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ELJIF ELMAS GIOVANNI DI LORENZO NAPOLI SERIE A 13012023Getty Images

Elmas a DAZN: "In Macedonia seguivo la Roma per Totti, Spalletti è il nostro condottiero"

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"Andavo a scuola, poi tornavo a casa e mangiavo, facevo l’allenamento, andavo a scuola di inglese, poi Kickbox, piscina e dopo andavo da mio padre, lavoravo con lui in pasticceria".

Essere EljifElmas non vuol dire solamente rappresentare la Macedonia del Nord nella squadra capolista in Serie A, e di conseguenza esserne uno dei migliori giocatori, ma anche essere consapevole di aver percorso tanti "chilometri" (metaforici e simbolici) per arrivare dov'è adesso, al Napoli.

Guarda "Culture - Elmas" su DAZN

Lo sa, lo sa bene quando a "DAZN", nel format "Culture" si racconta partendo dalla sua storia e dai sacrifici compiuti in patria.

"Ho fatto tanti sacrifici quando ero piccolo e ciò mi ha aiutato tantissimo. Facevo tutte queste cose perché lo volevo io: volevo sempre aiutare mio padre".

Suo padre aveva una pasticceria, "Mandarina", ma la strada del giovane Elmas è sempre stata segnata dal calcio, sin dalla giovanissime età.

"Quando avevo 3 anni ho preso la palla e con gli amici facevamo le porte con le scarpe per giocare per strada. A 13 anni e mezzo ero in Primavera e ci allenavamo con la prima squadra: mancava un loro giocatore e hanno scelto me. Poi sono stato capitano a 15 anni nella squadra B: a 16 anni ho fatto il mio debutto a 16 anni e 5 giorni".

In qualche modo il destino ha scelto di portarlo a confrontarsi con Luciano Spalletti: la sua Roma era una delle squadre che più seguiva da piccolo.

"In Macedonia si segue il calcio italiano: a me piacevano Francesco Totti e la Roma (di Spalletti ndr). Mi piaceva come giocava e il mio preferito era Totti: un fenomeno. Poi ho iniziato a guarda l’Inter e tutto il resto del calcio italiano. Nella mia famiglia nessuno guardava calcio".

Elmas è noto anche per le sue scarpe, bucate nei talloni: il significato svelato dal centrocampista del Napoli è importante, simbolicamente.

"Dovevo farlo per forza, avevo parecchio male al talloni, altrimenti non potevo giocare. Ci ha pensato Tommaso (Starace, ndr), io ho provato, ma lui ha definito bene. Io le scarpe non le cambio: se ci segno un goal, allora le tengo sempre. C'è un po' di scaramanzia".

Al di là della scaramanzia, ci sono tante individualità nel Napoli di Spalletti: Victor Osimhen, a cui i napoletani hanno dedicato diversi spunti di quotidianità. Torte comprese.

"Appena ho visto la torta ho avvisato Victor. Penso sia meritata, lui sta facendo bene ed è al primo posto nella classifica dei marcatori. Questo è importante anche per noi. Quando segna gli cantiamo la canzone, ad iniziare è sempre Tommaso".

Altri nomi: Kim su tutti è stato il giocatore che più lo ha colpito.

"Kim mi ha sorpreso. E' anche un grande uomo col carattere giusto, veramente impressionante. Anche Lobotka, Kvaratskhelia, Anguissa, Di Lorenzo, Mario Rui: se inizio così vado all'infinito. Sono tutti tanta roba quest'anno. Il nostro primo condottiero è il mister, il secondo è il capitano. In campo il mister e nello spogliatoio Di Lorenzo. Spalletti ha creato un buon gruppo, ci fa giocare più di squadra e mi ha fatto vedere come si cresce più velocemente e si gioca con maggiore semplicità a calcio. Giocare questo tipo di calcio è molto divertente. La rosa è formata interamente da grandi calciatori: non solo i titolari, altrimenti non sarebbero al Napoli".

Chiude con un gioco, Elmas: paragonare i calciatori del Napoli ai dolci, tra quelli maedoni e quelli napoletani.

"Kvaratskhelia? Eclair. Perché è buono come Kvara, un dolce top. Di Lorenzo? Baklava. Lobotka? Babà. Kim? Profiterol. E' qualcosa che piace a tutti".
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