Eder Sao PauloGetty

La Cina, il Brasile e le polemiche: Eder, "Citadin" del mondo

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Fosse nato a poco più di 19 ore di volo a Nord-Est, il suo nome avrebbe suggerito la destinazione simbolica della sua missione: “Citadin”, che ben lontano dal portoghese, o meglio, da quel che il brasiliano ha ereditato dal portoghese a Lauro Muller, comune di Santa Catarina, significa “cittadino”. Ma al resto ci ha pensato la Francia, nel 2016, permettendogli di toccare con mano le più alte sfere del calcio europeo, con la maglia dell’Italia.

C’è una cosa, però, che gli Europei non potevano proprio prevedere: due anni dopo, Eder Martins sarebbe diventato sì, “Citadin”, ma del mondo, arrivando persino in estremo oriente.

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Per una strana convenzione acquisita siamo portati a pensare il Brasile lontanissimo dalla Cina: un’assurdità. Slegati dalla concezione statica di cartina geografica, i due Paesi sono ovviamente molto più vicini di quel che si pensa, se sfidando il fuso orario e il conseguente jetlag si viaggiasse da destra verso sinistra: chiaramente non è possibile. Ma persino un suo trasferimento all’estero, o comunque un suo addio al calcio europeo a 31 anni sembrava irrealizzabile, alla fine della stagione 2017/18.

Magari non quello all’Inter, al termine di un’annata che lo ha visto giocare quasi sempre spezzoni di partita nella formazione di Luciano Spalletti: e pensare che a novembre, nel 2017, aveva assistito dalla panchina a una delle clamorose disfatte della storia della Nazionale italiana a San Siro. Quello che sì, in quel momento era anche il “suo” San Siro: e, tra le altre cose, il suo addio ufficiale alla maglia azzurra. Serviva cambiar qualcosa: campionato? Sì. Paese? Pure, perché no: in Italia ci era arrivato nel 2006, quando il Criciuma lo aveva ceduto all’Empoli. Piace al Valencia, secondo le voci di mercato: ma i nerazzurri da qualche anno hanno un ponte importante per un nuovo mondo. La proprietà, il Suning Holdings Group di Zhang Jindong, ha un club piuttosto ambizioso in patria, e precisamente a Nanchino: il Jiangsu Suning.

I cinesi avevano già speso parecchio, dal 2015, per renderla una squadra capace di competere per la vittoria del campionato: arrivarono giocatori strappati ai grandi club europei, in aste senza senso (50 milioni per Alex Teixeira in un periodo in cui 50 milioni venivano pesati bene suonano ancora come una minaccia alle potenze del calcio), raggiungendo la cifra di 100 milioni di euro in una singola sessione di mercato. Figuriamoci: c’è un giocatore in partenza? Suning offriva, il calciatore ci pensava e, nella maggior parte dei casi, accettava.

Alex Teixeira Eder Jiangsu SuningGetty

Dal 2017 sulla panchina del Jiangsu sedeva Fabio Capello: l’impatto fu traumatico. La squadra si salvò, sì, ma presto l’allenatore italiano risolse il proprio contratto, aprendo la via a Cosmin Olaroiu. Fatta questa necessaria premessa, ecco che entra in gioco Eder: non più italo-brasiliano, ma “Citadin” in tutti i sensi.

Gioca 16 partite di Super League da luglio a novembre: segna 11 goal. Diventa il leader della squadra che arriva quinta anche grazie a lui: anche perché senza le sue reti, che sono valse complessivamente 17 punti, il Jiangsu sarebbe finito penultimo alle spalle del Changchun Yatai. In poche parole, sarebbe retrocesso.

