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Dario Silva HD senza logoGOAL

Darío Silva, 'Sa Pibinca': il Cagliari, la gamba amputata dopo un incidente e il lavoro in pizzeria

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"Quando gli arrivava la palla, era come se i piedi si ammutinassero dal resto del corpo, staccando ogni connessione col cervello, e prendessero il comando delle operazioni. Il risultato era assolutamente imprevedibile, per l'avversario che lo affrontava, ma anche per Darío stesso; spesso il dribbling si concludeva con una curiosa diaspora: il difensore da una parte, Silva che sgusciava dall'altra, e il pallone che rotolava per conto suo da un'altra parte" - Paolo Piras, 'Bravi & Camboni'

Brevilineo e con una frequenza di passo impressionante, Darío Silva aveva nella velocità e nella rapidità le sue qualità migliori: sapeva passare da zero a cento nel giro di pochi secondi. Ad una buona dose di follia calcistica univa inoltre insospettabili doti acrobatiche e di elevazione, caratteristiche lo portavano ogni tanto a segnare goal da cineteca.

A fregarlo erano invece la conduzione della palla, non certo ottimale, e la scarsa freddezza sotto rete, limiti che lo porteranno spesso a fallire goal clamorosi. Affermatosi in Sudamerica con il Peñarol dopo il debutto da professionista con il Defensor, inizia a segnare molti goal e nel 1994 debutta con la Nazionale uruguayana. Vinti 3 Scudetti in patria, nel giugno del 1995 passa in Serie A al Cagliari di Massimo Cellino.

Gli esordi in Sardegna sono difficili, ma l'attaccante lavora sodo, ci mette la classica garra sudamericana, si fa ben volere dai tifosi, che lo eleggono a loro beniamino per le sue qualità umane, ascolta i consigli dei suoi allenatori, prima Giovanni Trapattoni, poi Bruno Giorgi, e dopo la retrocessione della squadra in Serie B nel 1996/97 è uno dei protagonisti del pronto ritorno in Serie A.

Nel 1998, causa incompatibilità con mister Ventura, saluta il Cagliari per giocare in Spagna con Espanyol, Malaga e Siviglia. Quindi una breve apparizione in Inghilterra con il Portsmouth prima del rientro in Uruguay e del terribile incidente automobilistico che gli costa l'amputazione di una gamba nel 2006. Ancora una volta Silva non si arrende e si rialza. Grazie ad una protesi, torna addirittura in campo in una gara di beneficienza e attualmente lavora in una pizzeria italiana a Malaga, città che è diventata la sua casa, e come scout del Cadice.

Dario Silva Uruguay 2002gettyimages

GLI ESORDI: 'EL POETA DE L'OLIMAR'

Nato a Treinta y Tres, 220 chilometri a Nord-Est di Montevideo, in Uruguay, il 2 novembre 1972, come tanti ragazzi della Banda Oriental, antico nome con cui è conosciuto il suo Paese, anche Darío gioca a calcio fin da bambino con la squadra della sua città, la Yerbalense, nella quale cresce come attaccante e fa tutta la trafila nel settore giovanile.

Nel 1990, prima di compiere 18 anni, avviene il grande salto: il suo cartellino è acquistato dal Defensor Sporting, una delle società storiche della capitale uruguayana. Dopo due anni con la Primavera, nel 1992 fa il suo esordio in Prima Divisione, collezionando 18 presenze e 4 goal.

Le sue qualità vengono notate dal Peñarol, e i Carboneros decidono di acquistarlo nel 1993. Nella squadra giallonera, sotto la guida del tecnico Gregorio Pérez, Darío esplode, e da seconda punta segna tante reti pesanti, contribuendo alla conquista di 3 Scudetti consecutivi (in tutto saranno ben 5 quelli di fila vinti dal Peñarol dal 1993 al 1997).

Silva, capelli ricci e carnagione mulatta, va a segno in tanti modi diversi, diventando un idolo dei suoi tifosi: di destro, di sinistro, di testa e perfino su punizione. Un giornalista lo ribattezza 'El Poeta de l'Olimar', dal nome del fiume, il Rio Olimar, che bagna la sua città natale.

La stagione d'oro è il 1994, anno in cui con 19 centri personali si laurea capocannoniere del massimo campionato uruguayano. Complessivamente nelle tre stagioni con il Peñarol realizza 35 reti in 56 partite, fra cui 2 reti in 8 partite di Copa Libertadores, diventando uno degli attaccanti di punta del suo Paese e debuttando anche in Nazionale nel 1994.

SILVA AL CAGLIARI: NASCE 'SA PIBINCA'

Le prestazioni di Darío Silva attirano l'attenzione del presidente del Cagliari, Massimo Cellino, che nel 1995 cede il bomber panamense Dely Valdes al PSG e va in cerca di un suo potenziale sostituto.

L'attaccante di Treinta y Tres è rappresentato dal procuratore Paco Casal, assai noto al calcio italiano e si imbastisce una trattativa con il club isolano. Accompagnato da una buona stampa, l'attaccante è spacciato per punta d'area di rigore, cosa che ovviamente non era.

