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Daniel AggerGetty/Goal

Daniel Agger, tra tatuaggi ed antidolorifici: quando giocare fa troppo male

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Quasi 400 presenze in carriera divise tra due maglie, in un lungo viaggio di andata e ritorno finito però troppo presto. L'unica eccezione, per Daniel Agger, è stata la divisa che non puoi rifiutare, specie per uno come lui: quella della nazionale.

Ed è proprio con la nazionale danese che il suo talento e la sua leadership hanno iniziato a brillare già nel 2005, quando in un 4-1 all'Inghilterra si è messo in tasca un certo Wayne Rooney. Pensate dunque alla felicità di 'Wazza', quando qualche mese dopo ha scoperto che lo aveva comprato il Liverpool e che se lo sarebbe di nuovo trovato di fronte in Premier League.

Ai Reds Agger ci è rimasto 8 anni, in un periodo nel quale non c'erano ancora i Salah o i Mané e le delusioni sono state di gran lunga più numerose delle soddisfazioni. Agger ha vissuto infatti la vendetta del Milan ad Atene nel 2007, ma anche il famoso scivolone di Gerrard contro il Chelsea che è costato la vittoria della Premier al Liverpool nel 2014, in quella che è stata la sua ultima stagione ad Anfield.

Agger in carriera ha vinto poco - solo una Coppa di Lega e una Community Shield col Liverpool, oltre al double col Brondby in Danimarca - ma chi misura un calciatore dalle sue vittorie farebbe meglio a guardare un altro sport. Quel che Agger ha rappresentato per la gente di Liverpool, per la Kop, va oltre ogni tipo di trofeo. E' stato un simbolo, il capitano, la proiezione calcistica di un ideale che si è fatto tatuare sulle nocche della sua mano destra: YNWA, 'You'll never walk alone'.

D'altronde i tatuaggi sono sempre stati la seconda passione di Agger. O forse anche la prima. Sentire le emozioni su quasi ogni angolo della propria pelle, non solo metaforicamente. Imprimerle con un inchiostro indelebile, come la mente fa con i ricordi. Agger ha fatto il primo a 15 anni, di quelli che si fanno quasi per gioco in gita scolastica. Non poteva mai pensare che 15 anni dopo sarebbe stato lui a farli agli altri, come tatuatore professionista.

Per un periodo è stata questa la sua nuova vita dopo il calcio. Dopo che ha dovuto dire basta, ad appena 31 anni. Un maledetto problema alla schiena lo ha accompagnato praticamente per tutta la sua carriera, così come lo hanno accompagnato gli antidolorifici, tanto subdoli quanto necessari per poter scendere in campo. Ciò che è accaduto l'8 marzo del 2015, quando Agger era già tornato al Brondby, è stato però il punto di non ritorno.

Agger voleva giocare a tutti i costi il derby contro il Copenaghen e per farlo si è imbottito di antidolorifici ed antiinfiammatori, al punto da addormentarsi profondamente sul pullman nel traggito per lo stadio. Quando i compagni lo hanno svegliato, Agger si trovava in uno stato confusionale, ma non ne voleva sapere di rinunciare a quella partita. Al derby. Non poteva mancare, lo doveva a sè stesso e alla sua gente.

"Durante il riscaldamento pensavo che la cosa migliore da fare sarebbe stata rientrare negli spogliatoi. Ma poi mi sono messo la maglietta addosso e sono sceso in campo".

Alla fine la sua partita è durata 29 minuti, durante i quali non ne ha presa una. Era come se fosse da un'altra parte, in un altro mondo. Una volta sostituito, è praticamente collassato in panchina. Impossibile andare avanti così, anche per un guerriero come lui. Il 9 giugno del 2016 ha affidato a un tweet il compito di dire stop. It's over.

Perché a volte ci vuole più coraggio a fermarsi che a continuare.

"Per giocare ho presso troppi antifiammatori. So bene quanto faccia schifo ed è per questo che ho dovuto dire basta. Agli altri calciatori dico di non fare i miei stessi errori. Non prendete medicinali per giocare, meglio restare fuori se non si è in condizione".

Agger è ripartito così dai suoi tatuaggi, ma ha anche creato una ditta tutta sua - la 'KloAgger' - che gestisce i sistemi fognari in Danimarca. Nel 2021 secondo molti giornali è stato pure arrestato... ma non era lui. Si trattava infatti di un altro Daniel Agger, al secolo Dmitry Kendrel, un ragazzo russo che ha deciso di cambiare il suo nome con quello del suo idolo. Un imbarazzante scambio di persona sul quale il 'vero Agger' ha finito per ironizzare su Twitter: "Non ho mai detto che esiste un solo Daniel Agger. E adesso ne abbiamo la conferma".

Nel calcio però non ci sono dubbi: esiste un solo Daniel Agger ed è tornato. Per andare in panchina non servono antidolorifici e la sua nuova avventura da allenatore è iniziata dal Koge, nella seconda serie danese. Tuttavia pare che si sia registrato anche come calciatore, perchè alla fine, se c'è bisogno, uno come Agger è sempre pronto a scendere in campo.

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