Ci sono allenatori che quando arrivano le notti europee che più contano si trasformano, facendo propria l'atmosfera suggestiva che caratterizza queste serate da dentro o fuori: l'esempio più lampante è rappresentato da una finale, dal confronto che non ammette errori e tutti sognano di disputare.
Per José Mourinho l'occasione è di quelle storiche, in grado di catalpultarlo ulteriormente all'interno del gotha del calcio internazionale: qualora con la sua Roma sconfiggesse il Feyenoord a Tirana, diverrebbe il primo tecnico a vincere Champions, Europa e Conference League, quest'ultima alla prima edizione che lo vede subito protagonista.
Ma com'è il rapporto tra Mourinho e le finali europee? Il bilancio parla di quattro trionfi e tre sconfitte, dunque leggermente positivo. La prima volta in assoluto fu nella stagione 2002/2003, nell'ultimo atto di quella che allora si chiamava ancora Coppa UEFA: al 'de la Cartuja' di Siviglia il suo Porto ebbe la meglio sul Celtic, beffato a cinque minuti dal termine dei tempi supplementari da Derlei, autore di una doppietta unitamente al sigillo di Alenichev che sancirono il 3-2 finale.
La Coppa UEFA permise di giocarsi la Supercoppa europea contro il Milan di Ancelotti il 29 agosto 2003: stavolta gli astri non giocarono a favore del lusitano, freddato da una capocciata di Shevchenko in avvio. Il risultato rimase lo stesso fino al triplice fischio, determinando così la prima delusione a livello internazionale per Mourinho.
Il riscatto clamoroso avvenne però nella Champions League 2003/2004, vinta senza i favori del pronostico dal suo Porto: senza storia la finale col Monaco, decisa da Carlos Alberto, Deco e il solito Alenichev, ancora una volta a segno. Quello fu il regalo d'addio ai Dragões, salutati per intraprendere la sfida alla guida del nuovo Chelsea di Roman Abramovich.
Getty ImagesNessun acuto europeo durante la prima esperienza a Londra, tanto che per rivedere Mourinho in una finale bisognerà attendere fino al 22 maggio 2010, data storica per i tifosi dell'Inter: al 'Bernabeu' vide la luce il Triplete grazie al 2-0 inferto al Bayern Monaco e valevole la conquista della terza Coppa dei Campioni/Champions League nerazzurra, con Diego Milito sugli scudi grazie alla doppietta che incenerì i tedeschi.
Tre anni più tardi, dopo il triennio vissuto al Real Madrid, Mourinho tornò al Chelsea e si presentò con un bruciante ko in finale di Supercoppa europea contro il Bayern Monaco: dopo il 2-2 dei tempi regolamentari e supplementari, la sfida si trascinò ai calci di rigore con l'errore decisivo di un giovanissimo Romelu Lukaku, ancora lontano dagli attuali valori tecnici e fisici.
Dal Chelsea ai rivali del Manchester United, sposati nel 2016/2017 e subito portati in cima con l'Europa League vinta ai danni dell'Ajax del 17enne De Ligt: 2-0 firmato Pogba e Mkhitaryan nello scenario di Solna in Svezia, utile ai Red Devils per festeggiare il primo acuto nella storia di questa competizione.
Qualche mese più tardi, l'8 agosto 2017, il Manchester United capitolò però dinnanzi ai campioni d'Europa del Real Madrid perdendo la Supercoppa Europea: a Skopje non bastò la rete di Lukaku di fronte all'uno-due di Casemiro e Isco, che regalarono l'ennesima coppa a Zinedine Zidane.
Oggi, quasi cinque anni dopo, l'opportunità di far proprio anche l'ultimo nato dei tornei continentali: sicuramente non al livello, in termini di prestigio, dei fratelli maggiori, ma comunque un trofeo da portare a casa. Perché vincere aiuta a vincere e Mourinho, dall'alto della sua esperienza, lo sa benissimo.