Fatto sta che Cellino cede alle ultime resistenze e nel luglio del 1995, definiti gli ultimi dettagli, chiude l'operazione Darío Silva. Il Cagliari, che con l'ingaggio di Giovanni Trapattoni sogna in grande, ha l'erede di Dely Valdes o quello che avrebbe dovuto esserlo.

Alle 14 del 12 luglio 1995 il nuovo acquisto uruguayano sbarca all'aeroporto di Elmas in compagnia del suo procuratore Paco Casal, e alle 15 è presentato alla stampa nella sala congressi dell'allora Hotel Forte Crest, alle porte di Cagliari. Non c'è il presidente Massimo Cellino, che è dovuto andare a Roma per evitare l'assalto della Fiorentina a Giorgio Venturin.

Così a fare gli onori di casa sono proprio il tecnico Trapattoni con il vicepresidente e fratello del patron rossoblù, Giorgio Cellino, e dal D.g. Pappalardo.

"Muzzi e Oliveira sono dei gran giocatori - dichiara - e questo è molto importante per me".

Quando gli vengono chieste le prerogative del nuovo attaccante rossoblù, Cellino non ha dubbi:

"Darío Silva è un giocatore molto forte - assicura -. Salta di testa più in alto di Dely Valdes ed è più veloce di Fonseca".

IL BIENNIO IN SERIE A E LA RETROCESSIONE

L'esordio in Serie A, il 27 agosto 1995, lo vede subentrare negli ultimi 27 minuti al posto di Pancaro, con il Cagliari in svantaggio per un goal di Bierhoff. L'Udinese vince la partita, i rossoblù mancano di peso offensivo e Trapattoni prova a far convivere insieme le tre punte a disposizione.

Il Cagliari è schierato con il tridente nel primo impegno ufficiale nel 2° turno di Coppa Italia contro la Luccheseil 30 agosto 1995. Tuttavia per i sardi al Porta Elisa la gara si mette subito male, perché l'ex Andrea Pistella segna una doppietta portando al doppio vantaggio i padroni di casa. Gli isolani però rimontano sul 2-2 nella ripresa con le firme di Oliveira e Pancaro.

Muzzi realizza il 2-3 e a quel punto sembra fatta, senonché un rigore di Grabbi ristabilisce la parità in campo e porta la partita ai tempi supplementari. Qui sale in cattedra 'El Poeta de l'Olimar', che al 91' firma la rete qualificazionedei suoi con un gran destro di controbalzo all'incrocio dei pali dopo uno dei suoi celebri scatti, dedicandola poi a Marco Sanna, appena diventato papà.

La prestazione con la Lucchese faceva seguito ad altre positive nel precampionato. Il Trap però non si fida dell'indisciplina tattica dell'uruguayano e si rende conto che con il tridente il Cagliari è una squadra squilibrata. Così corre subito ai ripari, tornando ad un classico 4-4-2 con due punte. Darío Silva, suo malgrado, si ritrova fra i panchinari e si rende subito conto che il calcio italiano non è semplice.

Contro la Lazio, alla seconda giornata, Darío Silva fa il suo esordio al Sant'Elia. L'uruguayano disputa appena 30 minuti e sono i biancocelesti a vincere grazie ad un guizzo di Signori. Anche a Firenze, alla 3ª giornata, parte dalla panchina: entra al 24' al posto di Venturin ma il risultato finale di 3-1 è già fissato.

La partenza della squadra rossoblù in campionato è disastrosa, visto che gli uomini di Trapattoni si ritrovano in fondo alla classifica con 0 punti dopo le prime 3 giornate. Il tecnico di Cusano Milanino deve cercare soluzioni alternative per risollevare il Cagliari. Alla quarta giornata lancia così Darío Silva titolare contro la Juventus: il match si conclude 0-0.

Alla quinta giornata l'attaccante uruguayano si sblocca e trova con un delizioso pallonetto a Pagotto il suo primo goal in Serie A che vale il successo esterno del Cagliari al Ferraris contro la Sampdoria. Poi dall'Uruguay arriva in Sardegna anche Fabian O'Neill, e Darío sarà fondamentale per l'ambientamento del suo connazionale.

Il Cagliari di Trapattoni infila tre k.o. consecutivi con Bari, Roma e Milan, ma si rialza battendo il Torino in casa con un colpo di testa vincente di 'Sa Pibinca' e il Napoli.Con l'inserimento progressivo di O'Neill i risultati migliorano: pari fuoricasa a Piacenza, vittoria sull'Atalanta in campionato e sconfitta per 4-2 a Bergamo ancora con la Dea nel ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia, partita che vede Silva ancora a segno.

'Sa Pibinca' piace per la sua voglia di combattere, mentre i goal di Oliveira portano i rossoblù in acque tranquille. Poi, però, arrivano i pesanti rovesci: 4-0 a Milano con l'Inter, con l'uruguayano che viene mandato in panchina dopo appena 35', 0-1 in casa con il Padova e 4-0 al Tardini con il Parma.

