Pubblicità
Pubblicità
Dele Alli GFXGoal

Dele Alli, il talento dei sobborghi inglesi che ha smarrito la propria stella

Pubblicità

Passare dalle stelle all’anonimato dei campi di calcio è un viaggio a ritroso che ha visto protagonisti tantissimi campioni del football. Parabole discendenti che ci hanno sorpreso e che ci hanno saputo raccontare storie che non ci saremmo mai aspettato di vedere e alle quali assistere. Una di queste è quella che ha visto come protagonista Dele Alli, che fino al 2019 era considerato uno dei più brillanti talenti non solo del calcio inglese, ma anche di quello europeo.

Un pilastro della rinnovata nazionale inglese, lontana dalle vette del calcio internazionale da decenni e ricostruita ripartendo anche dal talento del Tottenham. Poi qualcosa si è rotto, forse con l’arrivo di José Mourinho a White Hart Lane, forse per la fine di un talento che ha esaurito i propri colpi forti. Prima di diventare quel centrocampista moderno che il calcio inglese ha saputo ammirare e accostare persino a Steven Gerrard, suo grande idolo d’infanzia, Bamidele Jermaine Alli inizia la sua carriera al Milton Keynes Dons, squadra che nel 2009 Roberto Di Matteo aveva guidato fino ai playoff per la promozione in Championship. Parte dalla sua città, dalla squadra che gli permette, ad appena 16 anni, di iniziare ad assaporare il calcio professionistico. Inizia a giocare a calcio giovanissimo, già a 12 anni, poco prima di iniziare a separarsi dall’ambiente che lo aveva cresciuto.

All’età di 13 anni lascia la sua famiglia e decide di andare a vivere a casa di un suo compagno di squadra del MK Dons, Harry Hickford. Con la madre che soffriva di problemi di alcolismo, i genitori di Harry diventano a tutti gli effetti i suoi, adottandolo, anche se non in maniera formale. Una rottura che non si ricucirà più. Il suo esordio tra i grandi avviene il 2 novembre 2012, quando sulla modesta panchina della squadra che milita nella League One, la nostra Serie C, c’è Karl Robinson, attuale allenatore dell’Oxford United e all’epoca diventato il più giovane manager d’Oltremanica. Dele debutta al 64’ di una partita di FA Cup contro il Cambridge City, che termina 0-0.

Al ritorno gli spetta la maglia da titolare, dal primo minuto, schierato in mediana accanto a Gleeson e prima di essere sostituito al 79’ riesce ad andare a segno al 75’ con un forte tiro dalla distanza su assist di Dean Leweington. La sua rete vale il 5-1, mentre la gara termina poi 6-1 e spinge il Dons avanti nella competizione. Quell’anno, poi, a parte due partite in League One, Alli gioca sempre in FA Cup, fino al quarto turno, quando i suoi riescono ad avere la meglio anche sul QPR. Al quinto turno il Barnsley vince 3-1 e rimanda i Dons a casa, con Dele che non scende in campo nemmeno per un minuto.

L’anno successivo, galvanizzato dal debutto in prima squadra, Robinson decide di confermarlo e di lanciarlo nella formazione titolare. Diversamente dall’anno precedente, però, il tecnico vede Dele Alli come un trequartista ed è lì che lo schiera dal pareggio con il Shrewsbury fino alla vittoria per 4-1 contro lo Stevenage, gara nella quale Alli va anche a segno. A fermarlo ci pensa solo una rottura dei legamenti, ma per il resto Dele non molla più il suo posto dietro le punte, collezionando un totale di 37 presenze tra League One, EFL Cup, EFL Trophy e FA Cup, con anche sei reti all’attivo.

Poi nel 2014, finalmente, arriva la gara che cambia la sua carriera, fino a quel momento rimasto nella penombra del calcio inferiore d’Inghilterra. La stagione 2014/15, infatti, con lui che, da classe ’96, sta per compiere 18 anni, parte dalla EFL Cup con la sfida all’AFC Wimbledon, vinta 3-1: gioca 68 minuti, contribuisce alla vittoria e si prepara al turno successivo, che si gioca il 26 agosto. Contro i Dons c’è il Manchester United di Louis van Gaal, con Welbeck e il Chicharito in attacco. Alli torna nella sua posizione a centrocampo e guidato da Will Grigg e Benik Afobe riesce ad avere la meglio per 4-0 sui Red Devils. Un’umiliazione per van Gaal, alla sua terza partita ufficiale della stagione e reduce da una sconfitta e un pari nelle prime due giornate di Premier League. Karl Robinson, che di anni ne ha 33, grande tifoso del Liverpool, compie un miracolo che fa storia. Dele Alli non segna, ma i più attenti iniziano a guardare con attenzione quella partita e notano quel diciottenne che inizia a conquistare la Premier League.

