
L'interlocutore distratto dal calcio moderno, e ancor più attuale, quello di giocatori tutti muscoli a metà tra il primo Arnold Schwarzenegger e l'ultimo Aamir Khan, non riuscirebbe proprio a capire come Peter Crouch abbia sfondato nel mondo del calcio. Annebbiata la mente da fisici perfetti, palestrati e tendenti alla perfezione per quanto riguarda la correlazione tra altezza e peso, l'ex attaccante inglese è un'incognita. Ha una composizione talmente particolare che sfonda nei manga o nei cartoni statunitensi. Non sfigurerebbe in One Piece o in Popeye. Dinoccolato. Forse strano, ma che vuol dire?
Si sente sempre, spesso e oltre l'infinito usare questa parola, 'strano'. Oltre ciò la normalità. Senza sfondare nel filosofico, che così è la normalità? Nel calcio, un'altezza di oltre un metro e ottanta presuppone di solito un fisico, accettate per favore il gioco di parole, all'altezza. Da Lukaku a Ibrahimovic, gli esempi sono tanti. L'eccezione che conferma la regola è Crouch, lo è stata e lo sarà ancora a lungo, perché di persone come lui nel mondo del calcio attuale non si vedono neanche col binocolo. E questo, all'altezza degli occhi, bisognerebbe muoverlo con attenzione per scorgere tutta la sua figura. In verticale, non in orizzontale.
Del resto Crouch, a fronte di 75 kg circa, è 2 metri e 1 cm, che lo ha reso il più alto ad aver giocato con la Nazionale inglese. Direte voi, ci ha giocato sì, ma non è che abbia fatto molto. Direte voi, ha giocato in Premier, ma non è che abbia lasciato questo segno come giocatore. Sedetevi e tenetevi, perchè sarete pronti, giurin giurello, ad esprimerlo più e più volte: ah, non sapevo avesse lasciato questo segno. Sì, l'ha lasciato eccome. E questa è solo la base: in mezzo e in cima occhi sgranati, per l'uomo, Peter.
IL CROUCH CALCIATORE
Sarà anche la base e forse quella meno interessante, in virtù di quello che verrà dopo, ma non serve neanche aggiungere il perchè si debba parlare prima del Crouch giocatore. Per riesumare un meme che sembra ormai morto e sepolto, capitan ovvio, perchè era un calciatore. Che calciatore? Una prima punta, l'unico ruolo di movimento, escluso ovviamente il portiere, che una tale altezza poteva sopportare. Scappa un sorriso a pensare ad un esterno d'attacco con tali arti inferiori magri, ma non così tanto leggeri da tagliarsi con un grissino.
Peter cresce a Singapore per i primi anni della sua vita, per poi fare ritorno a quattro in Inghilterra, a Londra. La Greater non è la sua città d'origine, ma bensì Macclesfield, piccolo comune del Chesire divenuto famoso per gli amanti della musica, in maniera negativa: qui morì Ian Curtis, leader dei Joy Division. Vabbè, altra storia, non dilunghiamoci.
Crouch sogna di giocare a calcio ad alti livelli, ma quella parola, alto, sembra limitarlo profondamente. A 17 anni è oltre ogni limite rispetto ai suoi coetanei, ma il particolare fisico, nonostante sia più adatto ad altri sport di squadra, non è un limite. Mettendo su massa, infatti, può essere veramente un grande attaccante. Il Tottenham del resto decide di inserirlo nelle sue giovanili e sperare in una sua evoluzione, che però non arriverà mai.
È altissimo, ma non tocca il cielo con un dito muscoloso, ma mingherlino. E così, il Tottenham, dopo il percorso nelle giovanili e un esordio in prima squadra che non arriva, decide di spedirlo in prestito al Dulwich Hamlet, nel campionato regionale inglese. Segna un goal, ritorna alla base, osservato come fenomeno, non in senso positivo. A Londra però gli Spurs scuotono la testa in cerca di soluzione, che arriva temporaneamente quando il club acquista dal club svedese dell'IFK Hässleholm Jon Jönsson. In Scandinavia due prestiti, quello di Alton Thelwell e di Crouch.