Alla prima di ritorno Silva segna la 3ª rete in Serie A con un colpo di testa sugli sviluppi di un angolo nel successo per 4-1 al Sant'Elia con l'Udinese. Sarà anche l'ultima della stagione 1995/96 per lui. Il 26 gennaio però il Cagliari affronta in amichevole al Sant'Elia il Bayern Monaco. 'Sa Pibinca' si prende la scena battendo Kahn e firmando, su assist del Primavera Liverani, la rete del 2-2 finale.

Ma è una rete che non fa storia: il Cagliari in campionato perde 4-0 a Roma con la Lazio, pareggia 0-0 in casa con la Fiorentina e viene travolto 4-1 a Torino dalla Juventus, sconfitta che costa a Trapattoni la panchina.

A fronte di tanto impegno, che di certo non gli manca, sulle reali doti realizzative del nuovo acquisto iniziano a sorgere grosse perplessità: l'attaccante sbaglia spesso lo stop, quando scatta a volte dimentica il pallone indietro o incespica sullo stesso, e quando si presenta a tu per tu con il portiere spreca goal incredibili. Tutti capiscono che Silva non è un bomber, ma un attaccante dinamico che mette sotto pressione la difesa avversaria con il pressing e il continuo movimento, mentre sotto porta è molto impacciato.

È allora che il cabarettista cagliaritano, Massimiliano Medda, grande tifoso rossoblù, nell'interpretazione del personaggio dell'eterno panchinaro, 'Ma candu giogu' ('Ma quando gioco'), all'interno dello spettacolo 'Okkupazione' realizzato con la sua compagnia, i 'Lapola', conia per l'attaccante uruguayano il soprannome che lo segnerà per sempre: 'Sa Pibinca'.

In cagliaritano 'pibinca' letteralmente significa 'piattola', ma, come riporta il giornalista Paolo Piras nel suo libro 'Bravi & Camboni', dedicato ai personaggi della storia rossoblù, il termine nel tempo indicava anche 'la squadra dell'oratorio' o 'la squadra del campetto di periferia', dove i ragazzini, privi di capacità tecniche e tattiche, si affrontavano in interminabili sfide su terreni sterrati e polverosi.

Questo perché, come scrive lo storico del calcio, Mario Fadda, un tifoso negli anni Venti del secolo scorso chiamò 'Sa Pibinca' la squadra cagliaritana della San Giorgio, appena nata (successivamente avrebbe ottenuto risultati importanti battendo anche il Cagliari e fondendosi con esso nel Dopoguerra), e il suo campo, che sorgeva dove oggi c'è la Clinica Aresu, era 'il campo de sa Pibinca'.

In senso figurato il comico usa dunque questo soprannome con una duplice accezione, che sembra perfetta per delineare le reali caratteristiche dell'attaccante uruguayano. L'aggettivo 'pibincosu' si usa in sardo per indicare una persona rompiscatole: come una 'piattola' Darío Silva è infatti in continuo movimento, crea scompiglio e non fa dormire sogni tranquilli ai difensori avversari, risultando assolutamente imprevedibile e molesto.

D'altro canto la punta, disarticolata, con le sue giocate pasticciate e l'indisciplina tattica, ricorda a Medda quei ragazzini che senza alcuna formazione calcistica si sfidavano a Cagliari all'oratorio o nei piccoli campetti di periferia.

Il soprannome riscuote subito grande successo fra i tifosi e il rischio cheil potenziale bomber si riveli un bidone è concreto, ma Darío Silva ha dentro di sé la garra tipica degli uruguayani, che ben si abbina con la testardaggine dei sardi. Come scrive Paolo Piras, "fu abbastanza umile da piegarsi con un mezzo sorriso allo sfottò popolare, e abbastanza ostinato da imparare e ascoltare".

Da Trapattoni, innanzi tutto, il suo primo maestro, che gli insegna a stare in campo e lo formatta nei fondamentali del calcio: dallo stop al palleggio, passando per i movimenti senza palla.

"A lui devo tanto - ammetterà in un'intervista del 2019 con 'Centotrentuno.com' -. In pochi mesi mi ha fatto imparare il giusto approccio con il calcio italiano: ho imparato a giocare come lui voleva, anche se è andato presto via da Cagliari. Può sembrare un paradosso, ma i frutti dei suoi insegnamenti li ho colti soprattutto l’anno della retrocessione. Lì ho capito cosa volesse da me e cosa potessi dare al Cagliari".

Dopo l'addio del Trap in Sardegna torna Bruno Giorgi. Il Cagliari fra passaggi a vuoto, qualche vittoria e alcuni pareggi riesce a chiudere al 10° posto, guadagnando una tranquilla salvezza anticipata. Il soprannome dato all'attaccante rossoblù da Medda aveva portato bene, nonostante Silva non trovi più la via della rete e chiuda il primo anno con 37 presenze e 5 goal (33 presenze e 3 reti in Serie A).

Dopo la prima stagione, nel 1996/97 ci si aspetta la crescita del giovane attaccante di Treinta y Tres. Cellino affida il Cagliari al suo ex allenatore ai tempi del Peñarol, Gregorio Pérez, e dopo la sentenza Bosman internazionalizza la squadra con gli arrivi di tanti giocatori dall'estero. Nelle prime amichevoli estive per 'Sa Pibinca', che porta ora i capelli corti o rasati a zero, arrivano goal e buone giocate.

