GOAL"Quello che noi vediamo come spettatori è la copertina, dietro c’è un lavoro duro fatto di rinunce, disciplina, regole ferree e cura" - Claudio De Sousa, intervista a 'Ildigitale.it' del marzo 2022
Se molti probabilmente non si ricordano di lui, il suo nome suonerà sicuramente familiare agli allenatori virtuali che giocavano a Football Manager a metà anni Duemila: Claudio De Sousa era infatti considerato una promessa del calcio italiano, e nel noto videogioco rappresentava uno dei migliori prospetti della sua età.
Attaccante molto veloce e tecnico, dotato di fiuto del goal e di un bel tiro, la sua storia è un esempio di quante difficoltà possa incontrare un calciatore di talento nella sua carriera e di come, di fronte a problemi che sembrano insormontabili, la determinazione e la passione per lo sport siano fondamentali per poter andare avanti.
Claudio arriva in Serie A con la Lazio, passa da Torino e Catanzaro, quindi approda al Pescara. Qui tutti si aspettano che esploda ma un incidente di gioco compromette per sempre la sua carriera. Torna dopo esser rimasto fermo quasiun anno e mezzo, e dimostra di non aver perso le sue qualità. Nonostante tanti sacrifici e abnegazione, il suo percorso calcistico si svilupperà tuttavia nelle serie minori.
LE ORIGINI MULTIETNICHE
Claudio De Sousa nasce a Roma il 10 agosto 1985 da padre angolano e madre italiana. Di carnagione mulatta, il suo è uno dei primi esempi di famiglia multietnica nel calcio italiano.
"Mio padre arriva dall’Angola, portato in Italia da un gruppo di preti missionari insieme ad altri orfani e bambini bisognosi, all’età di dieci anni - racconta a 'Toronews.net' -. A Roma ha studiato, è cresciuto ed è diventato infermiere".
"Mia madre invece è marchigiana, lei e papà si sono conosciuti nella pizzeria in cui lavorava. Sono orgoglioso dei miei genitori, hanno cresciuto me e mia sorella (più piccola di quattro anni, ndr) senza farci mancare nulla, anche se non navigavano di certo nell’oro. Si toglievano il pane loro per darlo a noi".
"La loro storia fu particolare perché all’epoca non c’erano tante coppie miste, ma mia madre è sempre stata una persona intelligente, di mente aperta, arrivava da una famiglia con nove tra fratelli e sorelle".
PRODOTTO DEL VIVAIO DELLA LAZIO
Educato dai suoi genitori con valori importanti, Claudio cresce bene e dimostra fin da ragazzo un'indiscutibile attitudine al gioco del calcio.
"Ho avuto l’infanzia felice di qualsiasi bambino italiano al 100% - assicura - e sono contento delle mie origini".
Entra a far parte del Settore giovanile della Lazio, dove si afferma come grande promessa e si guadagna il soprannome di 'Pantera' per le sue caratteristiche di gioco. Prima punta ma in grado anche di agire da attaccante esterno o trequartista, all'età di 16 anni la Lazio lo presta alla Lodigiani, in Serie C, per farlo maturare.
Il 7 ottobre 2001, al Cibali, contro il Catania, De Sousa fa il suo esordio da calciatore professionista subentrando al centravanti titolare, Roberto Manca, al 59'.Con i biancorossi vive una stagione in C1 (8 presenze) e una stagione e mezzo in C2, totalizzando 11 presenze nel 2002/03 e 11 presenze e la sua prima rete da professionista nella prima parte del 2003/04. In tutto 30 presenze e un goal in 2 anni e mezzo.
Il goal arriva in trasferta sul campo del Brindisi il 23 novembre 2003 nella sconfitta per 2-1 contro la formazione pugliese. A 18 anni, nel gennaio 2004, la Lazio decide che Claudio è pronto per il grande salto e lo riporta in biancoceleste, aggregandolo alla Prima squadra guidata da Roberto Mancini.
"A 17 anni già giocavo in Serie C - ricorda De Sousa -, osservato speciale di tutte le Nazionali italiane giovanili, dalla Under 16 alla Under 20; poi alla Lazio in Primavera e subito aggregato alla Prima squadra di Mancini".
