacrazione.