In Coppa Italia il 28 agosto Silva e Cozza sono i grandi protagonisti dei rossoblù nel 2-3 al Bentegodi contro il Chievo Verona. L'uruguayano parte segnando la seconda rete ai gialloblù e ispirando la manovra offensiva isolana. Per il campionato viene preso anche Luis Romero, centravanti di peso e connazionale di Silva.

Se quest'ultimo si rivelerà essere un flop assoluto, anche il cammino di Pérez con il Cagliari avrà breve durata. Nonostante un 2-0 alla prima giornata sull'Atalanta, la squadra incappa in 4 sconfitte e un pareggio nelle successive 5 gare. La coppia Darío Silva-Romero non funziona, né Muzzi e Banchelli sembrano poter sopperire all'emorragia di goal. Questi arrivano con difensori e centrocampisti.

L'eccezione è al Bentegodi, campo nel quale 'Sa Pibinca' segna la prima rete stagionale in campionato e propizia il sigillo di Cozza per il provvisorio 2-1, poi pareggiato dagli scaligeri. Seguono due nuovi k.o. di misura con Parma (0-1 al Sant'Elia) e Lazio (2-1 a Roma).

Criticato per dare alla squadra un bel gioco ma poco concreto, e additato come tecnico sfortunato, Pérez viene esonerato e lascia il suo posto a Carlo Mazzone. Sor Carletto conferma inizialmente Silva fra i titolari, ma manda in panchina Romero, preferendogli Muzzi.

Il Cagliari rimedia la terza sconfitta consecutiva al Menti contro il Vicenza, poi una vittoria in casa sul Perugia senza l'uruguayano e una nuova debacle esterna con la Roma. Il 24 novembre 1996, con il Napoli, 'Sa Pibinca' parte dalla panchina. Mazzone lo inserisce nella ripresa: con lui accanto Muzzi trova l'1-0, poi pareggiato in extremis da Pecchia.

I segnali di ripresa sono confermati dal rocambolesco 2-2 al Meazza con l'Inter: Silva segna il provvisorio 2-1 rossoblù nella 'Scala del calcio', ma una follia di Vega, un fallo di mano al 90', propizia il rigore poi trasformato dai nerazzurri con Djorkaeff per un nuovo 2-2. Romero è ormai ai margini, e Mazzone chiede e ottiene da Cellino un nuovo attaccante dal mercato invernale: in Sardegna arriva 'Il Cobra' Tovalieri.

Nonostante questo, la fiducia di Mazzone su Silva resta inalterata. 'Il Cobra' inizia a segnare tanto, a partire dall'1-1 interno con il Milan del 19 gennaio, ma il contributo di Silva è determinante. Proprio con i rossoneri è suo l'assist per il nuovo compagno. Arrivano anche il portiere Sterchele e il libero Minotti.

Nel frattempo 'Sa Pibinca' è andata di nuovo in goal in Coppa Italia nell'andata degli ottavi di finale contro l'Inter al Sant'Elia (2-2), ma al Meazza i nerazzurri si impongono 2-1 e passano il turno.

In campionato fino a febbraio i rossoblù raccolgono poco, poi si scuotono. Silva però attraversa un periodo con problemi fisici che ne limitano il rendimento in campo. Il 23 febbraio torna titolare e il Cagliari batte il Verona 3-2 in una partita ad alta drammaticità. 'Sa Pibinca' offre l'assist per il goal di Muzzi e propizia il calcio di rigore trasformato da Tovalieri.

I ragazzi di Mazzone lanciano l'inseguimento alle squadre che precedono i sardi in classifica, con l'obiettivo della salvezza. Il 6 aprile 1997, contro la Roma, al Sant'Elia, l'uruguayano fa dannare la difesa giallorossa, serve a Tovalieri l'assist per il provvisorio 1-0 e firma con una spettacolare girata al volo il definitivo 2-1 per i rossoblù. Il 4 maggio con la Reggiana, già retrocessa, il Cagliari vince 0-3 allo Stadio 'Giglio'. Dario Silva, però, sbaglia tutto quanto c'è da sbagliare.

Il 15 maggio contro la Fiorentina dell'ex Oliveira, i rossoblù dilagano 4-1 e Silva realizza il 4° goal stagionale in campionato, migliorando il bottino dell'anno precedente. Su palla in verticale, anticipa l'uscita di Toldo, prolungando la traiettoria della palla in acrobazia, e mette in rete di testa nella porta sguarnita. Sarà l'ultima gioia de 'Sa Pibinca' in Serie A.

Nel destino del Cagliari c'è infatti lo sfortunato spareggio del San Paolo di Napoli, vinto 3-1 il 15 giugno dagli emiliani, che condanno i sardi all'amara retrocessione. Silva è fra i pochi rossoblù a crederci e a dannarsi l'anima, invano. La seconda (e ultima) annata dell'attaccante di Treinta y Tres in Serie A si chiude con 29 presenze e 4 goal, cui bisogna aggiungere 2 reti in altrettante partite in Coppa Italia.

