"Sono le 18 e 04 minuti del 14 maggio del 2000: la Lazio è Campione d'Italia 1999/00", non è mica una frase qualunque per il mondo laziale. In pochi secondi Riccardo Cucchi ha consegnato una delle più importanti citazioni dell'intera storia biancoceleste: e in essa c'è una firma molto pesante, quella di Simone Inzaghi.
Perché è anche per questo motivo che l'allenatore dell'Inter, intervenuto dopo la sfida contro il Cagliari nello scorso weekend, ha voluto rimarcare il fatto che nel calcio non esistono sfide impossibili, ma solo improbabili. Finché possibili, anche realizzabili.
"Siamo dietro, abbiamo bisogno di una vittoria e di una sconfitta loro: è successo, io ho vinto uno Scudetto che ero 2 punti dietro. La Juventus ha perso l'ultima a Perugia e io ho vinto con la Lazio in casa. Nel calcio non devi mai mollare".
Lui c'era. Lo ha sottolineato: "io ho vinto uno Scudetto che ero 2 punti dietro", il 14 maggio del 2000. La Lazio ospita la Reggina allo Stadio Olimpico, la Juventus, capolista, fa visita al Perugia al Renato Curi. Sembra una giornata tranquilla, persino scritta: la parola "improbabile" ha quell'"impr-" in comune con "imprevisto". Probabilmente uno dei diluvi più importanti che il calcio italiano abbia mai conosciuto.
La formazione di Sven-Goran Eriksson, comunque, fa il suo: all'intervallo sta già 2-0 contro quella di Franco Colomba. E qui c'è l'impronta si di Juan Sebastian Veron, nel raddoppio, ma anche di Simone Inzaghi, su rigore per il vantaggio. Freddissimo, come sempre dagli undici metri.
La gara di Perugia, invece, non si sblocca: i bianconeri di Carlo Ancelotti sono fermi sullo 0-0, mentre Collina con l'ombrello cerca invano di far rimbalzare il pallone sul prato verde. Se ne parla ancora. Il direttore di gara decide di aspettare, la pioggia si placa, ma nel frattempo è passata quasi un'ora.
Giusto il tempo per terminare la partita dell'Olimpico: risultato finale 3-0, con il terzo centro del "Cholo" Simeone. Da lì in poi è frenetica attesa, con le radioline praticamente incollate alle orecchie. In avvio di ripresa, al Curi, segna Alessandro Calori: a Roma esplodono di gioia. Non sembra neanche vero: l'immagine del pallone spazzato da Marco Materazzi è entrata ormai nell'immaginario collettivo. La Lazio vince lo Scudetto rimontando i bianconeri. E' storia.
Come quella passata sempre dall'Olimpico, ma il 5 maggio 2002 e che porta, ancora una volta, la firma di Simone Inzaghi, Il destino è beffardo. L'attuale allenatore dell'Inter in campo "quel" giorno lì, ma non solo.
Un solo punto dista i nerazzurri dalla Juventus, due i nerazzurri dalla Roma. All'Inter di Hector Cuper, insomma, basta vincere: la Lazio di Alberto Zaccheroni non ha nulla da chiedere al campionato, ma si sa. "Nel calcio non devi mai mollare".
"Bobo" Vieri porta in vantaggio gli ospiti, pareggiato da Poborsky, quindi nuovo vantaggio di Di Biagio e ancora pareggio di Boborsky. La Juventus, invece, dopo 11 minuti sta già 0-2 a Udine con le reti di Trezeguet e Del Piero, con il celebre commento di Pippo Baudo a "Quelli che il calcio" che, passeggiando per lo studio, esclamava: "E' andata".
Al ritentro dagli spogliatoi l'Inter non è più la stessa: segna "El Cholo", l'ex, al 56', poi al 73' arriva il 4-2 finale: a segnarlo è Simone Inzaghi con un colpo di testa. Lo stesso che sarà sulla panchina di San Siro a guidare i nerazzurri verso un difficile Scudetto, aspettando notizie dal Mapei Stadium di Reggio Emilia. L'uomo dei "Tricolore" all'ultima giornata. Vinti e tolti: ancora lui.
