GOALPrima giocatore, poi allenatore. Un percorso che molti calciatori hanno intrapreso nella loro carriera, ma non sempre con i risultati sperati.
La carriera di allenatori come Eusebio Di Francesco è ricca di spunti, e allo stesso modo il mondo delle scommesse sportive offre diverse opportunità, come il bonus di benvenuto di Betflag ad esempio, che si può ottenere con un codice promo Betflag.In questa categoria rientra anche Eusebio Di Francesco, che nella sua carriera ha avuto la possibilità di rappresentare la Roma tanto in campo quanto in panchina, vivendo in giallorosso diversi momenti altissimi alternati a punti piuttosto bassi.
La sua storia nel calcio, precedente a quella romanista, inizia nel settore giovanile dell'Empoli. In Toscana, Di Francesco esordisce in Serie A come giovane molto promettente ad appena 18 anni.
Il contesto però non è dei migliori e nel giro di due anni l'Empoli retrocede per ben due volte, terminando in Serie C.
Dopo quattro anni al Castellani, il centrocampista nato a Pescara si trasferisce dapprima alla Lucchese e poi al Piacenza, alternandosi tra Serie B e Serie C.
A notarlo durante il suo biennio emiliano è Zdenek Zeman, diventato nel frattempo allenatore della Roma, e che vede in lui il compagno ideale a centrocampo di Luigi Di Biagio e Damiano Tommasi.
Qualche perplessità sul suo conto, al momento dell'arrivo nella capitale, c'è. Di Francesco è chiamato a fare il titolare in un centrocampo che punta ai vertici della Serie A pur avendo alle spalle una sola presenza - tra l'altro nemmeno per intero - nel massimo campionato.
Ma il rendimento del centrocampista abruzzese sorprende tutti. Le stagioni sotto la guida del tecnico boemo sono le migliori vissute da Di Francesco in carriera, al punto che arriva a guadagnarsi anche le prime convocazioni con la Nazionale italiana.
Il vero risultato che il pescarese conquista nella capitale però è l'affetto incondizionato del pubblico romanista. Malgrado stagioni non esaltanti della squadra sul piano dei piazzamenti e dei risultati, il tifo giallorosso resta colpito dallo spirito di sacrificio e l'impegno sempre profusi in campo da Di Francesco.
Il legame tra le parti si rafforza grazie a un goal segnato in un rocambolesco derby terminato 3-3, con la Roma sotto 3-1 che agguanta il pari nei minuti finali della partita.
Di Francesco segna il goal che la riapre, con Totti a completare l'opera e Delvecchio addirittura a ribaltarla, anche se poi la rete del numero 24 verrà annullata per un fuorigioco visto solo dal guardalinee.
Con l'arrivo di Fabio Capello sulla panchina della Roma, a causa anche di alcuni infortuni, vede sempre meno il campo. E nell'anno del tricolore romanista, il centrocampista darà il minimo del suo contributo, giocando appena 5 partite prima di infortunarsi gravemente al ginocchio destro.
Pur laureandosi Campione d'Italia, la carriera di Di Francesco inizia un lento processo di deterioramento. La Roma lo fa tornare a Piacenza, dove ritrova un minimo di brillantezza, prima degli ultimi fuochi sparati tra Ancona e Perugia.
Al momento del ritiro, nel 2005, l'ormai ex centrocampista torna a Roma per vestire i panni del team manager. Allenare non rientrava affatto nei suoi piani, come più volte rivelato dallo stesso Di Francesco in futuro.
Dopo l'esperienza da team manager, segue quella da direttore sportivo al Val di Sangro. Ma il richiamo del campo è troppo forte. Nel 2008 inizia così la sua carriera da allenatore, che parte da Lanciano e passa per Pescara, Lecce e Sassuolo.
In neroverde, Di Francesco riscrive la storia del club. Prima centra la prima storica promozione in Serie A nel 2013, poi dopo tre salvezze consecutive porta il club della famiglia Squinzi in Europa League.
