Tra le società italiane, l'Inter è sempre stata una di quelle più virtuose per quanto riguarda l'acquisizione di giocatori 'esotici', delle nazionalità più disparate; sarà forse il DNA insito nella denominazione di 'Internazionale' o la peculiarità da parte dei tifosi di considerarsi 'fratelli del mondo', ma nella storia del club nerazzurro c'è spazio anche per un pezzetto di Grecia, rappresentata da quattro esponenti: colui che ha avuto più fortuna professionalmente parlando è Giorgos Karagounis, secondo giocatore ellenico a vestire la maglia interista dopo la 'meteora' Georgatos, passato da Appiano Gentile in due diversi momenti.
Sia chiaro: il classe 1977 non è ricordato ancora oggi per imprese memorabili con l'Inter ma, piuttosto, per una delle favole più belle della storia del calcio e riguardante la nazionale greca, laureatasi campione d'Europa nel 2004 contro ogni pronostico. All'epoca Karagounis era già uno degli esponenti di punta di un movimento in forte crescita, che iniziava ad esportare i suoi migliori 'prodotti' all'estero, nei campionati di maggiore importanza come la Serie A appunto.
Proprio questa grande considerazione gli valse nella primavera del 2003 la chiamata di Massimo Moratti, affascinato da un centrocampista in grado di ricoprire più ruoli in diverse zone del campo, il jolly perfetto e su cui fare affidamento senza timore nel 4-4-2 adottato dal tecnico Hector Cuper. Per Karagounis un sogno ad occhi aperti finalmente realizzato, in concomitanza con i festeggiamenti della Pasqua ortodossa che per i greci ha un significato molto importante. Prima, però, concentrazione rivolta esclusivamente ad uno Scudetto da portare a casa con il Panathinaikos per congedarsi nel migliore dei modi prima della grande avventura della vita.
"Sono molto lieto che il presidente Moratti - le sue dichiarazioni a 'La Gazzetta dello Sport' - abbia parlato di me. E' un grande onore per me. Il mio contratto con il Panathinaikos scade a giugno (2003, ndr) e siamo in lotta per lo scudetto con un finale che si preannuncia elettrizzante. Perciò non voglio che si creino equivoci. E' presto per parlare di Inter: ora sono concentrato sul campionato. A sei anni dal primo titolo abbiamo la possibilità di fare il bis e io ci tengo a fare la mia parte".
Purtroppo per Karagounis, lo sprint finale premiò l'Olympiacos e il Panathinaikos dovette accontentarsi di un bruciante secondo posto. Non il viatico migliore per salutare e volare in Italia, ma tant'è: ad attenderlo c'erano l'Inter e la possibilità di scrivere la storia con uno dei club più blasonati del pianeta, da anni alla ricerca spasmodica di un'affermazione che potesse far tornare in auge i fasti della grande squadra che negli anni '60 vinse praticamente tutto.
GettyPer Karagounis una responsabilità enorme, ben presto sgonfiatasi a causa delle difficoltà a far breccia nel cuore dei tecnici che si erano succeduti alla guida dei nerazzurri: Cuper venne esonerato dopo poche partite e a prendere il suo posto fu Alberto Zaccheroni, che però non considerava il jolly greco indispensabile per il suo gioco.
La prima stagione milanese di Karagounis si concluse con sole sedici presenze raccolte in tutte le competizioni, molte delle quali da subentrato. In una delle poche chance avute da titolare, 'Zorba' (come veniva soprannominato dai supporters meneghini) strappò gli applausi di tutto San Siro per una giocata rimasta nell'immaginario dei più accaniti, il 25 marzo 2004 contro il Benfica nel ritorno degli ottavi di finale di Coppa UEFA: il goal dell'1-1 è un'invenzione dell'ex Panathinaikos che con uno slalom 'maradoniano' ne mette a sedere tre (portiere compreso), prima di servire a Martins un pallone con su scritto 'spingere in rete, grazie'. Il nigeriano è impegnato a festeggiare con le sue proverbiali capriole e tutti - ma proprio tutti - corrono ad abbracciare Karagounis.
GettyQuell'assolo magico era solo l'antipasto di quello che sarebbe accaduto qualche mese più tardi, in quell'estate indimenticabile per tutti i tifosi greci: in Portogallo si gioca l'Europeo e la Grecia di Otto Rehhagel si presenta ai nastri di partenza con l'obiettivo di ben figurare, sperando magari di superare il girone iniziale che vede tra gli antagonisti i padroni di casa lusitani e la Spagna.
