Oggi ha 34 anni e milita nelle file della Salernitana, dove occupa il ruolo di terzo portiere alle spalle di Ochoa e Costil e dove, con la retrocessione già aritmetica, è finalmente riuscito a trovare spazio. Ma un tempo Vincenzo Fiorillo da Genova, che oggi giocherà titolare in casa della Juventus, era una promessa del calcio italiano tra i pali, tanto da venire accostato al mostro sacro Gigi Buffon.
Un paragone condiviso peraltro con tanti giovani interpreti del ruolo negli ultimi vent'anni e spesso non particolarmente fortunato. Anzi, addirittura nocivo per la crescita di ragazzi non sempre capaci di reggere un'etichetta così impegnativa, come spiegato proprio da Fiorillo a 'La Gazzetta dello Sport'.
"In Italia facciamo troppo presto ad appiccicare etichette come questa. Poi, al primo errore, è chiaro che non puoi essere l’erede di Buffon e passi da tutto a niente. Ti cancellano. Che cosa mi è mancato? All’inizio ho peccato di troppa sicurezza. Quando sei giovane pensi che tutto sia dovuto. Ai primi errori, poi, ho perso la tranquillità”.
Fiorillo cresce nelle giovanili della Sampdoria, dove si fa subito notare. Il giovanissimo portiere infatti è tra i grandi protagonisti della prima vittoria blucerchiata nella Coppa Italia Primavera quando, nel 2008, para due rigori in finale contro l'Atalanta. A soli 18 anni così arriva l'esordio in Serie A: è il 13 aprile 2008, si gioca a Reggio Calabria e Fiorillo subentra al posto di Castellazzi al ventesimo del secondo tempo.
La stagione si conclude col trionfo nel campionato Primavera, dove la Sampdoria vince la finale contro l'Inter per 3-2 e Fiorillo diventa 'Il Falco di Oregina', ingaggiando un duello diretto con Mario Balotelli, allora ancora giovane promessa del calcio italiano che lo batterà solo da dischetto. Tra i compagni di squadra vanno invece ricordati Andrea Poli, autore di un goal nella stessa finale, e Guido Marilungo.
Non solo: nell'estate 2008 Fiorillo gioca da protagonista anche in Nazionale, raggiungendo la finale degli Europei Under 19 con l'Italia e risultando il miglior portiere della manifestazione. Insieme a lui brillano alcune meteore come Gentili, Tagliani, Mazzarani e Raggio Garibaldi. Ma anche Giacomo Bonaventura, Alberto Paloschi e Fernando Forestieri, quest'ultimo autore della rete decisiva in semifinale contro l'Ungheria.
La scalata al grande calcio continua nel 2009, quando la Sampdoria perde la finale del Torneo di Viareggio contro la Juventus per 4-1 ma Fiorillo vince il premio come miglior portiere della competizione. Il grande protagonista della partita è un giovane Ciro Immobile, autore di una doppietta ma tra i bianconeri gioca anche Sebastian Giovinco. Il 24 maggio dello stesso anno Fiorillo si consola con la prima da titolare in Serie A: 2-2 al 'Ferraris' contro l'Udinese.
Nella stagione successiva è promosso come secondo alle spalle di Castellazzi, ma durante il mercato invernale viene girato in prestito alla Reggina. Le cose però non vanno come previsto, visto che perde quasi subito il posto da titolare e in Calabria colleziona appena 5 presenze.
Rientrato alla Sampdoria, viene girato ancora in prestito, stavolta allo Spezia in Lega Pro, ma gioca poco. Dopo un'altra stagione da terzo portiere a Genova, l'occasione giusta arriva a Livorno, dove a ottobre diventa titolare a causa dell'infortunio occorso a Luca Mazzoni. I blucerchiati a quel punto lo riportano alla base, finché il 31 gennaio 2014 a scommettere su di lui è la Juventus, che ne acquista la metà del cartellino in cambio della comproprietà di Stefano Beltrame. Fiorillo però ha le idee chiare.
"Marotta e Paratici? La stima di persone così competenti fa sempre piacere ma io, ve lo confesso, ho un sogno che coltivo da molto tempo: riuscire a essere protagonista con la Sampdoria".
Sogno che non riuscirà mai a coronare. In estate infatti Juventus e Sampdoria, ancora comproprietarie del suo cartellino, lo girano in prestito al Pescara. Ed è in Abruzzo che Fiorillo vive le stagioni migliori di una carriera che comunque non spicca mai definitivamente il volo. In totale resta sette anni, colleziona 224 presenze e contribuisce alla promozione in Serie A del Delfino, di cui diventa il settimo giocatore per presenze e il primo tra i portieri.
