Pubblicità
Pubblicità
Omar El Kaddouri NapoliGetty

Da "erede di Hamsik" a rimpianto del Torino: la sfortunata storia di El Kaddouri

Pubblicità

Nel 2012 il calcio italiano si era quasi abituato a definire come “talenti” i giocatori con “El” come prefisso al cognome: quasi fosse un certificato di qualità, insomma. Era successo con Stephan El Shaarawy, che proprio in quell’anno concludeva la sua prima grande stagione da professionista (direte “E con il Padova?”: sì, certo, ma in Serie A è un’altra cosa) con il Milan, venendo inserito nella lista stilata da Don Balòn circa i migliori calciatori nati dopo il 1991. Successe più o meno la stessa cosa con Omar El Kaddouri, pur con le dovute differenze.

C’è una cosa che li accomuna, in ogni caso: aver fatto parte di un settore giovanile che negli anni ha sfornato giocatori di qualità. Per El Shaarawy quello del Genoa, per El Kaddouri quello del Brescia, che durante un Torneo di Viareggio lo nota con la maglia dell’Anderlecht, senza farselo sfuggire.

C’è un goal che, tra i tanti, vale la pena citare della storia del giocatore marocchino: quello siglato nel marzo del 2017. El Kaddouri esulta in silenzio, mentre dà la mano ai compagni: è la rete dell’1-3, ed è prettamente simbolica per il classe 1990. Ha appena segnato contro il Napoli, squadra che lo ha definitivamente ceduto a fine gennaio all'Empoli. La cosa che si nota, comunque, è che non c’è il minimo rancore nella consapevolezza acquisita dalla rete che si gonfia alle spalle di Pepe Reina, dopo una punizione magistrale.

In metà stagione all’Empoli El Kaddouri pareggerà il numero di goal messi a segno durante la sua esperienza partenopea, tutti tra il 2015 e il 2016, con Maurizio Sarri in panchina: è un Napoli che segna tanto, quello, e le qualità del marocchino vengono messe a disposizione, nel tridente, di uno tra Gonzalo Higuain e Manolo Gabbiadini. Gerarchicamente, comunque, deve fare i conti con un José Callejòn ancora nel suo momento “prime”: si può dire, di lui, che sia capitato nel posto giusto al momento sbagliato. Forse.

Prima di conoscere il “Sarri ball” e i suoi effetti, El Kaddouri trascorre due anni a Torino: il punto senza dubbio più alto della sua esperienza in Italia, che segnerà, per certi versi, una presa di coscienza superiore nel giocatore nato in Belgio.

“Molti mi paragonano ad Hamsik o Zidane, ma a me questi accostamenti, per quanto lusinghieri, sembrano esagerati”, spiega in sede di conferenza stampa di presentazione da nuovo giocatore granata.

Il motivo della precisazione è semplice: non sono paragoni casuali. I due accostamenti sono nati proprio nel 2012, quando El Kaddouri si è trasferito al Napoli. Vuoi per la presenza dell’ex numero 17 in azzurro, vuoi per le sue caratteristiche dinamiche. Insomma: classica situazione da “arriva il nuovo…”, fate voi.

Per quel che riguarda “Zizou” fu proprio il marocchino a tirarlo fuori come fonte d’ispirazione: “Il mio modello è Zinedine Zidane”. Ahia. Presentarsi così è pesante per chiunque. Per Hamsik il discorso è maggiormente simbolico: El Kaddouri è, come detto, frutto del settore giovanile del Brescia (pur avendo trascorso diversi anni all’Anderlecht) proprio come “Marekiaro”, tant’è che il suo percorso, dalla formazione lombarda al Napoli, sembrava ricalcarne le orme. Periodi storici differenti, troppo.

Il fatto è che per mostrare il suo valore, quello effettivo e non potenziale, El Kaddouri è stato costretto a lasciare il club azzurro: scelta importante, ma logica. Sta tutta qua la differenza con Hamsik, quest’ultimo arrivato in una squadra in costruzione, nel 2007. Al Torino, però, il marocchino trova il suo spazio vitale.

“L’esperienza più bella della mia carriera. Un grande amore: non ho mai giocato così bene, anche se spesso penso che avrei potuto fare di più in carriera”, ha raccontato a Cronache di Spogliatoio. “Ho avuto un po’ di sfortuna, mettiamola così”.

La “sfortuna”, per El Kaddouri, assume i contorni delle scelte prese. Arrivato in granata si sblocca contro il Catania, siglando una doppietta all’Olimpico a fine novembre: ciò che risalta all’occhio, comunque, è la capacità di adattarsi agli schemi di Gian Piero Ventura. E tutto si può dire dell’ex commissario tecnico della Nazionale, tranne che quel Toro non giocasse bene. Questo no.

El Kaddouri VenturaGetty

Esterno nel tridente, trequartista del 3-5-2 o seconda punta: El Kaddouri è finalmente tutto ciò che si era detto: non sarà Zidane, questo no, ma è un giocatore nuovo. Diverso, persino da Hamsik. Nell’estate del 2014 il Napoli lo cede ancora al Torino, permettendogli di vivere una delle stagioni più emozionanti della sua esperienza italiana, quella culminata con l’eliminazione agli ottavi di Europa League, ma caratterizzata dalla folle partita del San Mamés contro l’Athletic Bilbao, risolta dalle reti di Quagliarella, Maxi Lopez e Darmian, su assist dello stesso El Kaddouri.

Di quella stagione, però, bisogna anche ricordare la gara contro il Napoli, persa all’allora “San Paolo” per 2-1: a fine partita il clima è rovente. C’è un tocco sospetto di Zuniga, in area di rigore: Massa lascia correre. Tra i giocatori che vanno a protestare dopo il triplice fischio c’è anche El Kaddouri, l’ex. È una furia: dentro c’è tutto, forse in questo caso sì, un po’ di rancore. C’è anche un cartellino rosso che gli costerà due giornate: anche da questi momenti passa la maturità calcistica di un giocatore.

Tornato a Napoli, comunque, del giocatore visto con il Torino neanche l’ombra: solo qualche sprazzo qua e là, chiuso da gerarchie consolidate. Dal 2017 si è trasferito in Grecia, al PAOK Salonicco, diventando uno dei simboli della vittoria del campionato del 2019, tra episodi curiosi e sliding doors, come quella che nel 2016 poteva portarlo all’Atalanta.

“Era il primo anno di Gasperini, ultimo giorno di mercato: era tutto fatto, ma il Napoli si è impuntato e ha detto no. Sarri mi ha convinto a restare, ma il giorno dopo nella lista Champions non ci sono. Da lì abbiamo chiuso”.

La sua storia è piena di “se” e “ma”, tra paragoni ed etichette: poteva essere parecchio, con il piede che si ritrova. Alla fine, però, aveva ragione: non è stato né Hamsik né Zidane. È stato El Kaddouri, e va bene così.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0