Nella stagione 2014/15 colleziona 44 presenze, di cui 39 in League One, segnando 16 reti: un bottino importante per un centrocampista. La squadra termina terza in campionato, mentre la League Cup li spinge fuori agli Ottavi persi contro lo Sheffield United: arriva la storica promozione in Championship e il Football League Award come giocatore giovane dell’anno. Per lui è l’ultimo capitolo nella sua città, perché all’inizio della stagione successiva lo aspettano a Londra. A metà del campionato, infatti, arrivano i 5 milioni di sterline del Tottenham, che nelle ultime ore di calciomercato invernale, il 2 febbraio, chiude il colpo con il Dorns, decidendo di lasciare in prestito il giocatore nella sua città natale.

Gli Spurs anticipano Newcastle, Bayern Monaco e Liverpool, con il suo allenatore, Robinson, che avrebbe spinto tutta la vita per il trasferimento in maglia Reds. Alli, però, che nel frattempo si prende anche l’Inghilterra Under 19, prima di arrivare nemmeno ventenne a White Hart Lane. Nel 2015 oltre al Tottenham arriva anche la convocazione da parte di Roy Hodgson nella nazionale maggiore inglese, per le partite di qualificazione a Euro 2016 contro Estonia e Lituania. Proprio in quell’anno, con Mauricio Pochettino in panchina, Dele veste i panni di centrocampista moderno, uno dei giocatori più duttili della Premier League: c’è chi lo vede perfetto come attaccante, perché segna con cinismo, ma anche chi lo vede altrettanto bene come centrocampista completo, in grado di andare a giocare sia come trequartista che come mediano. Abile nell’interdizione, è bravo anche a costruire la manovra offensiva, attaccando gli spazi e concludendo senza problemi. Ha forza fisica, il che gli permette di essere una buona mezz’ala, ha velocità, quindi è una freccia perfetta per l’attacco.

Harry Kane Dele Alli Christian EriksenGetty Images

Con Pochettino inizia un connubio che permette al figlioccio delle baby gang di Milton Keynes di giocare 33 partite in Premier League, segnando 10 reti, alla sua prima stagione. Gioca anche nove volte in Europa League, come se fosse un veterano: dalla terza divisione inglese al palcoscenico europeo. In campionato gli Spurs arrivano al secondo posto, con Dele che si rende protagonista di uno spiacevole evento nel finale di stagione.

Nel Monday night con il West Bromwich Albion, colpisce con un pugno l’avversario Claudio Yacob, a palla lontana: un colpo dritto allo stomaco, con la prova TV che lo ferma per tre giornate, pochi giorni dopo esser stato premiato come miglior giovane dell’anno del campionato inglese. In quel talento si conserva l’animo dei sobborghi del Buckingamshire, un ambiente che lo aveva costretto a trovare nel calcio la propria salvezza. È una parentesi e nulla più, perché Alli l’anno successivo torna in campo con rinnovata voglia di far bene: è l’anno della sua prima Champions League, mentre intanto compie vent’anni. Il Tottenham esce ai gironi contro Monaco, CSKA Mosca e Leverkusen, poi esce anche dall’Europa League contro il Gent. In Premier League il risultato è come lo scorso anno: gli Spurs sono vicecampioni d’Inghilterra, con Dele che in 37 presenze segna 18 reti e fa 9 assist. Un centrocampista che segna tantissimo, che non solleva trofei, ma che si fa notare sempre di più.

Su di lui, però, non si muove nessun’altra squadra: Pochettino lo tiene lì e non lo molla, perché dopo due anni da secondi della classe si aspetta il cambio di direzione. Mentre incanta sul campo, però, è sempre protagonista anche di eventi extracalcistici. Nel 2017 viene sospeso dalla Fifa per un dito medio mostrato durante la gara con la Slovacchia all’arbitro: un turno di squalifica e 5mila franchi svizzeri di multa. In quel mese salta anche le prime gare di Champions League, precisamente tre, per un’espulsione rimediata in Europa League la stagione precedente contro il Gent: un fallo tanto pericoloso quanto inutile che lo costringe a tornare in campo, in una competizione internazionale, soltanto a novembre, nel 3-1 contro il Real Madrid. Punisce le merengues con una doppietta, ripresentandosi in campo nel miglior modo possibile.

