
Uno dei goal più famosi di Esteban Cambiasso, quello contro il Chelsea agli Ottavi della Champions League del Triplete, segue a grandi linee questa dinamica: rinvio corto della difesa, prima conclusione al volo, respinta nuovamente corta e mancino vincente all’angolino. In un certo senso, esponenzialmente amplificato dall’eco generato dalla visione della rete che si gonfia, atto puro della passione calcistica, un’azione traducibile nei termini del Padel, pur senza racchetta.
Nel silenzio dei campi del Beach Town Basiglio di Milano, scandito dal rumore del rimbalzo della palla sulle pareti in vetro e sulle pale, è possibile riconoscere due o tre “Vamos” a conclusione di un punto messo a segno da uno dei volti noti del Celebrity Padel Tour, in quella circostanza giunto alla seconda tappa. Inconfondibile: le distanze ridotte di un campo da Padel lo aiutano a trasferire i movimenti che dettavano il ritmo al centrocampo dell’Inter e dell’Argentina, ma lo ingannano in quanto a tempismo ed efficacia dell’intervento. Che volete farci: un mediano in uno sport senza contatto è come un pesce fuori dall’acqua, tutt’al più in una boccia di cristallo. Regola valida per tutti, ma non per lui: “El Cuchu” Cambiasso in un campo da Padel ha dimostrato non solo di poterci stare, ma anche di saper risaltare.
GettyVerrebbe quasi da dire che ci troviamo di fronte al tipico fenomeno del “dove lo tocchi suona”, se non stessimo parlando di uno dei più importanti centrocampisti della storia del calcio: a un professionista del genere tanto si può dire, ma mai di non amare le sfide. Che ci crediate o meno, l'Esteban Cambiasso giocatore di Padel è proprio bravo.
Per lui, però, in un certo senso è stato più facile, intrecciando le proprie radici con uno sport che in Argentina ha vissuto il suo periodo di massimo splendore negli anni ’90, quando era considerato il secondo per importanza, dopo il calcio. Precursori, almeno fino all’esplosione degli ultimi mesi che, in un periodo assurdo come quello pandemico, ha portato all’incremento dell’800% del numero dei campi presenti in Italia, con la crescita da 5mila a 50mila iscritti alla FIT (Federazione italiana tennis). Numeri incredibili fino a poco tempo fa (se si pensa, oltretutto, che molte tra queste strutture hanno letteralmente sostituito quelle calcistiche).
Cambiasso com’è noto ha studiato per diventare allenatore (è in possesso della licenza UEFA A), entrando nello staff tecnico della Colombia di José Pekerman per i Mondiali in Russia del 2018, ma in attesa dell’opportunità giusta è tornato al professionismo, mettendo da parte il calcio. “Professionismo?”, direte. Sì. Non è solo una delle tante celebrità del mondo del pallone a cimentarsi, di tanto in tanto, in tornei in giro per l’Italia (da Beppe Bergomi a Billy Costacurta, e molti altri): è un giocatore professionista ingaggiato da una squadra ben precisa, il Quanta Club di Milano.
GettyPrescindendo dai risultati, comunque, “El Cuchu” ha tenuto fede alla sua tradizione calcistica, con ottime prestazioni: del suo Padel si dice un gran bene in fase difensiva, mentre deve ancora lavorare a quella offensiva, pur ottima. Dal rettangolo verde alla gabbia e al rimbalzo imprevedibile della griglia sembra che nulla sia cambiato, insomma.
Fa coppia fissa con il suo maestro, e amico, Luis Ovando, capitano del Quanta Club, conosciuto proprio grazie alla pala, un tipo definito “Pane e racchetta” con il sorriso stampato sul volto, proprio come “El Cuchu”: perché poi, tra un punto e l’altro, ci si dimentica del resto, delle difficoltà che stanno altrove. Il Padel, in un momento come quello che stiamo vivendo, è stato fondamentale, come ha spiegato all’Ansa il cinque volte campione italiano, Simone Cremona, definendolo “una specie di antidoto alla solitudine in tempo di Covid”. La passione di Cambiasso, comunque, risale a molto tempo prima della pandemia.
Sbirciando sul suo profilo Instagram è impossibile non notare le tante foto che lo ritraggono con tanti giocatori che nel calcio hanno lasciato la loro firma, Javier Zanetti, Cristian Chivu e Marco Materazzi tra gli altri, ben prima di tutto questo, quando impugnare una pala significava ben altro, per molti. Si era già portato avanti, anticipando tutti: era abituato a farlo sul campo rubando il tempo agli avversari, prefigurando le azioni in transizione e rendendole realtà, figuriamoci fuori.
Dei giocatori che hanno deciso di intraprendere la via del Padel è quello con il più alto punteggio in termini competitivi.
Da sempre appassionato di Tennis, ha saputo trasformare la sua indole competitiva in concreta possibilità anche oltre il termine della sua carriera calcistica, avvenuta nel 2017 (al termine dell’esperienza in Grecia con l’Olympiakos): se non credete a queste parole, i passaggi sono molto semplici. Accedere a Youtube e cercare il suo nome associato al Padel: munirsi di un’oretta libera e sana curiosità. Magari non lo vedrete entrare in scivolata, ma scoprirete che dell’Esteban Cambiasso visto con la maglia dell’Inter, come con quelle di Real Madrid, River Plate o Leicester, ci sono ancora l’anima, il corpo e la mente.
E la voglia di vincere e di sorprendere, che non si placano facilmente in un professionista naturalmente predisposto al sacrificio e al successo: “El Cuchu”, 43 anni oggi, non è cambiato di una virgola. Lontano dal ruolo di opinionista, ha solo sostituito al suono dei tacchetti degli scarpini quello della pala che raccoglie il rimbalzo della palla sulla parete in vetro. I “Vamos!” agli iconici “Goal!” urlati a braccia aperte, in scivolata sulle ginocchia: il resto è rimasto al solito posto, tra un punto e l’altro messo a segno e la voglia di alzare almeno la metà dei trofei alzati al cielo in carriera.