IL RISCATTO E LA PROMOZIONE COL CAGLIARI

I frutti dell'apprendimento degli anni precedenti Darío Silva gli ottiene nel 1997/98, stagione che lo vede ancora difendere i colori del Cagliari, seppure in Serie B. 'Sa Pibinca', ormai diventato beniamino dei tifosi, è fra i pochi 'big' a restare dopo lo spareggio di Napoli.

"Sono rimasto per la gente, per i tifosi - rivelerà nel 2019 in un'intervista con 'Centotrentuno.com' -. Ma soprattutto perché penso, ma lo pensavo anche allora, che potessi fare di più, forse anche per colpe non del tutto mie. Quella retrocessione mi sconvolse, mi fece proprio male: decisi, quindi, che volevo a tutti i costi riportare il Cagliari in Serie A".

Gian Piero Ventura è il nuovo allenatore, e al suo arrivo in Sardegna promette che con lui Silva andrà in doppia cifra. Ma l'inizio è in salita a causa di un infortunio.

"Noi e la Sardegna non meritiamo la Serie B - dice in un'intervista durante il ritiro estivo -, quello che conta quest'anno è segnare la domenica e riportare il Cagliari in Serie A".

Rinnovato nella tempra e nello spirito, l'uruguayano salta solo il debutto in Coppa Italia, poi è abile e arruolabile e conquista il posto da titolare accanto a Roberto Muzzi. Con l'attaccante romano l'uruguayano compone una coppia d'attacco imprendibile per gli avversari, supportata quando occorre da Eupremio Carruezzo, e dagli inserimento in zona goal di Berretta, De Patre e Vasari, e segnerà 13 goal, secondo goleador rossoblù dietro al capocannoniere Muzzi (17 goal).

A questi aggiungerà un'infinità di giocate, scatti, occasioni finalizzate e fallite: è l'anno d'oro di Silva al Cagliari. 'Sa Pibinca', ormai perfettamente inserita nell'ambiente isolano, fuori dal campo si concede anche agli scherzi: dopo la gara di Perugia rivela ad un cronista, che ci casca in pieno, di essere richiesto dal Real Madrid.

Vorrebbe restare al Cagliari per sempre, e lo dice chiaramente nelle interviste. Interprete di un calcio allegro, arriva a farsi stampare il soprannome nella maglia, per poi mostrarlo ai tifosi dopo ogni goal. Il periodo migliore lo vive da gennaio a marzo del 2008, quando mette insieme 7 centri.

La prodezza più iconica è senza dubbio la rovesciata con cui punisce il Castel di Sangro il 15 febbraio sbloccando il risultato allo Stadio Teofilo Patini.

"Noi il sabato mattina provavamo gli schemi sui calci di punizione - racconta a 'Storie di Sport' il portiere di riserva, Maurizio Franzone -. Lui doveva fare un certo movimento e non ci riusciva mai. Poi disse a Ventura: 'Mister, facciamo così, mi faccia dare la palla qui che io faccio la rovesciata e faccio il goal'. Provammo e lui mandò la palla fuori dalla Stadio... La domenica al 1' minuto abbiamo una punizione. Cavezzi gli dà una palla così e ha fatto goal in rovesciata all'incrocio dei pali...".

Il cammino è travolgente, anche se nel finale la squadra è stanca e non mancano i passi falsi. Il Cagliari si gioca il primo posto pareggiando 1-1 nel primo match point col Venezia, poi alla penultima giornata cade malamente ad Ancona, dove perde 4-1 e rimette tutto in discussione. Ma alla fine sarà 3° posto e promozione in Serie A grazie al punto ottenuto nel 2-2 al Sant'Elia dell'ultima giornata contro il Chievo .

Silva, con i suoi 13 goal, era stato decisivo assieme al bomber Muzzi. Esplode la festa e se in campo, dopo l'invasione dei tifosi, l'attaccante romano resta in mutande, negli spogliatoi volano i gavettoni e 'Sa Pibinca' monopolizza la scena salendo a cavalcioni di De Patre e distribuendo frustate a tutti con la maglietta inzuppata, esprimendosi in un incomprensibile mix di sardo e spagnolo del Sudamerica.

Dopo la retrocessione era arrivata la grande gioia del ritorno in Serie A. È questa l'ultima immagine di Darío Silva in rossoblù. Il rapporto con Ventura è ormai logoro, come racconterà lo stesso attaccante. Il tecnico genovese, nonostante la bella stagione in B, non intende puntare su di lui nel massimo campionato.

"Con lui ho avuto tanti problemi - racconterà a 'Centotrentuno.com' nel 2019 -. Ha fatto cose che non meritano neanche di essere ricordate, perché mi fanno stare male. Ho sopportato tutto per troppi mesi, a volte non ho giocato per piccoli infortuni anche per colpa sua. A fine anno sono andato a parlare con il presidente Cellino: gli ho detto: 'Presidente, scelga: o lui o me'. Lui avrebbe voluto continuare con entrambi, anche perché avevo un contratto lungo. Ma io avevo deciso, quindi alla fine sono andato via".

