Quando al 37’ Sol Campbell salta più in alto tra tutti, toccando il cielo di Saint-Denis portando in vantaggio l’Arsenal in finale di Champions League contro il Barcellona, i peggiori incubi dei tifosi del Tottenham sembrano trasformarsi in realtà. Anche perché vedere i Gunners alzare la Coppa dei Campioni sarebbe stato troppo per una tifoseria che in quegli anni aveva già subito passivamente la leggenda degli “Invincibili”, figuriamoci veder vincere quel trofeo con una rete del giocatore più odiato tra tutti. Il traditore per eccellenza.
Samuel Eto’o e Juliano Belletti, sotto al diluvio, comunque, hanno rimesso al loro posto i tasselli del puzzle, evitando l’ennesimo dramma sportivo agli Spurs: anzi, regalandogli pure una mezza gioia. Perché si sa: nel calcio, quando c’è di mezzo una rivalità, conta quasi più veder perdere “i cugini” che vincere qualcosa. Del milione (e più) di visualizzazioni al video ufficiale della UEFA, su You Tube, in tanti ricorderanno per sempre il fotogramma al minuto uno e trentacinque: Sol Campbell piegato sulle ginocchia, con sguardo perso nel vuoto, prima che le telecamere si concentrassero sui giocatori blaugrana. I tifosi dell’Arsenal non lo scorderanno mai: neanche quelli del Tottenham.
Per comprendere meglio il contesto di questa sottotrama, però, bisogna fare diversi passi indietro e arrivare gradualmente a quella che, ancora oggi, è la peggiore serata della storia dei Gunners.
A metà degli anni Novanta Campbell ha completato il percorso che, dalle giovanili, lo ha portato a diventare il capitano del Tottenham: figlio di un’educazione rigida, venne pure inserito nel programma della Scuola d’Eccellenza della FA, a Lilleshall, destinato a vestire la maglia del West Ham. Non lo farà.
L’educazione impartita dai genitori lo tempra a tal punto da lasciare Boleyn Ground nel corso di un allenamento, stufo delle offese razziste del proprio allenatore: Len Cheesewright, scout degli Spurs, lo consegna a Keith Waldon, allenatore delle giovanili, che vuole addirittura affidargli la fascia da capitano. Campbell la rifiuta.
Non è un tipo troppo tranquillo, e in Inghilterra se ne accorgono nel corso degli anni: senza voler citare tutta la carriera del giocatore inglese, ci basta ricordare l’esordio in Premier League del dicembre 1992, contro il Chelsea, segnando pure l’unica rete dei suoi nell’1-2 di White Hart Lane. C’è di più: perché i tifosi iniziano ad adorarlo, ma i suoi allenatori proprio no.
Quando possono ne fanno a meno, nonostante l’importanza dal punto di vista calcistico: il Tottenham, intanto, prende le distanze da alcuni eventi che segneranno la sua carriera. È il 2000 e Campbell viene chiamato a colloquio dal suo avvocato per una faccenda delicata: lo accusano di aver rotto un braccio a uno steward dopo una gara contro il Derby County. L’inglese rifiuta di non rendere il caso vincolato, vedendolo archiviare nel corso degli anni.
Cosa c’entra il Tottenham in tutto questo? Gli Spurs prendono le distanze dal presunto fattaccio, non tutelando il proprio capitano: Campbell se la lega al dito. È lì, quasi certamente, che ha iniziato a costruire la strada per diventare il miglior difensore della Champions League, persa a Parigi.
Il rapporto con i tifosi degli Spurs, però, era saldo: almeno quello! Anzi, c’è di più: in diverse circostanze, da capitano, aveva partecipato a cori e uscite pubbliche contro i Gunners, tant’è che al termine della stagione 2000/01, con il suo contratto in scadenza, si parlò più delle ipotesi Barcellona e Milan che di altro. Avrete già capito dove va a parare questa storia: a luglio l’Arsenal indice una conferenza stampa per presentare Richard Wright, ma al suo posto si presente Sol Campbell. Sì: era un nuovo giocatore dei Gunners.
“Mi dispiace per quella situazione e per quanto accaduto. Non mi scuso per il trasferimento, ma per aver fatto del male ai tifosi del Tottenham”, racconterà anni dopo a Sky Sports.
GettyMale è riduttivo: il 17 novembre il derby di Londra si gioca a White Hart Lane. Ahia. I Gunners, in pullman, vengono accolti da un fiume di tifosi degli Spurs con dei palloncini con una scritta emblematica. “Judas”. Entra in campo e la storia non cambia: tutto lo stadio si era organizzato con dei cartelloni con la scritta “Judas”. Nessuno lo ha accolto con un applauso. Zero. Volente o nolente, comunque, entrerà a far parte della storia dell’Arsenal degli “Invincibles”. E questo non potrà toglierglielo nessuno.
Alla fine del 2008 Marca lo inserisce al quarto posto della lista dei “peggiori tradimenti” della storia del calcio, preceduto da Figo (dal Barcellona al Real Madrid), Roberto Baggio (dalla Fiorentina alla Juventus) e Ruggeri (dal Boca Juniors al River Plate): si dice che la memoria calcistica, ogni tanto, va e viene. Nell’estate del 2021, però, si ha avuto una prova del contrario.
Campbell si presenta all’Olimpico di Roma per assistere alla sfida tra l’Inghilterra e l’Ucraina, valida per i quarti di finale di EURO 2020, ma viene fermato da alcuni tifosi del Tottenham.
“Eccolo, c’è Sol Campbell: Giuda”.
Anche a 20 anni di distanza da quel 2001 e nonostante quella finale di Parigi che avrebbe potuto mettere a posto le cose e i conti con il karma: vederlo perdere da miglior difensore del torneo, dopo aver segnato. Evidentemente per i tifosi degli Spurs non sarà mai abbastanza.