Risultati raggiunti tramite il gioco e il modulo - il 4-3-3 di zemaniana memoria - che mettono l'abruzzese sotto i riflettori come uno degli allenatori più interessanti della scuola italiana.
Nel 2017 il sogno diventa realtà. Il direttore tecnico Morgan De Sanctis e quello sportivo Monchi vedono in lui l'uomo giusto per raccogliere l'eredità di Luciano Spalletti alla guida della Roma.
Un compito non facile, dato che i giallorossi sono reduci da una stagione in cui hanno raccolto 87 punti e insidiato - per quanto possibile - l'egemonia della Juventus sul campionato italiano.
Arrivato per la sua propensione a un calcio propositivo, aggressivo, europeo, viene stato scelto anche per la sua conoscenza del famigerato ambiente romano. Radio, tv e giornali che quotidianamente riversano fiumi di parole in grado di travolgere chiunque non sappia come affrontare il torrente in piena.
A Trigoria, DiFra trova una squadra assolutamente competitiva, composta da Alisson, Manolas, Fazio, De Rossi, Kolarov, Nainggolan, Dzeko e molti altri calciatori di livello.
Il tecnico fa però fatica a trasmettere le proprie idee di gioco alla squadra. Ne deriva una squadra che è un ibrido in cui convive l'anima aggressiva tipica del calcio pensato dall'allenatore e quella in grado di fare necessità virtù portandosi a casa il risultato pur "tradendo" i dettami tattici.
Ne deriva una stagione nel corso della quale la Roma è in grado di vincere ben 8 partite 1-0, ma anche di perderne ben 6 all'Olimpico eguagliando un record negativo risalente a ben 70 anni prima.
Il vero capolavoro di Di Francesco in giallorosso è per il percorso in Champions League: non solo la Roma vince il girone con Chelsea e Atletico Madrid, ma riesce a raggiungere la semifinale del più importante torneo continentale grazie a una rimonta leggendaria contro il Barcellona nei quarti.
Sconfitti al Camp Nou per 4-1, i calciatori giallorossi si impongono per 3-0 all'Olimpico con i goal di Dzeko, De Rossi e Manolas, regalando alla Città Eterna una notte indimenticabile.
I sogni di portare per la prima volta la coppa dalle grandi orecchie a Roma si infrange sui duri scogli del Liverpool, micidiale con il 5-2 ad Anfield e cinico a Roma pur uscendo sconfitto per 4-2.
Dopo questo straordinario traguardo, al pescarese viene proposto di allungare di un anno il suo contratto. Il preludio di altre grandi stagioni si rivela l'apertura delle porte di un incubo.
L'anno successivo la Roma è una squadra irriconoscibile. Le partenze di Alisson, Strootman e Nainggolan hanno totalmente trasfigurato la rosa, che si rende autrice di una stagione assolutamente sottotono.
Gli arrivi di Pastore e Nzonzi si riveleranno addirittura deleteri, mentre Olsen non sarà in grado di non far rimpiangere il portiere brasiliano.
Tra equivoci tattici e tecnici, la Roma scivola progressivamente verso un declino abissale e vede scomparire uno dopo l'altro tutti i propri obiettivi.
L'unica nota positiva di un'annata simile è la scoperta di un talento puro come Nicolò Zaniolo. Si deve all'allenatore ex Sassuolo l'intuizione, al punto che l'allenatore lo farà esordire in Champions League al Bernabeu contro il Real Madrid.
L'avventura di DiFra nella capitale termina a marzo del 2019, con la doppia sconfitta nel derby e con il Porto a sancire il fallimento definitivo del progetto romanista.
Da quel momento in poi la carriera del mister pescarese prenderà una brutta piega: tre stagioni iniziate e nessuna finita, con altrettanti esoneri tra Sampdoria, Verona e Cagliari. Prima della ripartenza a Frosinone, guarda caso proprio a pochi chilometri dalla Capitale, dove però chiude con un'amara retrocessione all'ultima giornata.
Quest'anno per lui una nuova occasione sulla panchina del Venezia, con la speranza che il finale sia diverso.