Segna tre goal in otto partite, ma il club retrocede nella quarta serie svedese. Il Tottenham, guarda alla parte negativa e dall'idea dei prestiti, decide di passare ai fatti definitivi. In città c'è il QPR interessato a quello spilungone, deciso ad acquistarlo senza spendere cifre incredibili: per circa 100.000 euro arriva la svolta. Il club gioca infatti nella seconda serie inglese e lui, 19enne, ha la sua prima grande opportunità. Raggiungerà immediatamente la doppia cifra, acquistando valore, passando al Portsmouth, dai 10 ai 18 goal. Dati, che come ovvio attirano l'interesse della Premier League: la spunta l'Aston Villa, per sei milioni.
A Birmingham, a differenza delle esperienze in Championship, non è titolare. E senza continuità, Crouch, ancora giovane, non riesce a mettersi in mostra. Oddio, attira sempre l'attenzione in virtù dell'altezza unità alla magrezza evidente, ma sono più gli scherni che gli applausi provenienti dagli spalti. 25 presenze e 2 reti non bastano per continuare in una squadra da una storia così importante. E così, inizia nuovamente il balletto del prestito, nuovamente in seconda serie, stavolta al Norwich. Le quattro reti segnate con il City bastano e avanzano per i Villains, che dopo appena quattro mesi riportano il giocatore al Villa Park.
Non per molto, per sfortuna dell'Aston e fortuna del Southampton. I quattro goal segnati in Premier con il Villa infatti sembrano infatti aiutare solamente a trovare un acquirente per un prezzo accettabile, più che convincere il club a puntare su di lui. Viene infatti ceduto e alla prima prova da titolare, arriva anche la doppia cifra. Ogni qual volta ha fiducia degli altri, oltre che in sè stesso, sono dolori. Per gli altri.
La caratteristica di Crouch? Grazie a quell'altezza, ogni traversone dalle fasce, ogni corner, ogni campanile è suo. Se rimane ancorato al terreno deve solo muovere il capo nella giusta direzione per spedire la palla alle spalle del portiere colpendo di testa. Una particolarità che lo renderanno a fine carriera il giocatore con più reti, 53, segnate in questo modo, come ovvio, verrebbe da dire.
Le dodici reti con il Southampton spalacano a Crouch anche le porte della Nazionale inglese, in un periodo nero per i Tre Leoni, su sfondo bianco. Con la sua rappresentativa parteciperà a due Mondiali, ma soprattutto avrà una media decisamente notevole, che in pochi, pochissimi, si aspetterebbero da uno come lui. Et voilà, invece, 22 goal in 42 presenze .
GettyQuando si pensa a Crouch viene in mente quasi immediatamente, per chiunque segua il calcio in maniera assidua, la sua nazionalità, per l'appunto inglese, che lo porta a cercare di ricordare che segno abbia lasciato in Nazionale. Oltre a questi colori, però, in parte presenti anche nella sua rappresentativa, quelli più legati alla sua figura sono però quelli del Liverpool. In Reds approda subito dopo il Southampton, sotto richiesta di Benitez, che ha appena perso Milan Baros. I due hanno caratteristiche completamente differenti, ma il tecnico spagnolo si fida di lui. Giustamente.
Niente doppia cifra in Premier, ma un lavoro notevole sotto porta per il resto della squadra, e una buona dose di goal, che di fatto supera tre volte su tre quota dieci considerando anche le altre competizioni. Ad un livello più alto, come bacino d'utenza, comincia a divenire un idolo assoluto.
Al Liverpool vincerà gli unici due trofei della sua carriera , la FA Cup e il Community Shield, entrambi nel 2006 (l'anno successivo è stato sconfitto in finale di Champions contro il Milan, nella rivincita rossonera di Atene, subentrando a fine gara). Forse è per questo che dagli osservatori distratti è visto come qualcuno che ha lasciato un piccolo segno. Due medaglie d'oro, stop. Eppure, è stato tutto il contrario.
Lasciato il Liverpool, la carriera di Crouch, 27enne e dunque con ancora una lunga vita calcistica davanti, continua al Portsmouth, con dieci goal in Premier, e dunque, al Tottenham. Un decennio dopo non aver creduto in lui, gli Spurs decidono di riportarlo a Londra: esperienza che porterebbe ad un 6.5, forse, dovendo dare un voto. Non di più.