C’è veramente poco da sorridere, così come sterile sarebbe precisare, nella maniera più banale possibile, che “chiunque può far bene nel campionato cinese”. Sì, va bene: ma 17 punti rimangono 17 punti. Fatto sta che Eder diventa un idolo: lui, come sempre sorridente, si diverte, in una formazione imbottita di calciatori provenienti anche dalla Serie A. Arrivano anche Gabriel Paletta e Miranda, ma bisogna aspettare il peggior anno della storia recente dell’umanità prima di alzare al cielo un trofeo.

Non c'è bisogno di ricordare quel che è successo tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 in Cina: è noto a tutti e tutt’ora conviviamo con una situazione che stiamo combattendo con tutto ciò che abbiamo in possesso. Eder, “Citadin”, si trovava proprio nel Paese da cui tutto partì: l’edizione 2020 della Super League venne spostata a luglio, con la suddivisione delle 16 squadre partecipanti in 2 gironi, con tanto di Playoff per decretare la vincitrice.

Abbreviamo, visto quel che verrà dopo: Eder segna 8 goal nella prima fase e uno, il più importante, negli spareggi. Il 12 novembre il Jiangsu scende in campo per il ritorno della finale contro il Guangzhou Evergande di Fabio Cannavaro, dopo lo 0-0 dell’andata, vincendo 1-2: ad aprire le marcature chi, secondo voi? Il “Citadin” del mondo, su punizione. Splendida. La Coppa è di Suning.

Il giorno dopo Eder prende in mano il telefono e twitta, felice: “E’ il primo trofeo della famiglia Suning: siamo nella storia”, taggando Miranda. A un anno di distanza, l’attaccante è a 1 giorno e 10 ore di volo da Nanchino, a San Paolo. E della storia di cui parlava nel tweet sono rimaste solo macerie e poco altro: la quiete, del nulla, dopo la tempesta.

Da quel giorno di novembre del 2020 il Jiangsu entra in crisi nera: anche perché gli effetti della pandemia sul mercato cinese, come su quello globale, si fanno sentire. L’idillio tra Eder e la squadra di Suning diventa un duello in stile cavalleria rusticana rimbalzato e aggiornato costantemente da siti e social: a inizio marzo, nel 2021, viene persino sbattuta in prima pagina una sua conversazione privata, emblematica.

“Suning non vuole più investire nel calcio. Hanno mancato di rispetto a tutti i dipendenti e ai giocatori: ci hanno lasciato senza stipendio”: le ombre crescono, anche perché in una nota ufficiale la stessa famiglia cinese annuncia la decisione di cessare di “gestire le operazioni del club”.

A fine mese ritorna in Brasile, al San Paolo, alla corte di Hernan Crespo. Basterà questo per placarlo? Macché: è una questione personale, ormai. “Almeno se riescono a vendere il pullman, forse pagano quello che devono pagare!! Speriamo”, recita un altro tweet, facendo riferimento alle notizie circa la vendita del pullman ufficiale della squadra. Poi qualche stilettata qua e là riferita alla situazione dell’Inter, che a maggio ha vinto lo Scudetto: “In Europa è più facile voler fare bella figura”. Niente, una storia che per adesso (l’ultima uscita pubblica risale al 9 agosto) non sembra avere fine.

Ritornando al campo, invece, Eder il suo ha continuato a farlo in patria, con la maglia del San Paolo. La coppa che solleva sorridente in foto, nel maggio del 2021, è grande quasi quanto lui: gioca (mai per tutti i 90 minuti) con un suo grande amico, Miranda, con cui ha condiviso le esperienze all’Inter e al Jiangsu.

Non ha perso la voglia di dire la sua, spontaneamente, neanche a 36 anni. E neanche se il suo contratto con il San Paolo, in scadenza a fine dicembre, non sarà rinnovato. In un'ottica di riduzione degli stipendi e ringiovanimento della rosa, la dirigenza ha deciso di fare a meno di lui. Ma ci sono cose che vanno oltre. L’orgoglio e il carattere sono due tra queste: doti essenziali che ci aspetta da un “Citadin” del mondo.

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