Imprese. Exploit. Miracoli sportivi. Di definizioni nel corso degli anni se ne sono sprecate tantissime per dipingere quelle storie partite da lontano, nate sottotraccia, nell'anonimato più totale e che finiscono inevitabilmente per marchiare pagine indelebili nella storia del calcio e dello sport in generale.
Una delle più recenti è datata estate 2016. Il protagonista? Decisamente insolito. Il palcoscenico? Quello degli Europei, con la Francia a recitare il ruolo di paese ospitante.
E' l'edizione dei Campionati Europei segnati dal grande cambiamento, da un autentico punto di rottura con il passato. A raggiungere la fase finale del torneo, infatti, non sono più 16 squadre, bensì 24. E tra queste, per la prima volta, spunta il Galles di Chris Coleman.
Proprio così, perché nelle precedenti quindici edizioni, la Nazionale dei Dragoni non aveva mai raggiunto la fase finale della massima rassegna continentale. Sino a quel momento, l'unica apparizione del Galles risale ai Mondiali del 1958 organizzati in Svezia, dove la squadra di Walley Barnes riuscì a raggiungere i quarti di finale senza mai vincere una partita prima di arrendersi al Brasile di Pelé. Da quel momento il buio. Totale.
Ci vogliono dunque 58 anni per regalare al popolo gallese una vetrina così importante. Il Galles vi arriva dopo aver chiuso il proprio girone di qualificazione al secondo posto alle spalle del Belgio, ma davanti a Bosnia ed Herzegovina, Israele, Cipro e Andorra. Il 12 dicembre del 2015 si tiene l'attesissimo sorteggio e Bale e compagni vengono inseriti nel raggruppamento B insieme alla Russia, all'altra debuttante Slovacchia e, soprattutto, all'Inghilterra.
La formazione di Coleman - subentrato in panchina nel gennaio del 2012, in seguito alla tragica scomparsa di Gary Speed - è un collettivo dai tratti ben definiti: il calcio dell'allenatore nativo di Swansea si basa sulla solidità dei meccanismi difensivi e dei suoi interpreti. Al pacchetto si aggiunge anche un'importante dose di qualità impersonificata da Aaron Ramsey e, su tutti, dalla stella di Gareth Bale che soltanto poche settimane prima ha alzato al cielo la sua seconda Champions League consecutiva con la maglia del Real Madrid.
L'11 giugno 2016 si inizia a fare sul serio e a Bordeaux è tutta una questione tra debuttanti: il Galles incrocia la Slovacchia anch'essa esordiente in una fase finale degli Europei. Il goal in apertura di Bale viene livellato dal pareggio di Duda a mezz'ora dalla fine. Per cui, a scrivere la storia, ci pensa Robson-Kanu. Attaccante nativo di Londra e di origini nigeriane. Ma poco importa. E' lui a firmare i primi storici tre punti a Euro 2016.
GettyDopo solo una giornata, il Galles si ritrova in vetta solitaria al girone alla luce dell'inaspettato pari dell'Inghilterra contro la Russia. Cinque giorni più tardi, però, la Nazionale dei 'Tre Leoni' si rifà proprio contro il Galles: Bale apre nuovamente le danze, ma è uno squillo puramente illusorio. Vardy pareggia i conti e al 92' si materializza la beffa griffata Sturridge. Il tutto mentre la Slovacchia di Hamsik regola la Russia.
A novanta minuti dalla conclusione della fase a gironi la classifica recita: Inghilterra 4, Galles 3, Slovacchia 3, Russia 1. Morale della favola, si decide tutto all'ultimo turno. Anche perché il nuovo format del torneo prevede che oltre alle prime due di ogni girone passino il turno anche le quattro migliori terze.
Di conseguenza ci si gioca tutto all'ultimo atto e allo Stadium di Tolosa è festa grande: la Russia finisce al tappeto sotto i colpi di Ramsey, Taylor e Bale, mentre il secondo pareggio in tre partite dell'Inghilterra fa il resto. Il Galles chiude a sei punti. Davanti a tutti.
Si passa dunque agli ottavi di finale. Delle 24 squadre ai nastri di partenza ne rimangono 16. E la composizione del tabellone regala ai gallesi un altro derby in salsa britannica: quello contro l'Irlanda del Nord, qualificatasi come migliore terza.
