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Addio Ronaldo Juve GFXGoal

Cristiano Ronaldo e la Juventus: un amore mai nato

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In fondo, aveva proprio ragione Kate Hudson quando in "Come farsi lasciare in 10 giorni" rispose con fare sprezzante a Matthew McConaughey e al suo "Mi hai perso": "Non ti ho perso, Ben. Non si può perdere una cosa che non si è mai avuta". Nel caso di Cristiano Ronaldo e della Juventus non si può neanche parlare di storia d'amore sbocciata, alimentata e finita nel miglior o nel peggiore dei modi, tanto è stato freddo e distaccato l'addio del portoghese, forse l'unico epilogo adatto a una relazione sin dal principio complicata.

Se n'è andato com'è arrivato: definito come "un'azienda", spesso alibi e goffa giustificazione a molte prestazioni non all'altezza del suo nome e dei titoli vinti. Lui, sceso tra la folla per consegnare la Champions League alla Juventus senza riuscirci e andato via nel silenzio e nel chiacchiericcio generale dopo aver consumato anche l'ultima fragile goccia di sangue dalle vene di un club che tre anni fa gli ha offerto tutto il necessario per esprimersi, e anche di più. Coccolandolo più di altri: "l'eccezione" nel mare in tempesta bianconero, con un'immunità da far paura.

Lui, che con il mondo Juve e con il popolo italiano, che lo ha accolto tra fanfare e riverenza come il salvatore di un sistema calcistico in declino (che comunque, poi, come al solito da solo si è rialzato), come fonte di beneficio ai piccoli club (che poi sono falliti ugualmente), come il campione che avrebbe portato altri campioni (la maggior parte andati via, quest'estate), sì insomma lui che con chi ha pensato di lui questo e molto altro non sembra aver mai voluto mescolarsi troppo.

Cristiano Ronaldo rimarrà Cristiano Ronaldo anche domani, anche dopo, al Manchester United o, in un improbabile futuro, alla Pergolettese, tanto è ricco il suo curriculum, "rinforzato" dai 101 goal in 134 partite in bianconero: in senso utilitaristico, da azienda qual è ne esce rinvigorito dai numeri, ma privato dei sentimenti.

Cristiano Ronaldo Juventus 2021Getty

"Grazzie" , con due "Z": a conti fatti l'unico, emblematico, esempio di un "qualcosa in più" dato alla Juve, una "Z" appunto, (eccezion fatta per due o tre prestazioni, Atletico compreso) e insieme chiara dimostrazione di una superstar che non sembra essersi integrato con il contesto in cui ha vissuto, di cui non ha mai voluto imparare la lingua. "Ti aspecto" a parte, un corpo estraneo.

Freddo, cinico: le poche comparsate in TV rappresentano l'esempio lampante di un uomo perennemente a disagio, forse per la prima volta anche troppo, sotto la luce dei riflettori. Che gli piacciono tanto, ma che in questo caso lo hanno disturbato. Non si è fatto amare, non ha amato: sul campo dal 2018 ha sciorinato il minimo indispensabile per portare all'esasperazione un sistema che lo ha issato a semi-divinità, salvo poi riscoprirlo per quel che di lui si narrava in passato, una macchina.

Tecnicamente ha risucchiato le energie a un gruppo definito sempre "non all'altezza" rispetto a lui, abbassato gli standard di giocatori prima pronti a esplodere (Dybala su tutti) e poi relegati a caso, respinto, implicitamente o meno, le critiche riversandole nelle tasche dell'allenatore di turno, che attorno a lui, ma mai sopra di lui, avrebbe dovuto costruire il proprio progetto tecnico.

Così Massimiliano Allegri era il "fifone", palesato dal crudo gesto ripreso dopo la sfida contro l'Ajax; Maurizio Sarri il rivoluzionario in tuta che si è presentato in spiaggia, dal portoghese, con in mano una rosa e le proprie idee di calcio. Di Andrea Pirlo, scelta imprecisa della dirigenza bianconera, basta dire che si è trattato di un'annata storta, in generale, quella post-pandemia: contro il Porto, comunque, l'allenatore unico responsabile. Delle difficoltà palesi di Ronaldo, in giro, neanche l'ombra.

Ha goduto di un trattamento che in passato ha riguardato solo uno o due casi precisi (a memoria, Messi al Barça prima dell'addio, Maradona al Napoli), ma a differenza di questi non si è mai voluto integrare, lasciandosi dietro il solito e ripetuto richiamo all'individualismo e al capriccio. Gli è stato permesso tutto, forse anche di più: in cambio ha dato poco.

La Juventus non ha mai avuto realmente Cristiano Ronaldo. Forse sotto alcune voci di bilancio, o  altre relative ai guadagni dalle sponsorizzazioni e al brand: in campo con la maglia numero sette. In allenamento e nelle foto ufficiali. Lo ha avuto, sì: ma come una società può possedere un giocatore. Contrattualmente: che è pur sempre un matrimonio, ma senza amore. Andato via con una lettera di preavviso finale (di quattro giorni rispetto alla fine del mercato) e ringraziamenti frettolosi, sgrammaticati e già sbiaditi: con una "Z" in più, come la sua esperienza in bianconero. Z-eppa di retorica, ma senza Z-uccheri.

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