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Fiorentina Roma Coppa ItaliaGetty Images

Firenze come Manchester: quando la Fiorentina battè la Roma 7-1

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Quando il 10 aprile 2018 la Roma ha battuto 3-0 il Barcellona all’ Olimpico guadagnandosi, a trentaquattro anni di distanza dall’ultima volta, uno storico accesso alle semifinali di Champions League , in pochi avrebbero probabilmente immaginato che meno di un anno dopo Eusebio Di Francesco sarebbe stato sollevato dal suo incarico.

I capitolini infatti, non solo in quella serata magica compirono una delle loro più belle imprese della loro storia recente, ribaltando il 4-1 patito nella gara d’andata contro quella che era tra l’altro considerata la grande squadra favorita per la vittoria finale della massima competizione continentale per club, ma l’avevano fatto grazie ad un vero e proprio capolavoro tattico del loro allenatore.

Dopo il triplice fischio finale di quella sfida, furono in molti ad esaltare l’intuizione di Eusebio Di Francesco di opporre al 4-4-2 di Ernesto Valverde non il consueto 4-3-3, allora autentico marchio di fabbrica del tecnico giallorosso, bensì un 3-4-1-2 che scombinò completamente i piani dei catalani.

Di Francesco, che poi riuscirà a guidare la sua squadra al terzo posto finale in campionato, visse molto di più che una semplice serata di gloria. Quel trionfo ebbe tanto il sapore di una definitiva consacrazione e della conferma che quel sodalizio era destinato a protrarsi a lungo e a regalare soddisfazioni. Non fu un caso quindi che appena due mesi dopo arrivò un meritato rinnovo di contratto fino al 2020.

In realtà, la sua parentesi sulla panchina giallorossa si rivelerà poi molto meno lunga e ricca di gioie di quanto da tutti pronosticato. Il 7 marzo 2019 , quindi undici mesi dopo quella che ancora oggi resta il suo punto più alto raggiunto da allenatore, Eusebio Di Francesco verrà esonerato per far posto a Claudio Ranieri .

A porre fine alla sua esperienza alla guida della Roma furono un inizio di stagione 2018/19 costellato da troppi alti e bassi, ma anche alcuni risultati estremamente deludenti.

Tra le partite che di fatto contribuirono a porre fine alla sua esperienza alla guida della compagine capitolina ce ne fu una in particolare che, vista la portata della disfatta, è di fatto entrata nella storia e che rappresentò il primo vero segnale che il suo breve ciclo in giallorosso era già arrivato ad un passo dal capolinea: Fiorentina-Roma 7-1 .

IL CONTESTO

Coric Modric Roma Real MadridGetty Images

E’ il 30 gennaio 2019 , quando Fiorentina e Roma si ritrovano allo stadio Artemio Franchi per affrontarsi nei quarti di finale di Coppa Italia . Entrambe le compagini iniziarono i loro cammini nel torneo dagli ottavi di finale: i viola riuscirono ad eliminare il Torino imponendosi per 2-0 sul campo dei granata nel loro match d’esordio nella competizione, mentre la Roma eliminò con un netto 4-0 interno la Virtus Entella .

La Fiorentina, allora allenata da Stefano Pioli , era arrivata all’appuntamento dopo una sofferta vittoria esterna per 4-3 sul campo del Chievo in campionato, e la sua era sin lì stata una stagione avara di grandi sussulti.

In Serie A era decima in classifica con 27 punti figli di 7 vittorie, 9 pareggi e 5 sconfitte e la sensazione all’epoca era quella che fosse incappata in un’ennesima annata di transizione e che il ciclo Pioli fosse già arrivato vicino alla sua naturale conclusione.

La Roma era invece quinta in campionato con 33 punti frutto di 9 vittorie, 7 pareggi e 5 sconfitte ed era reduce da un 3-3 esterno sul campo dell’Atalanta che aveva lasciato l’amaro in bocca. I giallorossi, avanti di tre goal dopo appena 40’ grazie alla doppietta di Dzeko e al goal di El Shaarawy, si fecero infatti clamorosamente rimontare sul 3-3.