Tanto che nel 2018 passa addirittura il treno che potrebbe portarlo dritto in Champions League: a cercarlo è il Qarabag, che mette sul piatto una ricca offerta. Offerta che Fiorillo rifiuta preferendo restare nella 'sua' Pescara, come annunciato con un lungo post pubblicato su Instagram.
"Non ho mai amato questo genere di post ma oggi è dovuto. Combatto da 4 anni con questa maglia… applausi, critiche, contestazioni. Ho perso una finale all’ultimo istante, ho vinto un campionato, sono stato protagonista in alcuni episodi e ho fatto fatto anche qualche figura di merda! Ma l’ho sempre rispettata veramente in maniera importante questa maglia in ognuno di questi momenti. Ho fatto delle dichiarazioni importanti e solitamente non parlo per dare aria alla bocca. Ho un’unica certezza ed un sogno, anzi due: quello di voler tornare in serie A con questa maglia e di giocarmela dall’inizio alla fine senza mai chiedere nulla a nessuno come ho sempre fatto. E magari un giorno esserne il capitano! Ringrazio il Qarabag che ha cercato di convincermi in tutti i modi possibili. Ma penso che i soldi non siano tutto, quando tutto ciò di cui ho bisogno è già in questa città, in questo stadio!”.
Una scelta di cui, come spiegato a 'RMC Sport' qualche anno più tardi, Fiorillo non si è mai pentito.
"Il Pescara, in passato, mi ha dato fiducia in un momento difficile della mia carriera. Mi sono sentito in debito di riconoscenza verso questa società. Andare in un paese che non conoscevo solo per una scelta economica non mi dava soddisfazione né a livello personale né per la carriera. La mia compagna mi aveva lasciato libertà di scelta. Io ho scelto Pescara e non ho avuto un attimo di ripensamento: sono felicissimo di essere rimasto qui".
Nell'estate 2021 si trasferisce alla Salernitana ed il 17 dicembre dello stesso anno torna a giocare una partita di Serie A contro l'Inter. Risultato? 5-0 per i nerazzurri. Un'altra presenza nel 2022/2023, una terza quest'anno, contro l'Atalanta. E ora la possibilità di sfidare la Juventus all'Allianz Stadium.
In Nazionale, Fiorillo ha disputato i Giochi del Mediterraneo con l'Under 20 e nel 2009 ha giocato i Mondiali della stessa categoria indossando la fascia da capitano, oltre a parare un rigore decisivo contro la Spagna agli ottavi di finale. Esperienza che il portiere granata ricorda con grande piacere.
"Aver vestito l'azzurro è stato bellissimo, forse i più bei ricordi della mia carriera risalgono a quel periodo: quando sei più piccolo le emozioni sono triplicate. Ricordo un grande maestro: Francesco Rocca. Un allenatore fuori dagli schemi, un grande insegnante di vita. Ero capitano dell'Under 20 che al Mondiale in Egitto superò la fortissima Spagna ma perse ai supplementari con l'Ungheria. Purtroppo la maggior parte dei nostri calciatori importanti non erano riusciti a rispondere alla convocazione perché si giocava tra settembre e ottobre. Eppure il mister creò un gruppo egualmente di ottimo livello. Rocca aveva una grande disciplina e per rispetto nostro svolgeva la stessa mole di lavoro che ci imponeva: parliamo anche di quattro ore di lavoro di fila e lui aveva un ginocchio malformato da gravi infortuni calcistici. È stato un maestro, non ci coccolava ma ci faceva scontrare subito con la vita reale. Appoggiandoci sempre: chi è passato da lui difficilmente non ha fatto carriera".
Un inizio di carriera, quello di Fiorillo, che sicuramente aveva fatto intravedere margini di crescita importanti. Tanto da scomodare il paragone più abusato e più ingombrante per i portieri nati tra fine '90 e i primi del 2000, ma rivelatosi azzardato anche nel caso del 'Falco di Oregina', che oggi vive gli ultimi anni tra i pali a Salerno, lontano dalla sua Genova e dalle luci della ribalta. Il tempo dei sogni, probabilmente, è ormai svanito. Mentre restano i rimpianti per ciò che (forse) poteva essere e non è stato.