Nel gennaio del 2015 l’Inter viene attraversata, persino pervasa, da uno strano sentimento di speranza, riportato a Milano dal ritorno di Roberto Mancini sulla panchina nerazzurra: è tutto molto strano, però, e incredibilmente passeggero.
Passare da Walter Mazzarri all’allenatore dell’inizio del dominio dell’Inter in Serie A, avvenuto diversi anni prima, per l’Inter sembra poter rappresentare un cambio di passo troppo importante da sottovalutare, considerando pure le ultime stagioni vissute tra anonimato e delusioni: fare peggio, insomma, è praticamente impossibile.
A questo si aggiunge una campagna invernale di calciomercato che ridona linfa vitale ed entusiasmo ai tifosi nerazzurri: l’Inter tratta, tra gli altri, Marcelo Brozovic, Davide Santon, Xherdan Shaqiri e Lukas Podolski. Nomi che si riveleranno “buttati lì a caso”, ma che in quel periodo storico sembrano avere un senso. È qui che le strade di José Correia e della formazione di Mancini si incontrano, in maniera del tutto inaspettata e sorprendente.
“Abbiamo preso Zé Turbo e Italo: in quanto a velocità dovremmo essere a posto”.
Scherza, il Mancio, all’arrivo dell’attaccante della Guinea-Bissau: “Zé Turbo” è il frutto di un’intuizione dello Sporting CP, che lo preleva dal Real SC e lo fa crescere nelle proprie giovanili, tra l’altro con ottimi risultati. Quelli che spingono l’Inter, ad esempio, a interessarsi al suo cartellino: la sua esperienza ai "Leoes" dura pochissimo, giusto il tempo di mettere a segno tre goal nel girone di UEFA Youth League, tutti contro il Maribor, e spingere lo Sporting a offrirgli un contratto da professionista.
Se c’è un momento in cui la vita di Zé Turbo cambia irreversibilmente è questo: oltre al contratto da professionista i portoghesi vogliono mettere una clausola rescissoria di più di 40 milioni sul suo nome: l’attaccante tentenna.
Non è un giocatore qualunque: ha 18 anni, una fisicità importante e dei guizzi che, a tanti, ricordano quelli di Mario Balotelli. E, soprattutto, ha diversi pretendenti: oltre all’Inter c’è anche l’Atletico Madrid, che in quel periodo storico era l’oasi felice in cui crescere e far bene, agli ordini del “Cholo” Diego Pablo Simeone (lo è anche adesso, intendiamoci, ma se si pensa che tra il 2014 e il 2016 arriverà due volte in finale di Champions League si intende il significato delle righe appena scritte). Zé Turbo ci pensa, tentenna e non accetta il contratto dello Sporting. A questo punto può andare sia in Italia che in Spagna.
L’Inter si muove bene, beffa i Colchoneros e porta a Milano l’attaccante classe 1996: l’Atletico, avvelenato per lo sgarbo subito, ritirerà il principio d’accordo per il trasferimento di Alessio Cerci in nerazzurro, dirottandolo verso il Milan. Capite, adesso, la portata di quell’affare? Zé Turbo all’Inter sembrava essere il colpo non solo della sessione, ma anche del futuro: inutile dire che così non sarà.
Con la formazione nerazzurra il giovane centravanti non giocherà mai: crescerà nella Primavera, con uno score che ricorda, questo davvero, quello di Balotelli, con 20 goal in 41 presenze. Mica male. In prima squadra non lo vedono ancora pronto: pazienza, va in prestito prima al Tondela, poi al Marbella. Nell’estate del 2017 prova anche l’esperienza italiana in Serie C, al Catania. Alla sua prima assoluta in rossazzurro entra e segna in Coppa Italia di Serie C, contro l’Akragas, impressionando tutti. A gennaio ritorna all’Inter: non c’è storia.
Perché stiamo parlando di Zé Turbo nell’ottobre del 2022, quindi? Perché a quasi otto anni dalla scelta dell’Inter di puntare su di lui, strappandolo alla concorrenza dell’Atletico Madrid, l’attaccante con passaporto portoghese gioca in Cina. Sì, in Cina. Ma non in massima serie: o almeno, non ancora.
Dal febbraio del 2021 si è trasferito al Nantong Zhiyun, squadra di Serie B cinese con importanti ambizioni legate a una possibile promozione. Cosa riuscita proprio alla fine dello scorso settembre: secondo posto in classifica in League One e pass per la Super League.
Il dato dei goal, però, è sorprendente: 16 in 24 gare, vicecapocannoniere alle spalle di Kingsley Onuegbu, e una capacità di incidere impressionante. Viene da chiedersi, stranamente, cosa sia successo a un talento del genere per perdersi per strada in questa maniera.
Tra le esperienze di Zé Turbo ce ne sono anche alcune curiose: tra il 2018 e il 2019 vestirà la maglia del Newell’s Old Boys. Proprio quella squadra lì, in Argentina, giocando una sola gara prima di trasferirsi in prestito al Club Nacional Asuncion, in Paraguay. Le ultime due avventure europee sono in Svizzera, allo Schaffhausen e al Grasshoppers: 3 reti in tutto.
“Cosa penso di Zé Turbo? Come? Chi? Non so chi sia Zé Turbo. Ah, ma dite José Correia!”: il siparietto con Omar De Felippe, allora tecnico del Newell’s, è bizzarro e curioso, ma restituisce l’idea della carriera sostenuta dall’attaccante. “Zé Turbo è un bel progetto: ha doti tecniche e fisiche”, spiegherà, invece, l’ex amministratore delegato del Catania, Pietro Lo Monaco.
Sembrava essere il nuovo talento del calcio europeo: non è stato neanche una meteora, quella che si è scagliata con forza in Cina e che adesso avrà le sue chance in massima serie, con il biglietto da visita da “goleador”. In attesa dell’ennesimo colpo di scena di una carriera vissuta a tutta velocità. Per nome e per definizione.


