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Da zero a cento milioni: Pogba alla Juve, la scoperta del talento

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Mino Raiola ci aveva visto lungo, ancora una volta. Aveva adocchiato qualcosa di speciale in Paul Pogba, quel talento francese che cercava di ritagliarsi uno spazio al Manchester United. Non vedeva in lui soltanto un ottimo prospetto, ma qualcosa in più. Ci ha messo poco a prenderne la procura. Pogba era una riserva, sebbene particolarmente quotato all’interno del club e già nel giro delle nazionali francesi. Sembrava destinato a una grande carriera. Forse, non all’Old Trafford. Ci sarebbe tornato soltanto un po’ di anni dopo. Passando da (parametro) zero a cento (milioni) nel giro di quattro stagioni. Quelle trascorse con la maglia della Juventus.

Già ben prima dell’estate 2012 si era sparsa la voce che i bianconeri stessero allungando le mani su un centrocampista di grande talento, un diciannovenne del Manchester United che aveva fatto qualche presenza in prima squadra. Fino al 2011, il nome ‘Pogba’ era decisamente più conosciuto a Manchester che a Torino. Anche perché sembrava essere uno dei top della generazione che stava maturando nelle giovanili, soprattutto nell’Under 23. Arrivato ad esordire in Premier League ancora diciottenne. Sir Alex Ferguson aveva intenzione di puntarci: voleva un inserimento graduale per non bruciare il suo talento. La Juventus, in particolare nella figura di FabioParatici, e Mino Raiola però avevano altri piani.

Il contratto in scadenza 2012 - con un’opzione di 12 mesi paventata dallo stesso Sir Alex, ma alla fine mai resa effettiva - non è mai stato rinnovato. La speranza di Fergie era che Pogba volesse rimanere a Manchester legandosi alla maglia dei Red Devils a prescindere dal discorso economico. Nel gennaio 2012, però, in emergenza a centrocampo a causa dei molti infortuni, il manager dello United decise di richiamare il trentottenne Scholes per avere forze fresche a centrocampo. L’inglese si era ritirato l’estate precedente. Pogba, che sognava una chance, ha visto un veterano passare davanti a lui. E ha potuto assaporare l’aria della Premier League solo in tre occasioni.

“Aveva firmato con la Juventus già da tempo. È stata una delusione, perché credo non abbia mostrato alcun rispetto. Ad essere sincero, se fossero andati avanti così, sono felice che sia lontano da me”,aveva dichiarato alla tv dello United ai tempi Ferguson.

Sir Alex nel suo libro ‘Leading’, uscito nel 2015, ha rincarato la dose puntando il dito soprattutto su Mino Raiola, additato come il colpevole numero uno dell’addio di Pogba da Manchester. Fergie ha ammesso di averlo anche definito “un sacco di merda”.

“Ci sono alcuni agenti che non mi piacciono e Raiola è uno di questi. Non mi son fidato di lui dal momento in cui l’ho conosciuto. Ha iniziato a rappresentare Pogba, che al tempo aveva solo 18 anni. Aveva tre anni di contratto con noi, eravamo vicini a firmare l’opzione per il quarto. Ad un certo punto è apparso lui sulla scena, il primo incontro è stato un fiasco. Da allora, la frittata era fatta. Perché Raiola è entrato nelle grazie di Pogba e della sua famiglia, poi lo ha portato alla Juventus”.

Il francese è arrivato alla Juventus con tanta curiosità, ma senza grandi aspettative, almeno all’inizio. Lui, in realtà, ne aveva una: giocare. Dimostrare di essere ciò che era. Ovvero: un potenziale top mondiale. Non voleva passare per i club di media classifica in prestito o finire nella primavera. Voleva una squadra che puntasse su di lui da subito. La Juventus, in questo caso. Si dice che sia stato convinto proprio da Antonio Conte in un lungo incontro in cui il tecnico gli ha presentato un progetto di crescita, colpendo nel segno.