In precedenza, avevano però ottenuto tre successi consecutivi nel torneo contro Sassuolo, Parma e Torino, e soprattutto, pur senza fare cose eclatanti, erano riusciti a prolungare il loro cammino in Champions League . Si erano piazzati infatti al secondo posto in un Gruppo G che comprendeva anche Real Madrid, Viktoria Plzen e CSKA Mosca, guadagnandosi la possibilità di affrontare il Porto negli ottavi di finale.

LE SCELTE DEI DUE ALLENATORI

Stefano Pioli si affidò ad un 4-3-3 nel quale, davanti a Lafont, furono Milenkovic, Pezzella, Vitor Hugo e Biraghi a comporre la linea difensiva.

Le chiavi del centrocampo vennero affidate a Veretout (che nel corso di quella stagione spesso venne schierato come regista), con Benassi e Edimilson Fernandes chiamati a completare la mediana. In attacco Muriel era il perno centrale di un tridente completato da Chiesa e Mirallas.

Eusebio Di Francesco, rispetto al collega gigliato, decise di fare maggiore turnover. Disegnò infatti la Roma con un 4-2-3-1 nel quale, davanti ad Olsen, Florenzi, Manolas, Fazio e Kolarov completavano la linea difensiva.

Cristante e Nzonzi formarono il duo di mediana mentre in attacco, a supporto dell’unica punta Schick, c’era un trio composto da Zaniolo, Pastore ed El Shaarawy. Si accomodarono quindi inizialmente in panchina elementi importanti come De Rossi, Lorenzo Pellegrini e Dzeko.

L’APOTEOSI VIOLA

Chiesa Fiorentina Roma Coppa ItaliaGetty

Quando alle 18,15 il direttore di gara Manganiello decreta l’inizio della sfida, piove su Firenze. Ad avere i favori del pronostico è la Roma, ma fin dalle prime battute si capisce che in realtà è la Fiorentina la squadra che è scesa in campo con il piglio migliore.

I viola pressano a tutto campo e quando possono provano a ripartire sfruttando soprattuto la velocità del suo trio di attaccanti.

Al 7’ il vantaggio gigliato: gran palla di Benassi a favorire la corsa di Mirallas sulla sinistra, il belga scappa via a Florenzi e lascia partire verso il cuore dell’area di rigore un cross basso che favorisce l’inserimento di Chiesa che, approfittando del non perfetto posizionamento di Fazio e Manolas, non ha difficoltà nel battere di piatto destro Olsen. E’ 1-0.

La Roma prova a reagire ed è anche sfortunata quando sugli sviluppi di un corner battuto da Kolarov, Cristante con un gran colpo di testa coglie il palo alla sinistra di Lafont, ma al 18’ capitola di nuovo: grande ripartenza gigliata con Mirallas che con passaggio filtrante geniale taglia fuori tutta la retroguardia giallorossa e favorisce la corsa di Chiesa che, penetrato in area praticamente indisturbato, batte Olsen in uscita con un comodo pallonetto.  

Al 28’ la Roma riapre i giochi con una bordata di sinistro di Kolarov dal limite ma incredibilmente, da questo momento in poi, non ci sarà più partita.

Già al 33’ la Fiorentina calerà il tris: Biraghi supera con una gran giocata Florenzi sulla sinistra e una volta entrato in area serve l’accorrente Muriel che di destro, e complice anche una leggera deviazione, non lascia scampo ad Olsen.

Nella ripresa Di Francesco getta subito nella mischia Dzeko e Pellegrini al posto di Pastore e Nzonzi, ma l’ondata viola non si ferma: al 66’ Cristante perde un pallone in maniera banale sul quale si avventa Muriel che di prima serve a Benassi l’assist per il 4-1.

Al 74’ è poi Federico Chiesa a trovare la tripletta personale: cross dalla sinistra di Benassi, dormita di Kolarov in area, e il 25 viola anticipa il difensore avversario insaccando poi di sinistro da distanza ravvicinata. E’ manita ed anche Pioli scatta dalla sua panchina per andare a festeggiare con il gioiello gigliato ed il resto della squadra. Ma non è finita.