Ad attenderlo c'è la Liga spagnola, ma prima di partire per Barcellona, sponda Espanyol, 'Sa Pibinca', che è diventato ormai grande amico di Massimiliano Medda e dei comici della compagnia 'Lapola', fa in tempo a regolare simpaticamente i conti con chi gli aveva assegnato il soprannome girando nel 1998 la sigla del nuovo programma 'VicoLapola già Vico... llegate', trasmesso dall'emittente cagliaritana 'Videolina'.

In un corteo funebre improbabile, in aperta campagna, in mezzo ai fichi d'india, alla vista di un pallone, calciato da un bambino, Darío Silva parte in contropiede, come gli accadeva sul campo, e dribblando i partecipanti e lo stesso feretro, con la voce di Bruno Corda a fare la telecronaca, si presenta da solo davanti ad un frate, che altri non è che Massimiliano Medda.

Silva deve quindi battere un calcio di rigore, cosa che nella sua avventura in Sardegna non gli è mai capitata. L'uruguayano si tira su gli occhiali da sole scuri e, mimando un po' una nota pubblicità con Cantona che tanto spopola in quel periodo, si alza il bavero del cappotto. Calcia quindi il pallone, spiazzando frate Medda. Si volta e in segno di gioia fa l'occhiolino, venendo a quel punto abbracciato calorosamente dai partecipanti al corteo funebre, in estasi per lui. Lo sketch ha grande successo e sigilla l'eterno legame fra 'Sa Pibinca' e i tifosi rossoblù.

PROTAGONISTA NELLA LIGA SPAGNOLA

Cellino suo malgrado accontenta Silva e dopo 24 goal con il Cagliari in 97 presenze totali, lo cede in prestito all'Espanyol. In Spagna l'attaccante, ormai universalmente noto come 'Sa Pibinca', deve fare i conti con un infortunio. Quando torna in campo, nel 1999, va in campo costantemente e realizza 3 goal in 15 presenze.

Di queste una è particolarmente significativa: il 13 febbraio 1999 è suo il goal della vittoria per 1-2 al Calderón, contro l'Atletico Madrid, che causa l'esonero di Arrigo Sacchi dalla panchina dei Colchoneros.

"La nostra era una squadra molto sudamericana - ricorderà in un'intervista a 'Il Posticipo - c'era il paraguaiano Miguel Benitez, poi gli argentini Martin Posse, Mauricio Pochettino e l'allenatore Miguel Brindisi. Quando sono arrivato io la squadra lottava per il diciottesimo posto che valeva la salvezza: per quel motivo avevo preso la maglia numero diciotto. Siamo arrivati a due punti dalla zona UEFA, abbiamo fatto un girone di ritorno pazzesco".
"Eto'o era molto giovane, siamo stati insieme solo 6 mesi però si vedeva che era già un grandissimo giocatore, umile e ambizioso. Samuel voleva diventare il migliore e noi lo prendevamo in giro per questa cosa. Non pensava ad altro che alla carriera e alla fine ha ottenuto dalla vita ciò che desiderava".

A fine stagione il club catalano conquista il 7° posto nella Liga e il suo cartellino torna al Cagliari, che lo cede per un miliardo di vecchie Lire al Málaga. Qui nella prima stagione, accanto al brasiliano Catanha, colleziona 4 goal in 23 presenze nel 1999/00.

Ma nel 2000/01, a 28 anni, arriva la svolta: 'Sa Pibinca' incrocia i tacchetti con un altro ex attaccante del Cagliari, Julio Cesar Dely Valdes, il feeling è immediato e ne nasce una grande coppia d'attacco, ribattezzata in Spagna 'Doble D'. La velocità dell'uruguayano, abbinata al fiuto del goal del panamense, fanno le fortune del club andaluso per 3 stagioni.

Le statistiche realizzative di Darío Silva ne beneficiano: 13 goal in 26 presenze nel 2000/01, 9 centri in 23 partite nel 2001/02, 12 reti in 39 gare complessive nel 2002/03, stagione in cui vince anche la Coppa Intertoto e arriva fino ai quarti di Coppa UEFA. Si ossigena i capelli e fa impazzire i tifosi biancazzurri.

Fra i tanti goal, spiccano i 3 messi a segno contro il Barcellona, e quello che segna dopo appena 8,2 secondi nella sfida contro il Valladolid del 10 dicembre 2000, che per oltre 7 anni è il goal più veloce nella storia della Liga.

"Dely Valdes è stato il miglior attaccante con cui ho giocato, non c'è storia - dirà -. Julio era un giocatore meraviglioso, purtroppo ci siamo trovati tardi, perché io ho preso il suo posto a Cagliari quando lui è andato al PSG. È stato un genio! Quando giocavamo nel Malaga, in campo parlavamo sempre in italiano per non farci capire. Ma non c’era bisogno, la nostra è stata un’intesa naturale e micidiale: entrambi sapevamo dove sarebbe andato l’altro, oppure dove mettere la palla".

Dopo 38 reti in 111 partite con i Boquerones, nel 2003 'Sa Pibinca' si trasferisce al Siviglia, con cui disputa una prima stagione positiva con 29 presenze e 7 goal, seguita da una seconda non esaltante, che lo vede autore di appena 2 goal in 26 partite. Darío ha ormai 32 anni e il suo fisico inizia ad accusare il logorio di tanti anni spesi sui campi di calcio di tutto il Mondo.