Nei primi 6 mesi del 2004 Claudio non vede mai il campo, ma nel 2004/05 vivrà quelle che resteranno per lui le emozioni più belle della sua carriera. A 19 anni, il tecnico biancoceleste Mimmo Caso lo fa debuttare in Serie A il 26 settembre 2004. Allo Stadio Olimpico, contro il Milan di Ancelotti, la giovane punta prende il posto di Goran Pandev all'84', in una gara persa dall'Aquila per 1-2.
Tutti lo considerano un predestinato. Tanto più che alla sua 2ª presenza in Serie A, sempre all'Olimpico,arriva anche la gioia straordinaria della prima rete: assist di Pandev e conclusione precisa di interno destro a battere Storari.
"Fu la mia seconda presenza in serie A - ricorda Claudio -, il 27 ottobre 2004 giocavamo contro il Messina. Sono subentrato nel secondo tempo a Roberto Muzzi, e con guel goal ho segnato la marcatura che ha fissato il punteggio finale di 2-0. Quel giorno si è materializzato uno dei miei più grandi desideri".
"Ero fisso nel gruppo di mister Caso, e dopo il goal capitan Di Canio mi porta sotto la Nord e mi indica ai tifosi per ricevere i loro applausi. Ero al settimo cielo, all’apice di tutto ciò a cui può ambire un ragazzo che gioca a calcio. Mi sentivo forte, ero forte e in tanti mi dimostravano stima".
Dopo le grandi emozioni, tuttavia, per Claudio iniziano le difficoltà. La stagione della Lazio è infatti tribolata e dopo 4 presenze e un goal sotto la gestione di Caso, quando in panchina arriva Giuseppe Papadopulo 'La Pantera' fa ritorno con la Primavera.
TORINO E CATANZARO
Chiuso nella Lazio, che termina la stagione 2004/05 con un deludente 13° posto in classifica, nell'estate 2005 De Sousa è ceduto a titolo definitivo al Torino, in Serie B. In granata colleziona in 4 mesi 11 presenze e una rete contro il Brescia, ma mentre i suoi compagni conquistano la promozione in Serie A, lui a gennaio è girato in prestito al Catanzaro. Con le Aquile del Sud realizza 2 goal in 14 presenze, ma non riesce ad evitare la retrocessione dei giallorossi in Serie C1.
Durante il periodo granata, gli arriva anche una proposta dal paese di origine di suo padre.
"Mi proposero di giocare con la Nazionale angolana - rivelerà - ma poi non se ne fece nulla".
Nell'estate 2006, quella post Calciopoli, è così nuovamente al Torino, che ha ottenuto la promozione in Serie A. Ma con Zaccheroni prima, e De Biasi poi, l'attaccante Romano è relegato sempre con la squadra Primavera e di fatto non gioca mai con la Prima squadra.
IL PESCARA E IL GRAVE INCIDENTE DI GIOCO
Viste le 0 presenze nella sua seconda annata con i colori granata, De Sousa nel 2007/08 è ceduto in prestito all'Ancona. I marchigiani disputano il campionato di C1, nel quale Claudio vede il campo con una certa regolarità, e realizza 3 goal in 25 presenze e contribuisce alla promozione dei biancorossi in Serie B.
L'attaccante cerca un club che gli permetta di esprimersi al meglio e nell'estate 2008 passa in comproprietà al Pescara. Ma la sua stagione sarà disastrosa. Non per il rendimento, ma a causa di un grave infortunio.
Gioca 2 sole gare, da titolare con il Mezzocorona in Coppa Italia e da subentrante il 5 ottobre 2008in campionato con il Taranto. Poi è costretto suo malgrado a fermarsi.
"Un contrasto e sento pizzicare sotto il malleolo... - racconterà a 'Toronews.net' - Quel colpo mi ha fatto chiudere una vena e da quel giorno la mia vita è cambiata. Parestesia dell'avampiede, appena provavo a correre il piede mi si addormentava".
Una tegola improvvisa per un talento come Claudio, che di colpo si ritrova a dover combattere contro un nemico invisibile.
"I medici mi dissero: 'Nessun problema per la salute ma la carriera è finita. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà per tornare in condizione di giocare. Potrebbero servire cinque o dieci anni'. E il mio primo pensiero fu: 'E mò che faccio?'. Un calciatore che rimane fermo per un anno o due è già morto, esce da tutti i giri possibili".
A causa del suo problema, De Sousa perde anche l'idoneità fisica. A fine stagione il giocatore e il Pescara rescindono consensualmente il contratto. All'improvviso la sua carriera, che tutti immaginavano luminosa, sembra irrimediabilmente compromessa.
