GOALGaetano Fontana è uomo del Sud, catanzarese doc, ma c'è un altro Sud che diventa seconda casa. E' la Campania, dove calcisticamente tra Castellammare e Napoli trova la sua isola felice: anni d'oro alla Juve Stabia, da incastonare nel mosaico dei ricordi i 18 mesi in azzurro.
Fontana guarda oltre, compie una scelta densa di significato: quando arrivi in Serie A a 34 anni e decidi di scendere di due categorie, altra spiegazione non esiste. De Laurentiis chiama, Gaetano risponde: ciao Firenze, si torna giù, sotto al Vesuvio, per dare una mano alla neonata Napoli Soccer.
Un regista per chi di registi se ne intende: play mancino, Fontana mette il proprio talento a disposizione di un uomo del cinema come ADL accettando di lasciare la Fiorentina e tornare in C. Succede a gennaio 2005, quando l'allora direttore generale Pierpaolo Marino setaccia il mercato per consentire al Napoli di rinforzarsi e rimontare il terreno perduto nella prima metà di stagione.
Tra i colpi invernali c'è anche Fontana appunto, che si trasferisce dai viola agli azzurri e diventa il metronomo dei partenopei: visione, geometrie e un sinistro in grado di far danni da palla inattiva. Qualche partita sotto la gestione Ventura, poi l'esonero del futuro ct della Nazionale e l'arrivo in panchina di Edy Reja: la sostanza non cambia, l'ex viola mantiene le chiavi del centrocampo.
Nel primo semestre Fontana le gioca quasi tutte: 16 presenze tra stagione regolare e playoff, un goal e 4 assist, con finale amarissimo dovuto alla sconfitta nella doppia finale promozione con l'Avellino. Ma per piangersi addosso non c'è tempo, l'obiettivo è riportare il Napoli dove merita, ecco perché professionalità e voglia prevalgono nonostante Fontana sia agli sgoccioli della propria carriera: il 2005/2006, non a caso, regala gioie.
La musica non cambia, il play azzurro resta lui e parallelamente i risultati consentono alla squadra di veleggiare ai vertici del girone fin dall'inizio: stavolta non servono 'remuntade', il Napoli comanda la C e straccia il campionato con Fontana in cabina di regia. I gettoni tra campionato e Coppa Italia risultano 27, gli assist 3, i goal altrettanti: magistrale quello rifilato alla Sangiovannese il 13 novembre 2005, un calcio piazzato vellutato. 'A palummella', direbbero in città. Ma la cosa curiosa è che nasce tutto da un finto alterco con Marco Capparella, allora suo compagno di squadra.
"Quando ho militato nel Napoli in Serie C c'era la sensazione che la squadra sarebbe tornata a questi livelli - racconta Fontana in un'intervista a 'Sportitalia' del 2013 - Ricordo? La punizione che segnai alla Sangiovannese, dopo una finta litigata alla battuta con Capparella. Allo stadio la gente mugugnava, pensava ad un litigio, e poi segnai sfruttando il teatrino".
A fine stagione il Napoli vola in B e Fontana ha 36 anni: mercato e progettualità portano al divorzio dopo un anno e mezzo intenso, culminato con la promozione in cadetteria.
"Per me è stata un'esperienza bellissima - annuncerà il diretto interessato a 'Radio Kiss Kiss' - Al 30 giugno finirà il mio rapporto con il Napoli perché la società ha altre idee. Faccio i migliori auguri al club per il futuro. E' naturale tanta amarezza per non aver continuato questa meravigliosa avventura in azzurro. La mia età? Non mi devo rimproverare assolutamente nulla, il Napoli ha deciso di puntare su Bogliacino ed è giusto così. In realtà me l'aspettavo. Con Marino ci siamo lasciati in serenità".
Ciò che accade dopo, vista la scelta 'romantica' compiuta nello scendere dalla A alla C per rilanciare gli azzurri, non desta meraviglia: Fontana da svincolato firma il suo ultimo contratto da calciatore con l'Ascoli nel massimo campionato (quello a cui aveva rinunciato per sposare il progetto De Laurentiis), per lui un club tutt'altro che banale.
Tra il 2000 e il 2003 in bianconero infatti scoppia l'amore, con tanto di fascia da capitano e promozione in B ottenuta da protagonista prima di dire sì all'ambiziosa Fiorentina dei Della Valle. Ecco perché rivederlo nelle Marche, sulla scia della favola con Napoli, fa effetto ma non troppo.
Nell'ultima annata con gli scarpini ai piedi Fontana colleziona 11 presenze in Serie A, senza però riuscire ad evitare la retrocessione dell'Ascoli insieme ai suoi compagni. A 37 primavere è il momento di dire basta, riponendo gli attrezzi del mestiere nell'armadietto e lavorare al '2.0': da calciatore ad allenatore, 'Jimmy' (come viene soprannominato) intraprende la carriera da tecnico e parallelamente si industria nel mental coaching.
"Tutto iniziò per un’esigenza personale - rivela a 'Momento Italia' nel 2019 - All’inizio della carriera le mie qualità tecniche faticavano a venire fuori. L’idea per ripartire nacque leggendo un’intervista a Berlusconi, il quale motivò i successi del Milan parlando di 'training autogeno'. A questo si aggiunse la storia del golfista Costantino Rocca: dopo aver fatto buca in un colpo solo, spiegò come ci fosse riuscito già diverse volte, anche se solo mentalmente. Iniziai così a esplorare da autodidatta questo mondo, tramite libri e film, soprattutto quelli in cui si parlava delle risorse interne a ciascuno di noi".
A tal proposito, a 'La Casa di C', dopo aver firmato con l'Imolese (squadra di C guidata nella stagione 2021/22, dopo essere stato al timone di Nocerina, Juve Stabia, Cosenza, Casertana ed Alma Fano) l'attuale allenatore della Turris si esprime in questi termini.
"Negli anni ho preso degli schiaffi in faccia: esoneri non meritati e non dettati dal campo, esperienze che non sono andate come speravo. Ho imparato da quelle cadute, ho rivisto alcune cose e oggi so di essere migliorato. Mettersi sempre in discussione è il segreto per crescere".
Da Catanzaro ad Ascoli passando per Castellammare, Firenze e Napoli, con soste tra Padova, Reggio Calabria e Alessandria: il viaggio di Fontana nel cuore del campo è stato lungo ed emozionante, col picco delle esperienze di maggior blasone a tinte viola ed azzurre come ammesso dallo stesso ex regista in un vecchio intervento radiofonico a 'CRC'.
"Giocare al San Paolo, aver contribuito a dare a quella che fu la Napoli Soccer il rilancio nel calcio che conta, mi riempie d'orgoglio. Mi dispiace non aver saputo ancora dare di più. Io ho giocato anche nella Fiorentina, sono legato ad entrambe le compagini, ma a Napoli ho lasciato il mio cuore".