Gioca assieme, fra gli altri, a Dani Alves, Jesus Navas e Julio Baptista e fa amicizia con il giovane Sergio Ramos. Lo spagnolo lo vede come un punto di riferimento anche fuori dal campo, e 'Sa Pibinca' cerca di indirizzarlo sulla giusta strada.

"Eravamo vicini di casa, lui era giovane e non poteva guidare, così spesso viaggiava con me. Io gli ripetevo sempre di pensare a fare ciò che dovevamo fare: concluso l'allenamento andavamo a casa a riposare perché ne avevamo bisogno. Per lui era importante dormire 6-7 ore a notte".
"La sera andavamo fuori a cena, ma quando volevo andare a bere qualcosa lo riportavo a casa. Se capivo che non mi stava più dando retta, tornavo indietro con la macchina e andavo in giro da solo. Pensavo che lui non dovesse fare quello che facevo io perché il mio corpo era abituato a riposare poco. Mi sentivo già sveglio al mattino quando dormivo poche ore. Ramos per fortuna mi ha ascoltato, ha capito che lo facevo per il suo bene".

L'AVVENTURA CON L'URUGUAY

L'epopea calcistica di Darío Silva lo ha visto protagonista anche con la maglia della Nazionale uruguayana. Dopo aver giocato nella Rappresentativa Under 20 (6 presenze e 2 goal) debutta nella squadra maggiore della Celeste da 'Poeta de l'Olimar' il 19 ottobre del 1994 nella sfida con il Perù. L'allora punta del Peñarol è subito decisiva, visto che su cross di Francescoli trova il colpo di testa vincente per la vittoria dei suoi. Nella stessa gara fanno l'esordio con l'Uruguay Diego López e Nelson Abeijón.

Diventato a Cagliari 'Sa Pibinca', l'attaccante milita nell'Uruguay per un decennio: perde per infortunio la vittoriosa Copa America del 1995, mentre disputa con la maglia della Celeste la Confederations Cup 1997, i Mondiali di Corea e Giappone del 2002 (3 presenze) e la Copa America 2004, torneo nel quale si classifica con i compagni al 3° posto.

Il periodo migliore lo vive nei primi anni del nuovo Millennio, quando va a segno nelle Qualificazioni Mondiali contro il Cile (vittoria 2-1), contro il Brasile al Maracaña (1-1) e contro l'Argentina (1-1), oltre che con Perù ed Ecuador, dando un contributo essenziale per il ritorno della Celeste nel Campionato del Mondo dopo un'assenza di 12 anni.

Le ultime 2 reti in Nazionale le realizza nei quarti di finale della Copa America 2004 al Paraguay, sconfitto 3-1, e sono determinanti per il passaggio in semifinale della squadra di Juan Ramón Carrasco. Chiude l'avventura con l'Uruguay dopo la mancata qualificazione ai Mondiali di Germania 2006, con un bilancio personale di 49 presenze e 14 goal e la sua ultima gara con la Celeste è la sfida di andata nello spareggio interzonale con l'Australia, vinto 1-0 il 12 novembre 2005. 'I Canguri' impatteranno poi il risultato nel match di ritorno 4 giorni dopo, qualificandosi alla fase finale grazie ai calci di rigore.

Dario Silva Uruguay Argentina WC 2002 QualifiersGetty

LA BREVE APPARIZIONE IN PREMIER E IL RITIRO

L'avventura spagnola di Darío Silva si chiude con i 9 goal realizzati in 55 presenze nelle due stagioni con la maglia del Siviglia. Alla fine del calciomercato estivo del 2005, infatti, il club andaluso cede l'attaccante uruguayano al Portsmouth, in Inghilterra. Quella in Premier League è però una semplice comparsata.

Dopo 3 goal in 15 partite fra campionato e FA Cup'Sa Pibinca' chiede infatti di poter far ritorno in Uruguay per assistere il padre, molto malato. Sicuramente non un top player, ma ben voluto da ogni parte sia andato per l'impegno sempre profuso, l'attaccante gioca l'ultima partita ufficiale il 2 gennaio 2006, all'età di 33 anni, contro il Blackburn (vittoria per 2-1 dei Rovers) per poi ritirarsi dal calcio giocato.

L'INCIDENTE E L'AMPUTAZIONE DELLA GAMBA

Il 23 settembre del 2006 la vita de 'Sa Pibinca' cambia per sempre.Di ritorno da una festa assieme a due amici, Darío Silva viaggia a gran velocità con il suo pick-up, perde il controllo e va a sbattere contro un palo della luce. Le condizioni sono subito gravi.

L'attaccante riporta la frattura del cranio e la frattura scomposta della gamba destra, mentre i due amici che viaggiavano con lui,anche loro ex calciatori,Elbio Pappa e Dardo Pereira, restano illesi.

"Mentre la sua coscienza vagava lontano - scrive il giornalista Paolo Piras in 'Bravi & Camboni' - i medici gli rimisero insieme le ossa del cranio fratturato, ma non poterono fare lo stesso con la gamba. Gliela amputarono fino al ginocchio".