Cinque minuti più tardi sarà infatti Simeone , servito da Gerson, a segnare il goal del 6-1. Il suo primo nella sfida, visto che all’89’ fisserà il risultato sul definitivo 7-1, controllando magistralmente un pallone lanciato in avanti dalle retrovie, prima di seminare gli avversari e gonfiare ancora la rete.

Il trionfo gigliato è completo, mentre sulla Roma si abbattono ore critiche più severe. La prestazione degli uomini di Di Francesco, e della linea difensiva in particolare, è stata infatti di quelle imbarazzanti e le giornate successive saranno tutt’altro che semplici per il tecnico.

ANCHE DZEKO NEL MIRINO DELLA CRITICA

Dopo il triplice fischio finale della sfida, anche Edin Dzeko venne duramente criticato. Gettato nella mischia nella ripresa per dare maggior peso ad un attacco spento nella prima frazione, non solo non entrò mai in partita, ma si guadagnò anche un cartellino rosso a risultato ormai ampiamente compromesso.

E’ il 71’ quando il bomber bosniaco, dopo un contrasto tra Veretout e Pellegrini , corre dal direttore di gara Manganiello , reo a suo dire di non aver fischiato un fallo a favore dei giallorossi, per pronunciare evidentemente contro di lui parole tutt’altro che amichevoli.

Scatta un rosso diretto inevitabile e figlio del palese nervosismo che si stava vivendo in casa giallorossa.

IL COMMENTO DI DI FRANCESCO

Eusebio Di Francesco RomaGetty

Il tecnico della Roma, dopo la disfatta del Franchi , ha duramente criticato la prestazione della sua squadra.

“Oggi ogni commento è superfluo, dobbiamo solo chiedere scusa alla nostra gente. Non possiamo permetterci di fare certe figure. La prestazione è stata pessima sotto tutti i punti di vista e ci sono stati anche comportamenti sbagliati a peggiorare il tutto.

Il nostro portiere non ha fatto una sola parata eppure ha preso sette goal. Vuol dire che si siamo difesi malissimo, noi che l’anno scorso eravamo una delle difese migliori. Pensavamo che questo modulo potesse rappresentare il sistema giusto, ma adesso ci sarà di nuovo da capire. Non è poi una questione tattica quando ci sono anche altre cose. Con certi atteggiamenti, tutto il resto non conta niente”.

GLI DEL 7-1 EFFETTI SULLA STAGIONE

La vittoria storica ottenuta ai danni della Roma, non basterà a Stefano Pioli per chiudere la stagione sulla panchina della Fiorentina . Una serie di risultati non esaltanti ed un rapporto con la società non propriamente idilliaco, lo portarono a dimettersi il successivo 9 aprile.

A prendere il suo posto fu Vincenzo Montella , con il quale le cose non migliorarono. La Fiorentina venne infatti eliminata in Coppa Italia dall’Atalanta in semifinale e in campionato inanellò cinque sconfitte consecutive che resero il finale di stagione un’autentica agonia. La salvezza arriverà poi solo all’ultima giornata.

Per Eusebio Di Francesco quel 7-1 rappresentò l’inizio della fine della sua esperienza da allenatore in giallorosso. La squadra, dopo quella partita, venne contestata, il tutto mentre in molti si affrettarono a ricordare i 7-1 subiti da Manchester United e Bayern in campo europeo in passato.

Allora si parò di un James Pallotta in pressing su Monchi per un cambio immediato alla guida della squadra, ma l’esonero arriverà solo il successivo 7 marzo 2019 dopo la sconfitta per 3-0 in un derby contro la Lazio e l’eliminazione dalla Champions League per mano del Porto .

La stagione si chiuderà con il sesto posto ottenuto in campionato da Claudio Ranieri che valse un posto in Europa League e l’addio del capitano Daniele De Rossi .

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