15 titoli di campione di Polonia, 7 dei quali negli ultimi 10 anni. Coppe e Supercoppe varie. La squadra più titolata del calcio polacco, una tra le più nobili. Presenza fissa in Europa, senza disdegnare qualche comparsata anche nei gironi della Champions League. Il recente curriculum del Legia Varsavia parla da sé. Avversaria del Napoli nel girone di Europa League, si è giocato la qualificazione fino all’ultima giornata, salvo poi chiudere al quarto posto in un girone apertissimo e di livello con Leicester e Spartak Mosca.
Eppure, basta dare uno sguardo alla classifica della Ekstraklasa, la massima serie polacca, per rendersi conto che il Legia, in questo momento, vive il momento più difficile della sua storia recente. Penultimo posto, incubo retrocessione più che concreto. D’improvviso, da campione al rischio declassamento. Per una squadra che non esce dai primi quattro posti del campionato dal lontano 1998. Che sta in massima serie dal 1947.
Tre vittorie nelle prime quattro giornate, altrettante nelle successive 17. L’impressionante misero bilancio di 14 sconfitte in 21 giornate, segnando appena 22 reti, terzo peggior attacco della competizione. E una inevitabile caccia alle streghe, al colpevole, che trasforma radicalmente ambiente.
All’inizio della stagione, al timone c’era l’attuale CT della nazionale Czeslaw Michniewicz, il quale aveva portato a casa i migliori risultati stagionali, ma che il 25 ottobre ha lasciato il club, giudicando i nuovi acquisti non pronti atleticamente per giocare il calcio che aveva in mente. Dopo l’intermezzo disastroso di Golebiewski (3 vittorie e 8 sconfitte) è stato richiamato Aleksandar Vukovic, allenatore che aveva preceduto Michniewicz e come lui aveva vinto il campionato. Ma non è servito a tranquillizzare un ambiente già di per sé esuberante, ora tutt’altro che cheto.
I tifosi avrebbero preso di mira in particolare i giocatori stranieri, rei di non voler lottare abbastanza per la nobile maglia del Legia. E le loro prestazioni sono rimaste di basso livello. Molti hanno anche puntato il dito contro il presidente Dariusz Mioduski, imprenditore e avvocato che dal 2016 è azionista di maggioranza del club, ma che con il calcio non ha mai avuto nulla a che fare. Una buona fetta della tifoseria lo indica come il principale responsabile del fallimento che si sta consumando.
Secondo il ‘Przeglad Sportowy’, infatti, in estate la società avrebbe agito sul mercato senza il parere di Michniewicz, il quale di conseguenza non aveva instaurato un buon rapporto con i nuovi arrivati che vedevano poco il campo, tanto che questi in spogliatoio avrebbero iniziato a chiedere a gran voce l’esonero del tecnico — il cui rapporto con il direttore sportivo Radosław Kucharski in Polonia viene descritto col termine ‘guerra fredda’.
All’inizio della preparazione Michniewicz aveva chiesto a gran voce rinforzi (tra i quali anche l’attuale centrocampista dell’Empoli Zurkowski), ma il presidente Mioduski non aveva accolto con piacere la richiesta.
“Quando ho letto le dichiarazioni dell'allenatore sono rimasto molto sorpreso e, inutile nasconderlo, irritato. L'allenatore ha una vasta esperienza e conoscenza, ma è la prima volta che si prepara per le coppe europee”, ha dichiarato a 'legia.net'.
Il risultato? Giocatori acquistati senza il parere dell’allenatore e che non rispettavano le sue indicazioni. E non due, tre, quattro. Dieci nuovi acquisti da integrare. Giocatori non richiesti dall’allenatore. O, secondo la società, dei ripieghi rispetto alla richieste non soddisfabili del tecnico. Portando come conseguenza a uno spogliatoio frammentato e con una pessima atmosfera.
Unitamente a ciò, nemmeno la fortuna ha aiutato il Legia, che ha perso due giocatori simbolo per infortunio. L’ex portiere tra le altre della Fiorentina ArturBoruc, 42 anni compiuti e un ritiro già annunciato a fine stagione, ha dovuto limitare il suo minutaggio per problemi alla schiena non sembra un caso che il suo stop sia coinciso con l’inizio della fine. L’altro, il talento BartoszKapustka, che qualche anno fa sembrava uno dei prospetti migliori del calcio polacco prima di perdersi dopo il trasferimento al Leicester, è fermo per la rottura del crociato da metà luglio.
Gli infortuni sono però soltanto la punta dell’iceberg di una condizione fisica generale deficitaria e che preoccupa sin dall’inizio della stagione — partita peraltro a luglio con i preliminari di Champions League, con eliminazione al terzo turno per mano della Dinamo Zagabria e poi vittoria nel playoff Europa League contro lo Slavia Praga.
“Se siamo in questa situazione è colpa di una preparazione inadeguata alla stagione e di una preparazione fisica e mentale inadeguata per gareggiare su tre fronti”, ha ribadito Mioduski.
A Vuskovic, campione di Polonia nel 2020, tocca il compito di portare in salvo una barca che sta affondando. Altrimenti, il rischio di essere probabilmente i primi in Europa ad esser retrocessi sul campo da campioni potrebbe diventare tristemente realtà.