Inizialmente, l'ex attaccante, non si rende conto che non ha più la sua gamba destra.

"Al risveglio, solo, in un letto - racconta ancora Piras - pensò di essere a casa di uno degli amici che erano con lui, dopotutto erano diretti lì. Da quel momento in poi fu il cervello a doversi allentare, per lasciare passare piano l'enormità del dolore".
"Darío scese dal letto sulla gamba sinistra e si mise la ciabatta, poi fu come in un sogno, teneva l'altra scarpa in mano e non capiva perché il piede- che sentiva, lo sentiva - non ci andava dentro. Aveva solo una ciabatta in mano e lo sguardo fuori fuoco verso il pavimento, poi sentì una sirena, si girò e vide un'ambulanza passare accanto alla finestra. In quei secondi di nebbia, mentre lentamente la coscienza in affanno lo guidava alla realtà, Darío scoprì che tutta la garra che aveva speso in quegli anni di pallone non era niente rispetto a quella che, a partire da quel giorno, avrebbe dovuto tirar fuori dalla sua testa rattoppata".

LA NUOVA VITA DI DARÍO SILVA FRA PIZZERIA E SCOUTING

Silva non è però uno che si autocommisera, e i medici se ne renderanno presto conto.

"Per fortuna nell'incidente non ho ferito nessun altro e sono stato il solo a subirne le conseguenze - dirà l'ex attaccante -. Quando sono andato dall'ortopedico mi hanno fatto una protesi: me la sono messa e sono uscito. Il dottore mi ha detto che non aveva mai visto una cosa simile: non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che riuscissi già a camminare. Secondo lui ripartire sarebbe stato difficile, ma io sono uscito perché volevo andarmene dall'ospedale. Quel giorno ho provato grande gioia: mi sembrava strano camminare di nuovo".

Nemmeno tre anni dopo, il 13 gennaio 2009, 'Sa Pibinca' è di nuovo in campo davanti ad un pallone: in un incontro di beneficenza fra vecchie glorie di Argentina e Uruguay, con incasso devoluto alla Fundación Niños con Alas ('Associazione bambini con le ali'), indossa nuovamente la maglia della Celeste e segna un rigore durante i 90 minuti e poi il penalty decisivo nella lotteria finale.

"A Dario tocca il rigore decisivo - racconta Paolo Piras in 'Bravi & Camboni' -. È emozionato, come quando giocava in Italia, dove peraltro, siccome era 'Sa Pibinca', i rigori non glieli facevano tirare. Invece stavolta parte, corre - con entrambe le gambe, sì - e segna, sul serio, senza aiutini. Poi, liberatosi dagli abbracci, si gira verso un punto dello stadio dove c'è suo figlio Diego, 3 anni, che non lo aveva mai potuto vedere giocare a calcio. E fa un sorriso, uno solo: a suo modo vero, ma a denti stretti, con gli occhi luccicanti di qualcosa che non è allegria, ma sfida".

È questa l'ultima poesia calcistica di 'Sa Pibinca' , che nel 2012 prova a partecipare alle Olimpiadi di Londra nel canottaggio, senza riuscirci. Perde gran parte dei risparmi della carriera calcistica, a suo diretruffato dai suoi procuratori, ma si rialza ancora.

Dario Silva

Fa l'agente di alcuni giovani giocatori, poi, tornato in Europa, si stabilisce a Málaga, dovedal 2019 lavora in un ristorante-pizzeria, la Frascati di Calle Rogelio Oliva, del suo amico italiano Antonello, ex massaggiatore di ciclismo.

"Sono azionista del locale e faccio parte del gruppo che lo gestisce - ha raccontato a 'Il Posticipo.it' -. Faccio un po' di tutto, lavoro anche in sala come cameriere a contatto coi clienti. La nuova vita mi piace: è diversa da quella che facevo prima, ma qui vengono sempre tanti giocatori e siamo vicini al mondo del calcio".

E il calcio di lui non si è mai dimenticato: dal 2020 l'uruguayano è uno scout del Cadice per l'Andalusia e il Sud America. In Sardegna è tornato in visita nel 2018, quasi vent'anni dopo aver lasciato Cagliari. Prima di andare all'allora Sardegna Arena, fa due passi nel nuovo lungomare Poetto, e vedendo una spiaggia molto più profonda di quella che conosceva lui, chiede a chi lo accompagna:

"Ma hanno spostato l'acqua?"

I suoi goal e i suoi errori clamorosi davanti al portiere resteranno sempre nella memoria dei tifosi rossoblù. Nel loro cuore 'Sa Pibinca' , avrà sempre un posto speciale.

"I sardi per me sono come una famiglia: gente semplice e amabile - dirà l'ex attaccante -. Volevo fare come Gigi Riva: restare al Cagliari per tutta la mia vita e non lasciare mai la Sardegna. Ma le cose, purtroppo sono andate diversamente".

Gli eventi lo hanno costretto ad una nuova vita, ma lui ha saputo accettarla senza rimpianti.

"L'incidente? Poteva andarmi anche peggio - ha detto a 'Jugones de la Sexta -, non mi lamento".
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