Come recita un vecchio adagio: se sbagliare è umano - e ci mancherebbe - perseverare è diabolico. E allora come si può definire quel che è accaduto nel secondo tempo di Cluj-Lazio, in cui Matias Vecino si è divorato non una palla goal, non due, ma addirittura tre, peraltro in pochissimi secondi?
Un flipper impazzito, un viaggio in uno psichedelico gioco degli errori. O degli orrori. Protagonista principale al 18' del secondo tempo, appunto, l'ex centrocampista dell'Inter. Che alla fine si mette le mani nei capelli, incredulo per quel che ha appena combinato. Ne ha ben donde.
Tutto comincia con un bello e insolito spunto sulla destra di Mario Gila, travestitosi per l'occasione da terzino: cross deviato, palla che arriva in qualche modo a Vecino, il cui tiro a botta sicura da due passi viene respinto miracolosamente da un grande intervento di Manea. E fin qui, tutto ok.
Il problema è quel che accade nei secondi successivi. Casale tira col sinistro, Scuffet ci mette in qualche modo una pezza e ancora Vecino è lì, pronto a ribattere in rete a due passi dalla porta. Tutto abbastanza facile, all'apparenza. E invece no, perché l'uruguaiano riesce nell'impresa di centrare in pieno l'ex portiere dell'Udinese, che senza capire bene come respinge col corpo. E due.
Finita? Nemmeno per sogno. Mentre Vecino si dispera per la doppia occasione fallita, la palla a campanile viene toccata di testa nuovamente da Gila e nuovamente finisce sui piedi dell'uruguaiano. Che di nuovo, incredibile ma vero, si divora il vantaggio: questa volta devia a lato da un metro, consentendo definitivamente al Cluj di salvarsi.
Scuffet tira un sospiro di sollievo, qualche tifoso di casa se la ride dopo quel che ha appena visto. I giocatori della Lazio, invece, si mettono le mani nei capelli. Tutti, ma soprattutto Vecino. Protagonista, ahilui, di un'impresa al contrario che ricorderà per parecchio tempo.
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