Il 2017 è un anno che Dele non dimentica, perché nel corso dell’estate prende l’importante decisione di cancellare dalla propria vita il cognome “Alli”, togliendolo anche dalle maglie che indossa: c’è ancora la ruggine di un’infanzia turbolenta, di una famiglia dimenticata. In campionato il Tottenham quell’anno perde una posizione e finisce terzo, mentre dalla Champions viene eliminato agli ottavi dalla Juventus e in FA Cup dal Manchester United in semifinale. In estate, poi, arriva un’ennesima rottura tra Dele e il suo passato: a Wembley va di scena l’amichevole tra Inghilterra e Nigeria, con il giocatore del Tottenham titolare.

A ogni tocco di palla si sentono i lamenti della tifoseria avversaria: i Super Eagles si ritrovano ad accusare Dele di non aver scelto la nazionale africana, bensì quella inglese. A provare a convincerlo anche John Fashanu, che al suo tempo aveva deciso di preferire l’Inghilterra alla Nigeria, nonostante il suo attaccamento all’Africa piuttosto che all’Europa: pentitosene, sperava che Alli non facesse lo stesso errore. Dele, però, ha da cancellare il proprio passato e staccarsi per sempre anche dal padre, nigeriano. Con un carattere forte e con delle idee ben chiare, è l’anno successivo quello che segna forse l’apice della carriera di Dele Alli, dopo il quale non si può far altro che scendere.

Pochettino riesce a portare il Tottenham fino alla finale di Champions League, con Alli che salta cinque partite per infortunio, tra cui gli ottavi col Borussia Dortmund: c’è però, nella doppia sfida con il Manchester City e con l’Ajax, fino alla finale contro il Liverpool, persa per 2-0 il primo giugno 2019. Pochettino fa quello che può e pochi mesi dopo, a causa di un inizio claudicante, viene esonerato dagli Spurs, che nel mese di novembre scelgono José Mourinho come successore del tecnico argentino: la carriera di Alli va in picchiata.

Dele Alli Tottenham vs Everton Premier League 2020-21Getty Images

Il rapporto tra Alli e lo Special One inizia a essere burrascoso ancor prima dell’esordio. In allenamento Mourinho inizia a domandarsi che tipo di giocatore ha dinanzi a sé, in conferenza stampa lamenta di aver trovato il fratello di Dele Alli, non il giocatore ammirato in quegli anni. Fuori forma, svogliato, la continuità è salva momentaneamente, ma non è più il giocatore decisivo che era stato con Pochettino in panchina. La storia recente del calcio ci racconta che la pandemia per il coronavirus ha messo in ginocchio tanti talenti, ma il declino di Dele era iniziato ancor prima dell’emergenza sanitaria: quello che era un talento unico, che poteva trascinare l’Inghilterra e il Tottenham, a oggi è solo un buon giocatore. Diciamo “solo”, perché quando si ritrova a non essere convocato da Mourinho non fa più notizia. I giorni di vuoto sono tanti, le convocazioni iniziano a essere poche, soprattutto nella stagione in corso.

A condizionare la vita atletica di Dele Alli è anche il nuovo modulo che Mourinho ha costruito partendo da Harry Kane, eletto a regista della squadra, con Son e Gareth Bale ad accompagnarlo. Alli cerca la libertà, pretende di esprimere la sua fantasia, ma se non è centrale non funziona. La mediana recita Sissoko, Hojbjerg e Ndombèlè, giocatori di sostanza, tra i quali Dele Alli, adesso, non trova più spazio.

Ora a 25 anni ci si domanda se abbiamo effettivamente ammirato il momento di massimo splendore del trequartista inglese, arrivato molto prima di quanto ci saremmo aspettati, e ci domandiamo dove potrà andare domani. Con altri cinque, se non sette anni ancora da giocare dinanzi a sé, starà a Dele Alli decidere fin dove arrivare, forse aspettando quest’estate e quella fine del contratto che arriverà nel 2022.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0