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Fred Brazil 2014Getty

Fred e il rapporto coi Mondiali: dal sogno del 2006 all'incubo del 2014

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Dalla Germania alla Germania. Dal sogno che ti dona un paio di ali, all'incubo che può inesorabilmente paralizzarti la carriera. Una carriera per nulla banale, quella di Frederico Chaves Guedes, per tutti Fred, 38enne centravanti che nel 2020 è tornato al Fluminense, dov'è considerato un re. A differenza di quanto accade nel resto del Brasile.

Il motivo? Facile e scontato: l'immagine di Fred viene inevitabilmente associata al flop del Brasile al Mondiale casalingo del 2014, quello che nelle intenzioni doveva essere il torneo del sesto titolo iridato e che si è invece concluso con l'umiliazione più grande mai subita dalla Seleção. Peggio del Maracanazo del 1950. Un 7-1 a favore della Germania divenuto in breve simbolo delle contraddizioni e di certe arretratezze di un intero paese, non soltanto in ambito calcistico.

Fred era in campo, in quel drammatico 8 luglio 2014. Come sempre. Nel Brasile di Luiz Felipe Scolari, era lui il centravanti designato. Del resto arrivava da una Confederations Cup trionfale, chiusa un anno prima con il titolo di capocannoniere e una sensazione di onnipotenza calcistica. Goal contro l'Uruguay, contro l'Italia, contro la Spagna. Contro l'élite del calcio, in pratica.

Fred goal in Brazil-Spain (Confederations Cup)

In quel Mondiale, in cui Fred dovrebbe avere il compito di finalizzare le giocate funamboliche di Neymar, Oscar e Hulk, nulla va però per il verso giusto. Reduce da un grave infortunio, che lo ha tenuto lontano dai campi per gran parte del 2013, impedendogli di salvare sul campo dalla B un Flu poi ripescato per irregolarità altrui, il bomber diventa all'improvviso un corpo estraneo alla squadra. Si guadagna un dubbio rigore con la Croazia, segna contro il Camerun, ma in generale non ingrana mai. E anche quando la Seleção vince, lui finisce sempre sul banco degli imputati. Non segna, non fa movimento, non si rende utile alla squadra.

Contro la Germania, senza Neymar che ha chiuso anzitempo il proprio torneo dopo essere stato azzoppato da Zuñiga, ecco il disastro finale. Nel Brasile che al 45' è già sotto di cinque reti, e che arriverà al 90' implorando pietà ai tedeschi, non si salva nessuno, va detto. Ma Fred diventa ben presto il capro espiatorio della disfatta. Tanto da meritarsi il soprannome dispregativo di cone, ovvero cono stradale. Non è più un calciatore: è un oggetto immobile.

"Quel 7-1 non si può spiegare, credo che una cosa del genere non succederà mai più - ha detto qualche settimana fa al 'Players' Tribune' - Quella è stata la giornata peggiore della mia carriera. Dopo i Mondiali ho telefonato alla sede del Fluminense e ho detto loro: 'Voglio smettere di giocare'. E a mio padre: 'Vado a giocare in Arabia, almeno lì se mi insultano non capisco quello che mi stanno urlando'".

Eppure, il rapporto tra Fred e i Mondiali non era sempre stato così complicato. 8 anni prima, in quel 2006 che per noi italiani è così dolce, il ventitrenne centravanti del Lione viene portato da Carlos Alberto Parreira in Germania. E diventa l'uomo del record: contro l'Australia fa il proprio debutto nella competizione all'88' e pochi istanti più tardi, al secondo pallone toccato, riprende la respinta del palo su un destro di Robinho e segna a porta vuota la rete del definitivo 2-0. Contro i Socceroos rimane in campo per 5 minuti complessivi, compresi quelli di recupero: saranno i suoi unici in quell'edizione, prima di saltare quella del 2010 ed essere ripescato nel 2014.

Che la carriera di Fred potesse essere tutt'altro che banale, in un senso e nell'altro, lo si era capito già dagli esordi. Nel 2003, a 19 anni con le giovanili dell'America-MG, va a segno dopo 3 secondi e 17 centesimi dal fischio d'inizio sparando in rete direttamente da centrocampo. Non è il goal più veloce della storia del calcio (quello spetta all'arabo Nawaf Al-Abed, nel 2009, con due secondi e 93 centesimi), ma del futebol brasiliano sì.

Dall'America al Cruzeiro, dal Cruzeiro al Lione. Di goal in goal, tra talento, infortuni e una vita extracampo sregolata. "Fredomenal" fa coppia con Benzema e nel settembre del 2006 segna perfino al Real Madrid in Champions League, bruciando sullo scatto il campione del Mondo Cannavaro e Sergio Ramos e superando Casillas con un perfetto lob. Ma l'incantesimo si spezza nel 2009 a causa di una forma di depressione, come raccontato in seguito al (bellissimo) programma 'Esporte Espetacular' di Rede Globo.

"Uscivo dall'allenamento e andavo a bere. Bevevo vino, tutti i giorni. E giocare a calcio non mi dava più piacere. Qualche volta ho pure saltato l'allenamento, non mi sono fatto vedere per due, tre giorni. Prendevo un aereo e tornavo in Brasile, mi rendevo irreperibile nei confronti del club perché volevo stare vicino a mia figlia. Nel 2009 sono tornato in Brasile per giocare col Fluminense, credevo che ne sarei uscito e invece non è cambiato nulla. Sappiamo com'è Rio: alcol, notti brave, donne. Mi sono separato, mi è stata portata via mia figlia. Ero circondato da donne e mi sentivo vuoto. Credo che la mia ascesa nel calcio sia stata troppo rapida".

Fred Lyon

Poi, d'incanto, tutto cambia. Fred salva quasi da solo dalla Serie B un Flu praticamente spacciato, nel 2010 vince il campionato, nel 2011 timbra 22 goal in 25 giornate, nel 2012 rivince il campionato da capocannoniere. E imprime a fuoco il proprio nome nella storia tricolor. Anche se il vizietto dell'alcol è duro da sconfiggere: nell'agosto del 2011 l'attaccante organizza una memorabile - vista con gli occhi di oggi... - conferenza stampa in cui mostra ai giornalisti il... conto delle caipirinhas ingollate qualche sera prima assieme al compagno Rafael Moura, beccati dalla tifoseria nei locali di Rio. Sono "solo" 28, per la cronaca: inizialmente si parlava di 60...

Nonostante quell'episodio, è al Fluminense che rinasce la magia per Fred, che nel giugno del 2011 torna a vestire la maglia del Brasile a distanza di quattro anni dall'ultima convocazione. La mancanza di un centravanti degno di questo nome gli spiana la strada e la 9 diventa sua. Fino alla tragica serata del Mineirazo, che chiude nel peggiore dei modi un Mondiale da dimenticare e, agli occhi del Brasile, lo abbassa al livello di personaggi come Alcindo, autore di zero reti a Inghilterra '66, o del celeberrimo Serginho Chulapa, peraltro centravanti di tutto rispetto a dispetto dei suoi impacci al Mundial spagnolo dell'82.

Amatissimo, odiatissimo, campione, bidone, supereroe e cono stradale. Ecco cos'è Fred, ritiratosi dal calcio giocato a luglio con tanto di giro di campo in bicicletta al Maracanã. Personaggio controverso, diventato umile dopo aver rischiato di sprecare vita e carriera tra un'esagerazione e l'altra. L'uomo dei record capace di segnare dopo meno di 4 secondi e con un tempo di 5 minuti a disposizione. Prima di diventare, suo malgrado, il simbolo di un fallimento epocale.

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