Nel 2020 stato il sogno di fine estate della Lazio, che in lui vedeva l'interprete giusto a cui affidare le chiavi del centrocampo: David Silva alla fine ha scelto di tornare in Spagna, alla Real Sociedad, dopo 10 anni passati in Inghilterra al Manchester City dei cui tifosi è uno dei grandi idoli.
Un campione sotto ogni aspetto, non solo quello tecnico: anche dopo aver raggiunto fama e successo, Silva si è sempre ricordato della sua terra natale, l'isola di Gran Canaria, dove è nato l'8 gennaio 1986 dalla relazione tra Fernando Jimenez (ex poliziotto e calciatore) e una turista giapponese.
E' proprio qui che il piccolo David dà i primi calci a qualsiasi cosa che abbia, anche solo vagamente, una forma sferica: i palleggi con la frutta sono all'ordine del giorno, un 'problema' per nonna Antonia che si vede costretta a confezionargli delle palle fatte di stracci pur di evitare disastri all'interno della casa.
La voglia di calcio era già insita in quel ragazzino dalle dimensioni gracili, proprio quelle che un giorno convincono i talent scout del Real Madrid a non puntare su di lui. Un colpo al cuore per il papà, tifoso dei 'Blancos' da sempre e speranzoso di realizzare il sogno di vedere suo figlio giocare con uno dei club più prestigiosi della storia del calcio.
'Incidente' di percorso che non impedisce a David - che agli inizi si diletta nel ruolo di portiere - di continuare a coltivare l'obiettivo di diventare un calciatore professionista, con ogni probabilità nato il giorno in cui una pallonata gli colpisce il braccio, rompendoglielo: nonostante il dolore atroce, lui continua a giocare spinto dalla passione che in quel momento è più forte della sofferenza fisica.
I genitori si rendono effettivamente conto che quello è il suo futuro. E tutti i sacrifici fatti vengono ripagati nel 2000 con la chiamata del Valencia che, dopo averlo formato ulteriormente nelle squadre giovanili, a 18 anni lo manda in prestito all'Eibar in Segunda División: David Silva spicca sui compagni grazie al suo talento e si prende gli onori della cronaca con un gesto nobile ancora oggi ricordato da quelle parti.
In un Lleida-Eibar, sul risultato di 1-1 al 90', Silva ha l'opportunità di siglare il goal della vittoria trovandosi a tu per tu con il portiere: con una mossa che sorprende tutti, però, calcia il pallone in fallo laterale dopo essersi accorto della presenza di un avversario finito a terra in seguito ad un precedente contrasto.
Dal punto di vista esclusivamente tecnico, gli assist fioccano: numeri più che positivi replicati l'anno successivo (sempre in prestito) al Celta Vigo neopromosso, trascinato fino ad un clamoroso sesto posto finale e alla qualificazione alla Coppa UEFA.
Due anni di apprendistato possono bastare ed è così che nel 2006 David Silva fa ritorno al Valencia: rispetto al passato il carico d'esperienza è aumentato, così come le aspettative sul suo conto che non vengono disattese. Alla casa madre vince una Coppa del Re, prima dell'exploit con la nazionale delle 'Furie Rosse', con cui conquista due Europei e un Mondiale tra il 2008 e il 2012.
Getty ImagesIn mezzo c'è il trasferimento al Manchester City, dove ben presto diventa uno dei leader di una squadra alla ricerca di un successo che giustifichi le pazze spese della nuova proprietà: anche in Inghilterra riuscirà a lasciare il segno, ma sarà l'avvento in panchina di Guardiola a limare i suoi (pochi) difetti e a migliorarne lo score offensivo.
La migliore stagione a livello realizzativo di David Silva è la 2014/2015, in cui mette a referto 12 goal, tutti dedicati alla cuginetta morta di cancro a soli 5 anni: un bacio al polso destro per omaggiare la sua memoria ad ogni esultanza con la maglia dei 'Citizens'.
La famiglia è sempre stata al primo posto, a maggior ragione a gennaio 2018 quando nasce prematuramente il figlio Mateo: la lotta per la vita del piccolo lo induce a trascurare per un po' di tempo gli impegni agonistici, scelta appoggiata in toto da Guardiola e dalla stessa società. Ai microfoni di 'The Sun', Silva ha raccontato le terribili sensazioni provate in quel difficile periodo.
"Sono morto di paura. Sono stati i mesi più difficili della mia vita. Sono venuto in Spagna per parlare con i medici che mi hanno dato risposte differenti, non sapevamo cosa sarebbe successo il giorno dopo. Quando hai un problema così grave non puoi concentrarti al 100% sul tuo lavoro".
Col passare dei giorni e delle settimane, il piccolo Mateo ha vinto la sua battaglia più importante ed ora è lì che può giocare e divertirsi con papà David, tornato in Spagna anche per riavvicinarsi alla sua terra natia che nel corso degli anni ha contribuito a far sviluppare.
In particolare per quanto riguarda le attività sportive, promosse con la costruzione di nuove strutture finanziate proprio dal campione con il supporto burocratico del padre, nel frattempo diventato consigliere comunale: uno dei tanti motivi per amare il 'Mago' con due piedi magici e un cuore d'oro.
