Pubblicità
Pubblicità
Fabio Sciacca HDGoal

Fabio Sciacca: dall'Under 20 alla Nazionale Beach Soccer grazie al Catania

Pubblicità

Nel quartiere di San Giorgio, a Catania, la strada si sostituisce spesso ai campetti (comunque numerosi), i balconi alle tribune di uno stadio. In una città che vive di calcio e che dello stesso si alimenta, instancabilmente, i pomeriggi trascorsi con gli amici sono solo un altro modo per dar sostanza alle infinite speranze di uno sport che salva e che, in fin dei conti, vuole essere salvato, dai bambini e non solo. C’è uno spazio nel nostro subconscio in cui Fabio Sciacca è ancora ragazzo, vent’anni o poco meno, pronto ad affrontare la realizzazione del sogno più ambito, la Serie A con la squadra per cui ha sempre tifato. Nonostante tutto, ci è riuscito.

Nel lungo spot della campagna abbonamenti del Calcio Catania per la stagione 2011/12, per un bizzarro scherzo del destino, c’è anche l’essenza di un giocatore che è andato oltre le difficoltà, rialzandosi. A un certo punto del video Sciacca becca una gomitata da un avversario fittizio: è l’apice del filmato, la chiamata a raccolta nel momento di difficoltà.

“Il Catania ha bisogno della sua gente”: cade a terra, chiude gli occhi. Poi li riapre, si alza d’istinto e allo stesso modo riprende a correre, come e più di prima. In sintesi, quel che non ha mai smesso di fare da quando il destino gli ha regalato la maglia rossazzurra riversando su di lui le speranze di un popolo che nella sua storia non solo si è rivisto, ma anche realizzato. Godendo del debito illimitato che il fato ha nel conto in sospeso con lo stesso Sciacca.

Più o meno a metà strada tra il viale Mario Rapisardi e la via Palermo, crocevia tra il centro della città e il quartiere San Giorgio c’è una macelleria che espone, praticamente sul marciapiede, la propria carne, di fronte al via vai frenetico delle vetture, impegnate. La carriera da calciatore di Sciacca è stata messa in mostra più o meno con la stessa capacità d’impatto, tanto è stato euforico e veloce il suo ingresso nelle nostre vite: ha esordito in Serie A contro l’Udinese, nel marzo del 2009, nel giorno del secondo goal da 40 metri di Giuseppe Mascara (“Riaprite il segnale da Tonga”, per intenderci), mettendo a referto la sua prima espulsione alla seconda gara giocata, contro il Lecce, un mese dopo (e, soprattutto, dopo aver centrato il palo). Non ci ha messo molto prima di entrare nella lista dei preferiti di Walter Zenga: Francesco Rocca, commissario tecnico dell’Italia U20 lo nota e lo convoca per un’amichevole contro la Germania. Scende in campo da titolare, in un centrocampo composto da Silvano Raggio Garibaldi e Andrea Mazzarani. In attacco, un certo Ciro Immobile.

Fabio Sciacca Spain Italy World Cup U20 2009Getty

Quella del 2009 è stata un’estate piena di impegni per i ragazzi della Nazionale: prima i Giochi del Mediterraneo, poi i Mondiali U20. Sciacca disputerà entrambi, quasi sempre da titolare. La netta sfumatura che ha sempre contraddistinto la differenza tra le categorie delle varie rappresentative nazionali con ogni probabilità, con il tempo, ha sbiadito anche il malessere generato dal ricordo delle due competizioni: la seconda terminata ai Quarti di finale contro l’Ungheria ai tempi supplementari, dopo aver eliminato la Spagna di Jordi Alba, Cesar Azpilicueta, Ander Herrera e Dani Parejo. La prima conclusa nella maniera più dolorosa: al 95’, in finale, con un autogoal. Sempre contro la Roja.

La medaglia, comunque, ben si presta all’animo di Fabio Sciacca: “Argento vivo”, soprattutto in quel periodo. Se un giorno, nel calcio, ci fosse l’inspiegabile bisogno di descrivere un giocatore con una singola partita disputata in carriera, per il centrocampista catanese sceglieremmo sempre quella contro la Grecia, agli stessi Giochi del Mediterraneo. Allo “Stadio dei Marsi” di Avezzano va in scena la sintesi delle qualità e delle potenzialità di un ragazzo appena ventenne che aveva reso concrete le ambizioni di una città intera legate alla maglia Azzurra (in quel periodo conquistata, al livello maggiore, da Mascara e Biagianti).

