
Non è da tutti giocare in Serie A, non è da tutti militare sia nella Roma, che nel Milan. Le ambizioni di un giocatore nato e cresciuto in un paese calcistico al limite tra la seconda e la terza fascia d'elite come la Grecia, non sono proprio le stesse di chi lotta da anni in Italia, nelle giovanili e tra i professionisti, tra gavetta e strada per niente spianata. Arrivare in club così importanti, dalla Grecia, porta a titoli di giornali, parate (ora non esageriamo), grandi aspettative per l'orgoglio ellenico che si fa strada nel continente. Inizio anni 2000, il massimo punto raggiunto dall'Ellade nel pallone. Zagorakis, Charisteas e Dimitrios Eleftheropoulos, che sfiora la gloria degli Europei casalinghi vinti a sorpresa, che accarezza la casacca giallorossa e quella rossonera, riuscendo ad indossarla, raccontando di aver giocato con (inserire leggendario cognome) e aver sfidato (aggiungere mitico giocatore del nuovo millennio). Una storia particolare.
E' il 2004 quando il Messina, neopromosso in Serie A con Marco Storari a parare e Arturo Di Napoli a sfondare le reti avversarie decide di puntare su uno dei portieri più vincenti dell'epoca. Non conquista trofei nei campionati top, ma sette titoli nel torneo greco sono comunque dati statistici su cui ragione, soprattutto se l'estremo difensore in questione è nell'età perfetta per il ruolo e assicura stabilità, attenzione, sicurezza. Ha 28 anni, Eleftheropoulos, quando viene contattato dall'ambizioso club siciliano.
Si trasferisce a titolo definitivo a Messina, terra calda come Atene, dove è nato e cresciuto, diventando grande, di fisico, d'età, di qualità calcistica. Non è il titolare indiscusso, vista la presenza di tarzan Storari, ma ogni qual volta viene chiamato in causa, leggasi dieci gare, convince i curiosi. I greci non hanno mai avuto una grandissima fortuna in Serie A: sono stati quasi esotici elementi da osservare con interesse. Alcuni sono stati idoli incontrastati, altri (la maggior parte), sono finiti nel calderone delle meteore e nel buco dei flop.
Da novembre a maggio 2004, anche i piccoli errori vengono allontanati da un generale senso di positività, di buone vibrazioni che gravitano nell'aria. Il Messina conclude del resto il campionato al settimo posto, oltre ogni più rosea aspettativa. L'unione di gioventù ed esperienza, di gavette estreme, di etnie e qualità che stanno venendo fuori in maniera incontrastata, portano le big a puntare forte sui giocatori siciliani, anche i secondi portieri. Vedi Eleftheropoulos.
GettyAdriano Galliani si invaghisce di Eleftheropoulos nelle poche gare giocate a Messina, dicendo di portarlo a Milano, sponda rossonera. Il Milan acquista così il portiere greco, tra dubbi e perchè. Dimitrios vale, ma non è quello il punto cardine: il team di Ancelotti conta infatti su diversi numero uno e nessuno sembra essere pronto a scendere nelle gerarchie. Dida è il titolare, Kalac il gigante acquistato per essere secondo, Fiori l'eterno terzo. E il greco? Arriva senza una spiegazione, forse per mettere alla prova il collega australiano, che si dimostrerà affidabile come secondo dell'amico brasiliano.
Le voci girano e si dice che Eleftheropoulos non voglia abbandonare il sogno Milan. Del resto, bisogna evidenziarlo, è arrivato da due settimane, letteralmente, e già si parla di addio in quella torrida estate 2005. Ha il logo stampato addosso, scende in campo nelle amichevoli estive. Ha dunque la possibilità di divertirsi e mettere il petto in fuori, consapevole di essere in uno dei club più importanti del globo, che solamente pochi mesi prima ha giocato la finale di Champions League, contro il Liverpool (ferito a Istanbul, ma si tratta, ovviamente, di un'altra storia).
