Gerard Deulofeu MilanGetty Images

Gerard Deulofeu, toccata e fuga: al top con il Milan per soli 6 mesi

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Gerard Deulofeu Lázaro è sempre stato, e lo è tutt’ora, un calciatore da cui tutti si aspettano qualcosa in più. Capita quando hai una tecnica fuori dal comune, capita quando cresci nel Barcellona e vieni paragonato a Lionel Messi. Ma in (quasi) tutte le sue esperienze, il calciatore spagnolo ha sempre deluso un po’ le attese, restando a metà del guado. In tutte le sue avventure calcistiche, e sono molte, dicevamo… Tranne che al Milan.

Ma andiamo in ordine. Deulofeu cresce calcisticamente nel Barcellona, dove entra nelle giovanili a partire dai 9 anni. Tutti hanno sùbito l’impressione di avere davanti un potenziale crack e per questo motivo brucia tutte le tappe rispetto al naturale percorso di crescita, fino ad arrivare all’anno di grazia 2011.

In quest’annata, ad aprile, all'età di 17 anni, debutta in prima squadra nella partita contro la Real Sociedad. Nella stagione 2011-2012 milita in pianta stabile nel Barcelona B, regalandosi però qualche comparsa d’autore e d’orgoglio con la prima squadra allenata da Pep Guardiola. Ad esempio nel dicembre del 2011 debutta anche in Champions League, nella partita vinta per quattro a zero contro il BATE Borisov.

Di lui si cominciano a fare mille paragoni e, indovinate un po’, comincia ad essere accostato a Lionel Messi, per il modo naturale di dribblare e per la zona di campo ricoperta. E anche perché in quegli anni ogni calciatore venuto fuori dalla Cantera veniva definito come ’nuovo Messi’.

È stato difficile combattere l’etichetta che mi era stata assegnata di ‘nuovo Messi’, ma per alcuni questi paragoni illustri fanno bene. È normale che al Barcellona, essendo al top, c’è molta pressione. Bisogna stare attenti con i paragoni, dobbiamo avere tutti pazienza con i ragazzi”.

Anni dopo la sua esperienza al Barcellona, Deulofeu confessò proprio la pressione subita per il paragone con Messi. Ed infatti lo spagnolo non riuscirà mai ad incidere con quella maglia in prima squadra, nonostante i tantissimi goal segnati con la formazione B in Segunda Division. Nemmeno l’influenza di un allenatore come Pep Guardiola, riuscì a farlo ambientare nel migliore dei modi al Barcellona. Intervistato da 'Cadena SER', Deulofeu raccontò in questi termini l’esperienza con l’allenatore catalano.

“Quando parlo della sua aggressività, mi riferisco all’intensità che ci mette in ogni allenamento, lo vive in maniera diversa da tutti gli altri. Quello che ho vissuto con lui è stato terribile, però per me è stato un allenatore speciale. Sono stato con lui per poco tempo ma è stato comunque l‘unico a spiegarmi quattro cose quando ero giovane. Tornare a giocare per lui sarebbe stupendo, ma è un’opzione molto difficile”.

In parole povere, Deulofeu comincia a doversi cercare la fortuna calcistica altrove. Cercando di tagliare i ponti il più possibile con il Barcellona, che nella sua carriera reciterà la parte di una madre troppo ingombrante. Lo fa anche a parole, ammettendo di avere come modello calcistico non Leo Messi, suo compagno di squadra in quel periodo, ma Ronaldinho, vecchio simbolo del Barcellona che nel frattempo aveva continuato la sua carriera al Milan.

Per me Ronaldinho è il miglior giocatore della storia. Mi ispiro a lui per la fantasia e l’allegria che trasmetteva. Vederlo giocare era la felicità. Anche Messi è incredibile, ovviamente mi piace molto. Sono rimasto con lui per sei mesi. Bella persona, gran giocatore”.

Everton e Siviglia negli anni successiv, ma il suo exploit tarda ad arrivare. Il suo cartellino passa di proprietà della squadra inglese, che però dopo un anno buio e qualche infortunio di troppo, lo mette sul mercato, quantomeno in prestito. E Deulofeu nel gennaio del 2017 decide di seguire le orme del suo idolo e approdare al Milan, che nel mentre lotta per tornare dopo alcuni anni a giocare le coppe, dalla porta di servizio dell’Europa League.

Appena arrivato a Milano, dopo un paio di partite con la maglia rossonera, Gerard Deulofeu parlava già così del suo sentimento verso il Diavolo e della voglia di continuare a giocarci anche in futuro, nonostante la presenza di una ‘scomoda’ potenziale recompra in favore del Barcellona.

“Lo ammetto, il mio inizio in rossonero è stato entusiasmante. Sono in prestito, ma sento già mio questo club. Il Milan ha mostrato molto interesse per me, poi è uno dei club più conosciuti al mondo.Al futuro non penso, adesso ho la testa solo per il Milan. L'idea di giocare in Europa con i rossoneri è molto bella, ma aspettiamo a parlarne. Non posso vivere pensando di essere sempre legato al Barcellona”.