Sciacca raccoglie il pallone appena al limite del cerchio di centrocampo, ma ancora nella sua metà: su di lui piombano due mediani greci. Poco spazio, poche forze. Ha due linee di passaggio: una, corta, rappresentata da Giacomo Bonaventura, l’altra, lunga sull’esterno, offerta da Di Tacchio. Si mette in proprio e lascia sul posto entrambi gli avversari: ciò che segue è un mistero. In allungo riesce a sterzare eludendo una scivolata sulla trequarti, quindi la tocca per soffiarla a un altro giocatore. La palla scorre via: da questo 3 vs 1 ne esce uno scatto da centometrista tale da bruciare il prato. Il portiere esce al limite, ma non c’è nulla da fare: porta avanti la sfera accarezzandola con la suola, prendendosi pure la briga di coordinarsi con il destro, spedendo il pallone alle spalle di Androutsos. Ad Avezzano si alzano in piedi e applaudono.

È anche il momento più alto, questo, della storia calcistica di Sciacca:“Due interventi al crociato, tre operazioni alla caviglia, tendine d’Achille rotto. Mi sono infortunato per la prima volta al ginocchio in allenamento: quando arriva l’infortunio grave è un po’ una ruota che gira e che tocca un po’ tutti i punti. Non mi sono mai abbattuto perché è la cosa che più mi piace fare: ripartire è sempre stato più importante e oggi sono qua”, racconta a Goal Italia.

Alessandro Del Piero Fabio Sciacca Juventus Catania Tim Cup 2010Getty

Dopo l’esperienza con la Nazionale gioca novanta minuti contro il Parma in campionato, poi il primo lungo stop. Ritorna ad aprile, tre partite, poi di nuovo KO. La stagione seguente va nella stessa maniera: disputa, in totale, 28 partite in 5 stagioni, prima di lasciare il Catania, nel 2014 (in mezzo anche due prestiti al Grosseto e alla Ternana, poi giocherà al Vicenza). Pochi giorni fa ha firmato con il Città di Siracusa, in Eccellenza.

Potrebbe semplicemente essere etichettato come l’ennesimo racconto della promessa sfortunata che dal calcio ha ricevuto più grane che soddisfazioni: e invece, la sua, è innanzitutto una storia di rinascita, legata allo sport. Nel 2018 firma con il Palazzolo, che oltre alla squadra a undici lo catapulta nel mondo del Beach Soccer: un anno dopo è già al Catania Beach Soccer, Campione d’Italia in carica, viste le ottime prestazioni in Serie A.

“Per me che sono di Catania vestire la maglia rossazzurra fa sempre un effetto diverso, speciale. Purtroppo non ho potuto farlo più a calcio a undici, ma ho voluto fortemente la stessa maglia nel Beach”: tre tempi, ritmo frenetico, ma ragionato. Tecnica sopra ogni cosa: in un contesto simile, Sciacca non può che fare bene. E infatti.

Fabio Sciacca Catania Beach Soccer 2021Catania Beach Soccer / Filippo Galtieri

(Fabio Sciacca in azione con la maglia del Catania Beach Soccer. Credit: Calcio Catania Beach Soccer / Filippo Galtieri)

“Mi trovo bene perché è uno sport che ti dà sempre soddisfazioni al di là dal risultato, perché comunque ti permette di girare, di stare fuori. Di fare quello che a me piace fare: avere il pallone tra i piedi, a prescindere dal terreno. Basta che c’è la palla per me va bene tutto”, ammette.

Arriva la chiamata della Nazionale di Emiliano Del Duca, ne diventa uno dei pilastri. “Se dovessi scegliere un periodo ben preciso della mia carriera, direi che il calcio a undici mi ha regalato gioie e soddisfazioni che non possono essere paragonate a nessun’altra cosa che abbia mai fatto. Oggi, però, il Beach Soccer mi ha dato ossigeno perché venivo da periodi pesanti e sfortunati, e avere la possibilità di vestire la maglia della Nazionale mi ha dato la voglia di ripartire”, spiega a Goal Italia.

Con gli Azzurri ha conquistato il terzo posto agli Europei di Beach Soccer, appena poche settimane fa, in Portogallo: con il Catania BS, invece, una Supercoppa e due Coppa Italia, con il “Double” della stagione appena conclusa. Con tiri al volo, palloni sollevati con il collo piede e rovesciate. E il rossazzurro (di una squadra da sempre ai vertici) addosso.

Nel maggio del 2009 è sceso in campo contro il Napoli, al Massimino, con la fascia da capitano al braccio: proprio come nello spot della campagna abbonamenti è caduto e si è rialzato svariate, mettendo Catania al centro di tutto. Le sue origini, le sue radici: San Giorgio, la città. La playa, con il golfo e l’Etna sullo sfondo, a far da paciere ai sogni turbolenti sulla sabbia scottante del Beach Soccer. Sciacca ha “rovesciato” il suo destino.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0