Al 'Parco dei Principi' di Parigi va in scena il copione più scontato che ci si poteva immaginare alla vigilia: tanto agonismo, poco spettacolo. Tanta corsa, poche occasioni. Il più classico degli 'zero a zero' scritti, per intederci. Quelli che puoi sbloccare solamente grazie ad un episodio. E l'episodio in questione arriva puntuale al 75' quando il cross di Bale viene deviato nella propria porta da McAuley nel tentativo di anticipare Robson-Kanu. 1-0. Massima resa con il minimo sforzo, dunque, e il sogno continua. La truppa Coleman stacca così il pass che vale l'accesso tra le prime otto del continente.
La posta in palio inizia ad alzarsi vertiginosamente e il tabellone oppone i Dragoni al Belgio di Marc Wilmots, annoverabile tra le candidate per la vittoria finale. La sensazione che per il Galles possa trattarsi del capolinea serpeggia tra gli addetti ai lavori e non solo. L'eurogoal di Nainggolan in apertura, ad esempio, ha tutti i connotati del forte indizio.
Sembra l'inizio della resa e, invece, al 'Pierre-Marouy' di Lille va in scena la seconda grande sorpresa di Euro 2016, dopo l'inatteso ko dell'Inghilerra con l'Islanda.
Il Galles acciuffa il pari già nel primo tempo con Williams e nella ripresa colpisce altre due volte: subito con una perla di Robson-Kanu e in chiusura con Vokes. Finisce 3-1. E' il tripudio.
"Sognare! Non bisogna avere paura di sognare! Perché quattro anni fa ero lontano da tutto questo come potete immaginare. E guarda cos'è successo. Se lavori abbastanza e non hai paura di sognare, non hai paura di fallire! Tutti falliscono. Ho avuto più fallimenti che successi. Ma non ho paura di fallire. E ogni tanto... non posso dirlo ogni tanto perché a me non è mai successo ma mi sto divertendo e penso che ce lo meritiamo!" Le parole cariche di emozione del ct Coleman a fine gara.
GettyPaura di sognare non l'ha sicuramente il popolo gallese che il suo sogno ad occhi aperti lo sta vivendo dalla gara d'esordio contro la Slovacchia. Probabilmente quel giorno, nemmeno il più inguaribile degli ottimisti avrebbe potuto immaginare di vedere la propria Nazionale in semifinale agli Europei. Ed invece è tutto vero.
Nel penultimo atto del torneo, ad attendere Bale e soci, c'è il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Sfida tra compagni di squadra, dunque. Perché Bale e CR7 di titoli ne hanno già vinti diversi, fianco a fianco, con la maglia del Real, ma questa volta è diverso. Due fuoriclasse, due icone. Senza dubbio i due giocatori più rappresentativi dei rispettivi paesi. Questa volta da rivali. Ne rimarrà soltanto uno.
Sulla vetrina di un Parc Lyonnais esaurito in ogni ordine di posto è però l'asso lusitano a dominare la scena: dopo un primo tempo letteralmente bloccato, il 7 portoghese inaugura la ripresa saltando - letteralmente - su James Chester in duello aereo. Il difensore gallese rimane al piano di sotto, mentre Ronaldo vola, colpisce e fa 1-0. Fuori categoria.
Lo scossone è tremendo e il Galles non ci capisce più nulla, tanto da essere trafitto per la seconda volta: diagonale di Ronaldo - manco a dirlo - sulla cui traiettoria sbuca Nani che devia e chiude i giochi. A Parigi ci va il Portogallo. Per il Galles è la fine di una favola tra gli applausi e i cori di un pubblico che tracima orgoglio al culmine di un percorso che difficilmente verrà dimenticato.
"Fa male perdere la semifinale, i giocatori sono distrutti, ma devono guardare quello che hanno fatto e capire che hanno reso orgoglioso il loro paese". La chiosa finale di Coleman riportata da 'Sky Sport'.
A conti fatti, lo capiranno molto presto. Perché il rientro a casa post eliminazione altro non è che un'accoglienza trionfale da parte di migliaia e migliaia di persone fiondatesi all'aeroporto e lungo le strade di Cardiff per omaggiare i protagonisti di un'impresa che esula dal mero risultato del campo.
GettyLa cornice perfetta per imprimere nella memoria collettiva la pagina più bella e importante della storia del calcio gallese. Roba da custodire gelosamente, da tramandare di generazione in generazione.
La favola dei Dragoni e del loro condottiero. Quel Chris Coleman che a fine anno verrà inserito nei dieci candidati al The Best FIFA Awards per il miglior allenatore. Chiuderà al nono posto, davanti a Pochettino e alle spalle di Deschamps.
Il vincitore? Il nostro Claudio Ranieri, capace di vincere la Premier League con il Leicester. Giusto per restare in tema di favole.