Pogba & Conte - JuventusGetty

Pogba doveva inserirsi in una squadra che con Conte partiva da un collaudassimo 3-5-2 con un centrocampo formato da Marchisio e Vidal mezzali ai lati di Pirlo, con Giaccherini prima opzione come vice. Inizialmente il francese è stato considerato un mediano davanti alla difesa, di fatto un vice-Pirlo. Tanto che il suo esordio da titolare - in casa con il Chievo - lo ha fatto proprio giocando in quella posizione, con Massimo Carrera in panchina, visto che Conte stava scontando la squalifica di quattro mesi. Angelo Alessio, lo storico vice di Conte nei suoi anni bianconeri e anche in seguito, aveva evidenziato alcune caratteristiche che doveva migliorare.

“Pogba è ancora un po' lezioso e non va bene. Deve rimanere concreto perché, conoscendo Antonio, se non lascerà da parte questi virtuosismi farà poca strada”.

Nella sua primissima uscita, effettivamente, aveva mostrato qualche eccesso. Naturale per un diciannovenne. La prestazione, nel complesso, era stata di livello. Una buona impressione, fiducia nei propri mezzi nell’organizzare la manovra. Rubando l’occhio per le sue doti tecniche e fisiche anche agli avversari. Alcuni tifosi hanno iniziato a ricredersi. Altri ancora no. Nel pre-partita l’allora amministratore delegato Giuseppe Marotta a ‘Sky Sport’ aveva speso parole importanti per il giovane francese.

“Verratti obiettivo mancato? Ci avevamo visto bene: è un gran giocatore. Ma non possiamo comprare tutti. L'offerta del PSG era nettamente superiore. Noi comunque abbiamo un ragazzo altrettanto interessante che è Pogba, arrivato a parametro zero”.

Paul Pogba - JuventusGetty

Verratti nell’estate precedente era stato vicinissimo ai bianconeri, salvo poi dirottare su Parigi. Per tanti tifosi era un rimpianto. Almeno fino al 20 ottobre 2012, giorno di Juventus-Napoli. La partita che ha probabilmente cambiato la storia di Paul Pogba in bianconero. Entrato al 75’ con la partita sullo 0-0, il classe 1993 ha segnato il goal del raddoppio con un destro volante dal limite dell’area che ha fatto impazzire i quarantamila dello Juventus Stadium.

"Non mi aspetto che Ferguson mi scriva un messaggio… Non penso più al Manchester, ora sono alla Juventus e voglio fare bene. In estate mi han cercato tanti club, anche il Milan. Ho scelto la Juve perché è la squadra dove hanno giocato Platini, Vieira e Zidane. Ho parlato con Vieira e mi ha consigliato di venire a Torino”, ha dichiarato nel post-partita.

Da quel goal, Pogba è diventato l’uomo del momento. Nelle due gare successive di campionato avrebbe giocato 90 minuti. Non più come vice Pirlo, ma come mezzala. Un cambio di posizione che ha fatto le fortune della sua carriera a livello tecnico. Con qualche dettaglio da limare fuori dal campo, come i ritardi agli allenamenti. Due nella stessa settimana gli sono costati l’esclusione in Pescara-Juventus, con annesse scuse arrivate anche via Twitter e qualche scaramuccia a distanza tra Raiola (che “giustificava” il ritardo) e Marotta che ha invece spiegato come la decisione fosse di tutta la società.

La sua ascesa, comunque, non si è arrestata. Il 19 gennaio 2013 è stata un’altra serata chiave per la sua consacrazione. Due goal contro l’Udinese, due tiri dalla distanza che hanno fatto strabuzzare gli occhi a tutti. A nemmeno vent’anni, quel giovane talento sembrava essere qualcosa in più. Ha chiuso la sua prima stagione bianconera con 37 presenze tra campionato e coppe, laureandosi campione d’Italia, conquistando la maglia della Nazionale. Dal secondo anno in poi, è stato promosso ad un ruolo da titolare inamovibile, anche se lo era già parzialmente diventato nel finale della sua prima annata. Il Pogba talento era già diventato una star. Da parametro zero a cento milioni di euro, prezzo del suo cartellino nel 2016. E il resto è già storia.

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