Gioca contro il Lugano, scende in campo da titolare nel dimenticato Trofeo Tim contro l'Inter, partecipa all'International Champions Cup in terra statunitense giocando dal 1' in entrambi i match contro il Chelsea, torna in Italia e viene scelto anche per le gare contro Al Ittihad e Lugano. Insomma, sembra esserci un futuro per lui. Il problema è che nel frattempo Galliani si è invaghito di un altro amore di mezza età, quel Kalac che i tifosi del Milan ricorderanno più avanti con il sorriso e la faccia testa dalla riverenza per i suoi oltre due metri di altezza.
Le cronache dell'epoca evidenziano sempre e comunque, quasi in maniera eguale e banale, che Kalac fu eroe per caso. Da Perugia a Milano, riuscì a farsi strada con una qualità incredibile rispetto alla sua mole. Nonostante da fuori sembra che Eleftheropoulos si sia guadagnato il ruolo di secondo, dietro Dida, la verità è che lo staff tecnico rossonero non è pienamente convinto. Porta così il ragazzone di Sydney a Milano, come vice del titolarissimo sudamericano. Ergo, Dimitrios deve cercarsi una nuova squadra. A meno di non vedere mai il campo in gara ufficiale. Letteralmente.
Per forza di cose, Eleftheropoulos si guarda intorno, e il Milan promette di trovargli una squadra importante, visto 'il disturbo' per l'acquisto di inizio luglio che sta trasformarsi in cessione a fine agosto. C'è una big, in Serie A, che vuole creare un nuovo parco portieri, così da capire chi sia il migliore. Se Curci, già presente prima dell'ultimo giorno di calciomercato con il doppio botto, oppure i nuovi arrivati. Uno è ovviamente il greco, l'altro Doni. Avranno una storia completamente diversa nella Capitale, figlia del caso, delle occasioni, del sapersi adattare.
Il 31 agosto 2005, sul gong, la Roma acquista Doni, preleva Eleftheropoulos, conferma Curci. Quest'ultimo, dato come titolare, scivolerà secondo, mentre il brasiliano giocherà da imprescindibile, o quasi, già nella prima annata giallorossa, e per sei in totale. Il greco Dimi? Diventa terzo, ma ancora, ovviamente non lo sa.
Alla presentazione ufficiale è su di giri, perchè tanto non può andare peggio rispetto alla mini-era rossonera:
"Sono contento di questo trasferimento perché a Roma avrò più possibilità di giocare. Nel Milan ero chiuso da Dida e da Kalac. Martedì Roma e Milan hanno avviato l' affare e non è stato difficile trovare un accordo".
Più che sogno di giocare, forse le promesse. Ma i pianeti si allineano in maniera opposta ai suoi desideri e nel 2005/2006 non scenderà in campo nemmeno per un minuto, in nessuna competizione. Già a ottobre si parlerà di una possibile cessione invernale che in realtà mai arriverà. Si trascinerà come ultimo dei portieri, fino all'estate, quella calciopoliana che stravolgerà classifiche, idee e convinzioni. E' il momento di salutare le big ed accasarsi all'Ascoli, in provincia.
Non sarà imprescindibile nemmeno qui, in lotta per evitare una retrocessione che invece arriverà al 19esimo posto. Tutto attorno a lui si sfalda, ma si aggrappa ad un Serie A che non vuole mollare, a nessun costo: sceglie Siena, rimane un biennio tra alti e bassi, mai da titolare, mai come quegli anni di Atene in cui, capelli quasi a zero e voli ovunque, sembrava poter essere in nuovo grande crack ellenico. La storia si è pronunciata diversamente e per lui, finito il periodo italiano, si riapre quello greco, a cavallo tra la fine del primo decennio del 2000 e il secondo. Normie, normale, normalità senza sbuffi di polemiche e balzi nel cielo dei grandi. Il ruolo di portiere sì, ma anche quello di iper-meteora, oltre quella di livello base.