Deulofeu per la prima volta in vita sua comincia a dimostrare ad alti livelli tutto il suo potenziale. Nel giro di un paio di partite, allenato da Vincenzo Montella in quei mesi rossoneri, si prende fin da sùbito la squadra sulle spalle.

Alla sua terza presenza con il Diavolo, nella sfida al Dall’Ara contro il Bologna, il primo atto della storia d’amore con il Milan: la squadra subisce le espulsioni di Kucka e Paletta, restando in nove uomini per quasi tutto il secondo tempo. Ebbene, l’ex Barcellona viene schierato come unica punta e trascina da solo il Milan ad una incredibile vittoria, rendendosi protagonista di una cavalcata solitaria per il goal decisivo di Mario Pasalic, imbeccato a porta vuota proprio da Deulofeu. I tifosi rossoneri se ne cominciano ad innamorare.

Nei soli cinque mesi giocati con il Milan arrivano quattro goal, tre assist ed una serie di giocate spettacolari che a San Siro non si vedevano da un po’. Per la prima volta in carriera lo spagnolo comincia a mostrare anche chiari segni di leadership, trascinando verso l’Europa League una squadra a volte troppo giovane e incostante.

Tutti sono convinti che il connubio d’amore tra Gerard Deulofeu ed il Milan possa proseguire anche in futuro, ma così non sarà… Nel luglio del 2017, il Barcellona non ci pensa due volte e decide di esercitare il diritto di recompra verso Deulofeu, reduce da un'ottima seconda parte di stagione (in prestito) con la maglia del Milan.

"FC Barcellona - si leggeva nella nota ufficiale - ha esercitato il proprio diritto di riacquisto sul calciatore Gerard Deulofeu. Nei prossimi giorni saranno rese effettive le condizioni necessarie per completare l'operazione con l'Everton e con il giocatore. Il contratto di Deulofeu con il Barcellona sarà valido fino al 30 giugno del 2019".

I Toffees avevano acquistato lo spagnolo a titolo definitivo, in cambio di 6 milioni di euro, nel giugno del 2015, dopo una precedente esperienza in prestito (stagione 2013-14). Il Barcellona si era riservato, per l'appunto, il diritto di riprendersi Deulofeu (tra i prodotti della fertile Cantera) versando la cifra di 12 milioni.

Tutto apparecchiato, a questo punto, per la definitiva consacrazione ed esplosione di Deulofeu con la tanto amata maglia del Barcellona, che fino a quel momento lo aveva solo coccolato e illuso. Ed invece si rivelerà ben presto una convivenza che proprio non riesce ad andare avanti d’amore e d’accordo. In questa sua seconda esperienza in Catalogna, Gerard disputerà soltanto dieci presenze in Liga con la maglia blaugrana, segnando appena un goal, il 21 ottobre nella partita vinta per due a zero contro il Malaga.

A metà stagione, ancora con un trasferimento in prestito nel mese di gennaio com’era successo con il Milan. Deulofeu decide di cambiare aria per approdare in Premier League, puntando sulla scommessa Watford, inizialmente in prestito e poi a titolo definitivo dalla stagione seguente. La scommessa, in un certo senso, è vinta dal calciatore spagnolo, che complessivamente segnerà 17 goal in 70 presenze con la maglia del club londinese.

Arriva però a fine 2020 una cocente retrocessione in Championship, con conseguente partenza di Deulofeu verso l’Udinese, nell’altro club controllato dal presidente Pozzo, che ‘sposta’ l’ex Milan per fargli ritrovare minuti ed entusiasmo in un campionato che lo aveva già valorizzato in passato come la Serie A. Ma dopo qualche settimana dal suo ritorno in Italia, Deulofeu rivelò anche di essere stato vicino ad un clamoroso ritorno proprio al Milan.

Il Milan era un’opzione, come lo è stato il Napoli e altre big - spiegò lo spagnolo alla ‘Gazzetta dello Sport’ - Poi si è deciso per Udine perché a me serve giocare con continuità per tornare al mio livello. Io vivo per il calcio e voglio giocare, stare in panchina non mi piace. Se non gioco non sono felice”.

Purtroppo per lui, anche nella stagione in corso qualche guaio fisico di troppo ha limitato la sua continuità e la sua voglia di giocare. Tutt’ora, nonostante qualche mese fatto alla grande anche con la maglia del Watford, l’esperienza con il Milan rimane il suo unico e autentico timbro all’interno della sua carriera. E chissà che in futuro l’ex canterano non possa ritrovare la maglia rossonera, lasciata prematuramente per ‘colpa’ di quella madre troppo ingombrante che volle nuovamente vicino a sé il figliol prodigo.

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