Nonostante sia la squadra con cui ha passato più anni, lo Stoke City è ricordato meno: forse perchè si trattava di lottare solamente per la salvezza dopo una prima stagione in Europa League (con due goal in tre gare, nella sua ultima esperienza continentale). Eppure, sono 62 reti in 261 gare, prendiamo nota. A trentotto anni, nel 2019, chiude al Burnley, salutando il pubblico, i fans, gli avversari, i suoi amanti e i suoi odiatori.
UN ATTACCANTE ATIPICO
Più di due metri d'altezza, appena 75 kg. Mani nei capelli, se a qualcuno piace pensare alla struttura fisica come già tarata per certe cose. Una sola direzione, uno sport diverso dal calcio, o al massimo l'ingresso nello stesso come portiere. E invece no, Crouch ha segnato più di 200 reti in carriera, e solo una parte, diciamo il 25%, è arrivato di testa.
Perchè Crouch, nonostante il fisico, sapeva muoversi. Lo sa fare fuori dal campo come ballerino, con le mosse da robottino mostrate anche sul terreno di gioco. Sapeva danzare anche in area, e le reti segnate in mezza rovesciata ne sono la dimostrazione. Immaginate dover fare i conti con 201 cm, muoverli nell'aria al momento giusto, coordinandosi senza colpire nessuno: impresa a dir poco ardua.
Getty ImagesEppure ci riusciva, eccome se ci riusciva. Lesto, furfante, rapinatore. La sua altezza è stata sfruttata al massimo, in ogni minimo aspetto. Bastava un piccolo salto e la giusta direzione per colpire di testa e bam, goal. Poteva alzare la gamba e disegnare una parabola-pallonetto senza neanche sforzarsi, e wow, rete. Accentrarsi e sfondare in maniera leggiadra con le lunghe leve? Detto, fatto. E poi, la perla. Anzi, le perle.
Non una, ma due giocate in acrobazia che fanno venire giù incredulità e spalti. Contro il Bolton, anno domini 2007, cross e girata in volo. Sublime. Contro il Galatasaray, ebbro della musichetta di Champions, sempre ad Anfield, sempre ricevendo dalla corsia esterna destra. Una mezza rovesciata incredibile che porta le mani dei tifosi alla testa, in segno di incredulità e le sue sulla bocca, altrettanto stupite.
SHOWMAN, IDOLO, ICONA
La gavetta, l'ottima media in Nazionale, l'abilità nonostante l'altezza 'esagerata'. Questo ha reso Crouch uno dei giocatori simbolo del calcio inglese nel nuovo millennio, che piaccia o no. Per renderlo icona però serve un passo in più, come se ci fosse un manuale delle istruzioni legato ai calciatori che aspirano ad esserlo.
Se veramente ci fosse, servirebbero le dichiarazioni pepate, divertenti e mai scontate. Magari le storie da strada, da uomo comune. Magari una donna bellissima. PT ha avuto tutto questo, e continua ad averlo. L'aver appeso le scarpette al chiodo? Solamente l'inizio.
Partiamo dalla sua frase probabilmente più famosa, citata ovunque, facilona. Facile sì, da escludere a priori no. Perchè rappresenta quello che Crouch è riuscito a superare, un aspetto da nerd con una dote su cui ha lavorato, un'abilità dell'essere calciatore oltre il talento. Ci ha lavorato su ed è riuscito a realizzare i suoi sogni, senza mai nascondere la verità. Una sua verità, sia chiaro, ricordata però, continuamente:
“Se non avessi fatto il calciatore sarei ancora vergine".
Crouch ha sposato Abbey Clancy, bellissima modella e presentatrice inglese natia di Liverpool eletta per diversi anni la più sexy tifosa della Premier League: tifosa principalmente di suo marito, visto come non conosca bene le usanza del calcio e il calendario legato ad esso, come ha ricordato lo stesso ex attaccante inglese. Tanto da chiamarlo a lungo, preoccupandosi di non avere una risposta, durante le stesse gare ufficiali. Cellulare nello spogliatoio e Crouch costretto a ricordarle che di solito, nel weekend, si tirano i calci al pallone.
