
Ostrava, andata e ritorno. La carriera di Milan Baros sembra semplice, lineare, ma in realtà è totalmente l'opposto. Folle, assolutamente fuori dagli schemi, a tutta velocità, tra grandi vittorie e clamorose uscite di pista.
Che la sua dovesse essere una carriera di eccessi lo si capisce dal soprannome che gli affibbiano sin dai suoi esordi: 'Il Maradona di Ostrava'. Giusto per non scomodare grossi paragoni.
Il ragazzo però è effettivamente molto bravo. Segna, ha grandi numeri e ci mette poco a spiccare il volo verso la Premier League. Il Liverpool sborsa 5 milioni di euro per quello che è appena stato eletto il miglior talento ceco dell'anno.
Baros sceglie la maglia numero 5, senza un vero perché, dimostrando subito una certa personalità. A Liverpool rimane quattro stagioni e mezzo: non segna tantissimo, ma diventa un giocatore vero, Basta vederlo all'opera a Euro 2004, dove è praticamente immarcabile.
GettyCon la sua Repubblica Ceca arriva sino alla semifinale, persa contro la Grecia, e vince la Scarpa d'Oro dell'Europeo con 5 goal realizzati. Impossibile dimenticare la rete con cui elimina di fatto la Germania vice campione del Mondo alla fase a gironi. Fino alla sfida con la Grecia, Baros segna in ogni partita, compresa la doppietta nei quarti contro la Danimarca.
La stagione 2004-2005 è quasi perfetta per Baros. Nonostante le incomprensioni con Rafa Benitez riesce a ritagliarsi il suo spazio ed è lui la punta titolare del Liverpool nella celebre finale di Champions a Istanbul, terminata con la clamorosa rimonta sul Milan. Baros non calcia il rigore, era già stato sostituito, ma si laurea comunque campione d'Europa.
gettyimagesDa qui in poi la carriera di Baros si trasforma in un continuo saliscendi sulle montagne russe. Prima va all'Aston Villa, poi si trasferisce al Lione, dove inizia a comparire sulle copertine di tutti i giornali. Non per i goal, nemmeno per i titoli, ma per le sue follie.
Prima si becca una squalifica di tre giornate per un presunto gesto razzista nei confronti di M'Bia, centrocampista del Rennes, poi si vede ritirata la patente per aver sfrecciato a 271 km/h con la sua Ferrari nell'autostrada che collega Lione a Ginevra. Una velocità mai raggiunta prima in quella regione francese. Eppure Baros aveva fatto addirittura 'di meglio'.
"In realtà ho sempre avuto paura guidando una Ferrari. Una volta con mio cognato, in un giorno di festa nazionale, avevamo l'autostrada a tre corsie completamente vuota davanti a noi. Così ho deciso di spingere la mia Ferrari al massimo, arrivando fino a 320 km/h. Mi sono ripromesso che non l'avrei fatto mai più".
Nel 2008, Baros lascia la Francia ed anche la sua Ferrari. Si trasferisce al Galatasaray e assume un autista privato. Tuttavia, nonostante una stagione da record conclusa con 26 reti totali in tutte le competizioni, gli eccessi e gli scandali non riescono proprio ad uscire dalla sua vita.
Baros finisce infatti nel mirino dell'opinione pubblica per aver fatto pipì in strada. Non in una strada qualunque, ma nel quartiere dei tifosi del Besiktas, precisamente, gli odiati rivali del Galatasaray. Manco a dirlo si scatena il putiferio e nonostante le giustificazioni, Baros si becca una multa per aver inquinato la città e un'altra come punizione dal club.
Non è la prima volta che Baros viene beccato in atteggiamenti imbarazzanti. Succede anche durante il matrimonio di un amico, quando viene ripreso mentre balla nudo con un preservativo in testa. Il video non sarebbe dovuto diventare pubblico, ma ovviamente lo diventa. Perché farsi sfuggire l'occasione di rendere ridicolo un calciatore famoso?
L'escalation di eccessi, comunque, non si ferma. Nel 2009, Baros viene espulso dalla Nazionale insieme ad altri compagni per aver organizzato una festa con prostitute annesse nella stanza di un albergo dopo un'umiliante sconfitta contro la Slovacchia nelle qualificazioni ai Mondiali 2010, ai quali la Repubblica Ceca non si qualificherà.
Si arriva così al 2012, quando Baros conclude la sua esperienza in Nazionale giocando l'Europeo in Polonia e Ucraina, arrivando sino ai quarti di finale. Stavolta non segna nessun goal, ma rimane comunque ancora oggi il secondo miglior marcatore nella storia della Nazionale ceca con 41 reti, dietro l'inarrivabile Jan Koller.
Nel 2015, però, accusa pubblicamente di corruzione il sistema calcio del suo paese, definendolo un 'pozzo nero'. La federazione presenta una mozione alla commissione disciplinare per interrompergli anticipatamente la carriera, ma Baros alla fine riesce a cavarsela e continua a giocare fino al 2019, disputando l'ultima partita con il Banik Ostrava.
"Non sopporto più il dolore, è davvero impossibile allenarsi o comunque giocare. Sono contento di esser sceso in campo, sono durato 39 anni, è parecchio per un calciatore, ma il tempo non si può fermare".
È vero, non si può fermare. Come la sua Ferrari, come i suoi eccessi. Adesso però è tempo di prendersi una pausa, anche per uno come Milan Baros.
