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Nicolò Zaniolo Roma 2021Getty

Le finte, i goal e il feeling con Mourinho: Zaniolo è tornato e vuole riprendersi la Roma

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Di quest'ultimo anno vissuto a guardare gli altri giocare, alzare trofei sognati per anni e sorridere, Nicolò Zaniolo ricorderà eternamente ogni minimo dettaglio, utile a definire un'esperienza che gli ha consegnato innanzitutto rabbia, poi la pazienza necessaria per superare l'ennesimo ostacolo di una carriera pronta a spiccare il volo, ma frenata dalla sfortuna.

Verrebbe semplice, quasi istantaneo, tirar fuori la retorica del giocatore ritornato in campo dall'infortunio e rinato nella sua stessa volontà di farcela: in realtà, quella di Zaniolo è una storia che si pone un gradino oltre l'epica, abbracciando i contorni della pratica e della cultura del lavoro.

"Siamo un bel gruppo e spero di dare un grosso contributo alla squadra quest’anno perché ne ho bisogno, e ne abbiamo bisogno".

Non un cenno egoistico, ma essenziale: nel calcio, in campo, nello spogliatoio, alla Roma viene sempre prima il "noi": per la carriera di Zaniolo, però, è fondamentale l'"io", adesso, all'insegna della continuità che con José Mourinho in panchina, ma più in generale con la maggior parte degli allenatori, dovrebbe avere.

 “Sto bene, spero di dare un grosso contributo alla squadra quest’anno. Ne ho bisogno…”

Zaniolo al termine di #RomaBFS#ASRomapic.twitter.com/aJQn7G2eaH

— AS Roma (@OfficialASRoma) August 4, 2021

Perché a 22 anni, compiuti lo scorso luglio, pensi a divertirti, sì, ma anche all'ambizione che caratterizza il tuo percorso, alle opportunità e ai treni da cogliere al volo, senza pensarci due volte: Roma è il contesto perfetto, lo coccola e lo aspetta. Sa, la piazza giallorossa, di trovarsi di fronte a un giocatore capace di decidere il suo destino e quello della propria squadra, sfortuna permettendo.

Quasi un anno fa l'infortunio al ginocchio in Nations League, l'ennesimo, poi il calvario per tornare in campo. Ci ha provato per gli Europei, senza riuscirci: ha festeggiato come tutti, ma avrebbe voluto essere lì. O meglio: avrebbe dovuto essere a Wembley. Ma il caso non ha voluto.

Una stagione persa, archiviata, un'altra sta per iniziare. Nel retropassaggio di André Lopes, contro il Belenenses, potrebbe averci visto più di un errore: magari, questa volta, la fortuna gira. Nel resto dell'azione, invece, Zaniolo ha messo tutto ciò che lo caratterizza: la rapidità nei movimenti, l'intelligenza e la tecnica, la furbizia e la fantasia tradotta nella finta che mette a sedere il portiere, e lo sfogo, rabbioso, della conclusione a rete.

Moruinho lo osserva, soddisfatto: 3 goal nel precampionato (contro Montecatini, Debrecen, quest'ultimo pregevole, e contro i portoghesi), ottimi segnali dal ginocchio, che risponde bene alla fatica. Se c'è un aspetto che Mou ha sempre apprezzato è il carattere forte dei suoi giocatori: Zaniolo, neanche a precisarlo, ha già dimostrato parecchio.

"Ci alleniamo sempre a mille col sorriso ed allegria nel venire al campo e penso che sia la cosa più importante".

Dell'epica dell'eroe al ritorno tra i protagonisti va attribuita una qualità, a Zaniolo: l'esserci stato sempre, con la testa, anche quando la vita gira male. Anche quando non sembra esserci via d'uscita: c'è sempre un angolino scoperto. Una via di passaggio: lui, fantasista puro, lo sa bene. Ne ha trovata una, quella che può consacrarlo defitivamente: tra una finta secca, un dribbling e uno "scavetto", che a Roma non è e non sarà mai un gesto scontato.

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