Getty ImagesPeter è riuscito a sfruttare non solo le sue caratteristiche fisiche per segnare in ogni modo, ma anche la sua notorietà e il suo essere un vip, un calciatore famoso, per scoprire nuovi orizzonti, che probabilmente non pensava di poter mai raggiungere: basti pensare che la sua verve ha portato la BBC Radio a creare il Peter Crouch Podcast, programma radiofonico, ma anche presente in video, specialmente su Youtube, in cui l'ex attaccante del Liverpool racconta aneddoti della sua vita da calciatore, scavando in situazioni assurde e portando gli spettatori a rimanere incantati.
Nello show Crouch intervista la famiglia reale inglese, si veste in maniera particolare, beve, mangia, ride, tiene incollati migliaia di spettatori in diretta e milioni nei mesi successivi, visti i video che circolano sul web o semplicemente caricati dalla fonte ufficiale. Non solo podcast e interviste, ma anche libri: ogni volta che mette su carta le sue avventure dentro e fuori dal campo, le sue opere diventano bestseller per cui i tifosi e non fanno la fila. Un ragazzo come tanti, quell'eccezionale in mezzo ad una miriade di normali.
Tra i racconti scherzosi e divertenti, però anche quelli di periodi negativi. Ad un certo punto della sua carriera, infatti, Crouch non riuscì a segnare per più di 1000 minuti, precisamente 1229. Nel primo anno del Liverpool, dopo aver subìto la retrocessione col Southampton nonostante 12 goal segnati, si bloccò. Zero reti e mormorii sul fatto che non fosse adatto ad una grande squadra, prima di sbloccarsi e passare alla storia.
Le settimane passavano e Crouch non segnava. Neanche per sbaglio. Il padre provava a tirarlo fuori dal mondo del calcio per qualche ora:
"Bevevo pinte di birra con il mio vecchio. Uscivamo, ridevamo e dimenticavamo. Mi ha sicuramente aiutato. E' stato un momento particolarmente difficile per me. Ho dovuto smettere di comprare i giornali, smettere di accendere la tv".
Alla fine, nel dicembre 2005, la prima delle 13 reti stagionali. Crouch ha giocato in Champions League con due squadre, il Liverpool per l'appunto, e il Tottenham. E proprio relativamente alla sua ultima gara con gli Spurs nella massima competizione europea, una delle sue dichiarazioni più famose.
Crouch PodcastAprile 2011, quarti di Champions. Il Tottenham sfida il Real Madrid nell'andata. Finirà 4-0 per i Blancos (1-0 per gli spagnoli al ritorno). Una goleada simile dopo l'espulsione comminata allo stesso Crouch, al 15' del primo tempo. Una doppia ammonizione per fallo su Sergio Ramos prima e su Marcelo poi:
"Lo spogliatoio è sotto lo stadio e ci sono file su file di tifosi quindi puoi sentirli molto bene. Sono sceso nello spogliatoio con un asciugamano sopra la testa e sentivo un goal dopo l’altro e pensavo: è tutto dipeso da me. Il primo cartellino ci stava. Era per un contrasto con Sergio Ramos. Ma il secondo… No. Il secondo è colpa di Marcelo".
Crouch viene espulso, osserva la scena e fatica a trattenere la rabbia:
"Non l’ho neppure sfiorato e lui ha fatto un volo in aria incredibile. Poi ha rotolato e quando l’arbitro mi ha ammonito per la seconda volta e poi espulso ha saltato di gioia esultando. Non ho mai voluto prendere a calci così forte qualcuno come Marcelo. Sono stato ingenuo a farmi prendere in quella situazione".
Si è fatto prendere spesso Crouch, dalla vita. Non ha mai perso un giorno, ha sfruttato tutto quello che il tempo gli ha dato, dalla crescita fisica alla famiglia, fino alle opportunità come scrittore e cantore. Andare oltre l'aspetto e quello che si crede di sapere: l'unico modo per rimanere stupiti. Parola di Peter.
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