"Senza l'idoneità sportiva in Italia io non potevo più giocare a livello professionistico. Ho pensato di dovermi costruire in fretta un’altra strada, ci ho pensato eccome. Mi sono informato per prendere in gestione un McDonalds, poi di aprire un negozio di intimo e perfino una lavanderia a gettoni. Con i miei amici che avevano voglia di investire qualche soldo, ho vagliato tutte le possibilità. Ma avevo solo 23 anni e c’era sempre la speranza di poter ricominciare. Peccato che non sapessi quando".
IL RITORNO DOPO UN LUNGO STOP
In una situazione come la sua, è più facile mollare che insistere. Ma Claudio trova la forza per sostenere estenuanti esercizi di riabilitazione al piede e crede, lui solo, nel suo ritorno nel calcio.
"Sono stato fermo a lungo per quella piccola vena occlusa - racconta -. Momenti che non scordi, emozioni negative forti, ma non ho mollato. Mi rimase in mente una frase dei dottori: 'Allenare i muscoli del piede, potrebbe accelerare il processo di guarigione'. Ero a casa, da solo, senza contratto e senza la possibilità di giocare, ma iniziai ad allenarmi tutti i giorni: per strada, in vacanza, ovunque fossi andavo a correre, in palestra, giocando a calcio a otto. Quando il piede iniziava a indolenzirsi, mi fermavo e poi ripartivo. Tutto questo mi ha permesso di farmi trovare in buona forma fisica quando si è presentata l’opportunità".
In Italia, senza idoneità, non ci sono possibilità, ecco allora che l'occasione per l'attaccante si presenta con i sanmarinesi del Murata, con i quali si accorda nel gennaio del 2010. In un anno e mezzo realizza 19 goal in 28 presenze: 'La Pantera' dei tempi della Lazio è tornata.
SU E GIÙ PER LA PENISOLA NELLE SERIE MINORI
A quasi 26 anni per De Sousa si riaprono anche le porte del calcio italiano, non più però, ad alti livelli, ma nelle serie inferiori. Firma con il Chieti, in Lega Pro Seconda Divisione, e ne nasce la stagione migliore della sua carriera.
"Mentre giocavo nel Murata, ho dovuto aspettareun altro anno per avere i documenti, superare le visite e recuperare la licenza per giocare a calcio in Italia - rivela -. Poi un mio carissimo amico mi ha dato l’opportunità di ricominciare a Chieti".
Con i neroverdi fra campionato regolare, playoff e Coppa Italia Lega Pro totalizza ben 19 reti in 37 presenze, dimostrando che le caratteristiche giovanili non sono andate smarrite. Inizia così la seconda vita calcistica di Claudio. Le successive esperienze lo vedono giocare in Lega Pro Prima Divisione con L'Aquila (32 presenze e 10 goal) nel 2013/14, ancora con l'Aquila (3 presenze e un goal) e il Como (36 presenze e 4 goal) in Lega Pro nel 2014/15, quindi ulteriormente con gli abruzzesi (35 gare e 5 goal) nel 2015/16.
Nel 2016/17 torna vicino a casa e con la maglia del Racing Roma raggiunge lo score considerevole di 17 goal in 37 gare. Gioca ancora, con alterne fortune, con Racing Fondi (18 presenze e 3 goal in Serie C), Viterbese Castrense (20 presenze e 2 reti in Serie C), poi Aprilia Racing (15 gare e 3 goal in Serie D). Dal 2018 al 2020 vive due stagioni positive all'Ostia Mare, sempre in Serie D, totalizzando 21 goal in 58 presenze.
Nella stagione 2021/22 si è trasferito al Tivoli, campionato di Eccellenza laziale, segnando 2 goal e contribuendo alla storica promozione della squadra in Serie D. Nell'estate 2022, ormai trentasettenne, ha firmato con l'Albenga, formazione del campionato di Eccellenza ligure.
"Quel problema vascolare ha cambiato la mia prospettiva - ha spiegato -. Da talento emergente che poteva far parte di una Nazionale giovanile che contava nomi come Viviano, Montolivo, Nocerino, ad attaccante di provincia. Avevo tutte le possibilità per fare molto di più, per costruire una carriera in A, minimo in B. Ma ho fatto pace con me stesso".