Il battesimo del fuoco, 24 anni dopo l'ultima partecipazione, è proprio contro il Portogallo nel match inaugurale dell'Estadio do Dragão: non l'inizio più semplice per una squadra che non ha molte pretese, ritrovatasi all'improvviso a recitare il ruolo di 'rompiscatole'. La gara è un monologo dei portoghesi, fatta eccezione per piccoli tratti che vedono la Grecia concretizzare al massimo le occasioni create: la prima capita sul destro di Karagounis che, da fuori area, infila Ricardo dopo sette minuti per il primo goal della competizione.
Il centrocampista dell'Inter è uno dei più in palla insieme a Basinas, autore del raddoppio su calcio di rigore che spezza le velleità di rimonta dei portoghesi, riaccese vanamente da un 19enne Cristiano Ronaldo al 90'.
L'1-2 finale è una sorpresa per chiunque, risultato che nel computo successivo risulterà decisivo ai fini della qualificazione ai quarti: alla seconda giornata la Grecia ferma anche la Spagna (1-1), mentre nell'ultimo match del girone soccombe alla Russia (2-1). Una sconfitta 'dolce', alla luce del secondo posto che consente ai ragazzi di Rehhagel di accedere alla fase ad eliminazione diretta alle spalle del Portogallo: la grande delusa è la Spagna, una delle tante vittime eccellenti mietute dal gruppo ellenico.
Alla lista si aggiungeranno anche Francia e Repubblica Ceca, quest'ultima superata con il celebre silver goal di Dellas al minuto 105: un'inzuccata valevole l'approdo alla finalissima, a cui Karagounis non può prendere parte. Fatale, infatti, il giallo ricevuto in semifinale che fa scattare automaticamente la squalifica, costringendolo a fare il tifo per i suoi compagni dalla tribuna. Sulla strada di Zagorakis e compagni ancora una volta il Portogallo, stavolta nel catino del 'Da Luz' di Lisbona, colorato interamente di rosso e verde per spingere i propri beniamini verso la conquista del primo alloro continentale: la storia, però, la fanno gli ospiti con Charisteas che, al 57', sigla il goal di uno dei blitz più famosi della storia del calcio. Al triplice fischio è tripudio greco, con Karagounis che partecipa alla festa dopo aver ricevuto la medaglia d'oro, l'apice di una carriera che non gli regalerà più momenti del genere.
Getty ImagesAl ritorno a Milano, Karagounis si ritrovò un nuovo allenatore (Roberto Mancini) che, come il suo predecessore, lo considerava una riserva e nulla di più. Alla pari di quella precedente, anche l'annata 2004/2005 fece registrare uno 'zero' alla voce 'segnati' in 20 presenze: il greco trovò comunque il modo di offrire il proprio contributo alla causa il 9 gennaio 2005, in una delle partite più emozionanti della storia recente.
L'avversario è la Sampdoria di Novellino, avanti di due reti al minuto 88, quando parte la clamorosa rimonta lombarda: nel giro di cinque minuti, l'Inter passa dallo 0-2 al 3-2 e dal piede destro di Karagounis - entrato all'83' e giusto in tempo per partecipare al ribaltone - parte il cross da cui nasce la rete del tris definitivo di Recoba, bravo ad infilare Antonioli con il suo mancino al fulmicotone.
Prima di dire addio all'Inter, Karagounis farà in tempo a congedarsi con la conquista di un trofeo, la Coppa Italia vinta ai danni della Roma in cui militava il connazionale Dellas. Il canto del cigno dell'esperienza milanese prima della firma col Benfica e del ritorno in patria al Panathinaikos, con i due anni al Fulham come ultimo atto di unacarriera interrotta nel 2014 a 37 anni: subito dopo aver preso parte al Mondiale in Brasile, il secondo consecutivo oltre a tre Europei di fila, ruolino che lo ha reso il primo calciatore greco a disputare cinque edizioni dei grandi tornei riservati alle nazionali.
Con 139 presenze, Karagounis è tuttora il leader nella classifica dei più presenti con la maglia della Grecia, quella che gli ha regalato le soddisfazioni maggiori: al contrario dei club, dove raramente ha lasciato il segno.
Oggi - a 46 anni e dopo un'esperienza da assistente di Claudio Ranieri sulla panchina della Grecia - Karagounis si diverte a girare il mondo con la selezione di Inter Forever, squadra composta da ex giocatori nerazzurri: 'tradita' una sola volta il 7 giugno 2017, giorno in cui indossò anche la maglia degli eroi dell'Olimpo del 2004, avversari della squadra allenata da Luciano Castellini in un'amichevole a scopo benefico. Nonostante un rendimento non al top, Karagounis è ricordato con piacere per il suo attaccamento alla maglia che, spesso e volentieri, può fare la differenza più di qualsivoglia trofeo.


