E' fin troppo semplice spiegare il forte nesso tra Matias Vecino e il mondo Lazio, e il relativo rilancio del centrocampista uruguaiano in biancoceleste: basta una frase. "L'ha presa Vecino" riassume tutto.
Anche perché da quel goal del 20 maggio del 2018 sono passati più di quattro anni, è vero, ma è facilissimo, adesso e col senno di poi, ammettere la naturalezza di un disegno del destino che si compie settimana dopo settimana dalle parti dell'Olimpico.
E no: non è solo per la doppietta in Europa League contro il Feyenoord. E' per un approccio totalmente diverso rispetto alle precedenti esperienze che si può dire che, salvo catastrofi, Vecino è tornato. Pur essendo a inizio stagione.
"Nell'ultimo anno di Conte ero stato fermo 7-8 mesi, poi sono rientrato quando l'Inter lottava per lo Scudetto e non era semplice inserirsi. Lo scorso anno sono rimasto all'Inter per decisione di Inzaghi che mi voleva lì: mi aveva detto che sarei stato un giocatore importante, ma non è successo nulla di tutto questo".
Una stilettata neanche troppo velata, quella ai microfoni di "Sky" nel post partita. E ci sta, perché naturale e spontanea: una risposta al recente passato e alla gesione di Simone Inzaghi, che prima lo ha voluto in nerazzurro e poi lo ha utilizzato poco.
Volta pagina, comunque, perché questo fa da diversi anni: da quando "l'ha presa" e poi "ripresa", dai tempi della "Garra Charrua" e simili.
A inizio gara serve un assist di pura tecnica per Luis Alberto: il goal che arriva dopo è un tocco facile. un po' meno quello che gli vale la doppietta, con gli inserimenti che lo hanno reso un giocatore importante anche ai tempi della Fiorentina.
Si è rivisto soprattutto questo all'Olimpico: lo si nota di partita in partita. Il resto starà a lui raccontarlo: in maniera provocatoria, come fatto, ma anche con stile. Come l'inchino dopo il 4-0, sotto la sua nuova curva. Meritato.




