GOALClaudio Bellucci ha talento, ma la fortuna spesso gli volta le spalle. Goal, guizzi e giocate si uniscono a una miriade di guai fisici che condizionano la carriera dell'ex attaccante, capace di lasciare dolci ricordi ovunque sia transitato.
Ne sanno qualcosa i tifosi della Samp, squadra di cui Bellucci è tifoso e con la quale compie il salto dei sogni: per lui, 'romano de Roma', dopo la Lodigiani si spalancano le porte blucerchiate. Da un vivaio all'altro, con la possibilità - a Bogliasco - di misurarsi e allenarsi con gente di alto profilo.
Infortuni, dicevamo: proprio un infortunio - quello occorso a Mauro Bertarelli - apre le porte della prima squadra a Bellucci, richiamato dal prestito al Fiorenzuola: è il Doria di inizio/metà anni '90 (con cui da gregario alza la Coppa Italia nel 1994), in grado di macinare strada anche in Europa. Coppa delle Coppe '94/95, i liguri sfidano l'Arsenal in una semifinale da sogno nel cui ritorno l'attaccante capitolino - quasi 20enne - si regala la notte perfetta.
Sven Goran Eriksson lo getta nella mischia a 10 minuti dal termine e lui lo ripaga con una doppietta che proietta la Sampdoria in finale. Peccato che i Gunners (vittoriosi 3-2 all'andata) trovino il 2-3 a tempo scaduto e stacchino il pass gelando Marassi ai rigori. Ma per Bellucci, il magic moment resterà eterno.
"Ricordo che durante il riscaldamento nella mia mente mi ripetevo 'pensa se entro e faccio goal... entro, faccio goal e passiamo il turno...' - racconta a 'Sampdorianews' - A pochi minuti dalla fine il mister mi fece entrare, c'era una punizione dal limite dell'area. Sul pallone andarono, giustamente, Mancini e Mihajlovic, mentre io ero a lato della barriera per andare sulla respinta del portiere, speravo in qualche palla da rubare in area. Alla battuta andò Mihajlovic che prese la barriera, la palla tornò a Mancini che calciò in porta, io ero sulla traiettoria del tiro, al limite del fuorigioco, e feci goal di testa, prendendo in controtempo il portiere. In quei due minuti non capii niente".
"Segnai sotto la gradinata Nord e mi ritrovai sdraiato sotto la Sud, dopo una corsa di 100 metri senza maglia, con le lacrime agli occhi, perché era il sogno di un ragazzino che si avverava, portare la Samp in finale. Quello che pensavo durante il riscaldamento era diventato realtà".
Un epilogo amaro per il popolo doriano, che consente però a Bellucci di farsi un nome e fare faville nel prestito della stagione seguente in B al Venezia: lagunari trascinati dai suoi goal, un bottino da 20 reti che porta il Napoli ad investire sul cartellino di Claudio. Gli azzurri lo rilevano in comproprietà dalla Samp, dandogli la possibilità di giocare titolare ad appena 22 anni nella squadra che fu di Maradona.
Purtroppo per i partenopei la stagione si rivela un autentico disastro, anche se Bellucci - tra esoneri e figuracce rimediate dai campani in giro per lo Stivale - riesce a segnare 10 goal e a guadagnarsi il riscatto dell'altra metà da parte del Napoli, che punta su di lui anche in B. E che addirittura - come rivelato dal diretto interessato a 'Gianlucadimarzio.com' - respinge le mire della Juventus.
"Nel '98, quando Del Piero si ruppe il ginocchio, è stata una possibilità e ci furono dei contatti: mi sarei giocato le mie carte fino a fine stagione e poi si sarebbe visto come proseguire. Il Napoli disse di no alla Juve dicendomi che doveva vincere il campionato per tornare subito in Serie A e che, di conseguenza, non poteva cedermi a un'altra squadra".
E' la riprova che a livello personale per il capitolino è un bel momento, ma lo tsunami della 'iella' si abbatte su di lui: un grave infortunio ne pregiudica il percorso all'ombra del Vesuvio, una volta ristabilitosi nel 1999/2000 riesce ugualmente a dare il proprio contributo per riportare il Napoli in A con 6 goal, ma in massima serie - nell'ennesima stagione 'horror' di quella nefasta fase della storia azzurra - viene lasciato ai margini del progetto.
GettyZeman e Mondonico non lo vedono, Bellucci chiude con appena 2 centri in 18 partite: a gennaio Ferlaino e Corbelli piazzano il colpo Edmundo, che gli preclude definitivamente gli spazi. Col brasiliano, però, si instaura un bel feeling.
"Era una persona tranquillissima, abitava in un hotel vicino casa mia e lo passavo a prendere tutte le mattine - rivela a 'Taca La Marca' - A Napoli aveva paura di andare dal barbiere, considerato il troppo amore dei supporters azzurri, ed un giorno a Soccavo glieli tagliai io, sbagliai completamente, infatti nelle ultime partite giocò con i capelli rasati. Quell'anno mi sarei dovuto sposare a giugno e mi promise che me l'avrebbe fatta pagare, pertanto fino a fine stagione ero terrorizzato della sua vendetta. Ogni tanto in allenamento quando perdeva sbroccava, ma questo faceva parte del personaggio".
Tra ottime premesse, annate 'shock', problemi fisici e gestioni errate, nel 2001 la liaison tra Bellucci e il Napoli si esaurisce col trasferimento del ragazzo al Bologna, dove nel suo ruolo c'è un'icona che corrisponde al nome di Beppe Signori.
"Sapevo che ero stato preso per fargli da riserva: lui era in età avanzata, quindi prima o poi il mio momento sarebbe arrivato - spiega a '1000cuorirossoblù' - Ero consapevole della mia situazione, arrivai giovanissimo e sapevo che avrei imparato tanto da Signori".
GettyNella città delle Due Torri Bellucci rimane 6 stagioni, segnando goal soprattutto nella seconda metà dell'esperienza emiliana tra Serie A e cadetteria. In mezzo ad alti e bassi, provvdenziale l'arrivo in panchina di Carletto Mazzone.
"Il primo anno col mister fu il momento più esaltante. Sono rinato come calciatore e come uomo. Aveva capito le mie difficoltà, mi ripeteva ogni giorno che sarei potuto tornare come quello di Napoli, avevo voglia di rilanciarmi e Mazzone ebbe ragione: sono tornato in campo e non sono più uscito. Ed è riuscito anche a farmi giocare in coppia con Signori".
Il post-Bologna è un ritorno al passato, perchè Bellucci firma con la 'sua' Samp rendendo realtà qualcosa di romantico: a 32 anni è di nuovo Bogliasco, stavolta con tanta esperienza in più in valigia. Due stagioni e mezza, manco a dirlo, in cui purtroppo goal e lampi 'cozzano' con altri guai fisici.
GettyLo spavento più grande, però, Bellucci lo prova nell'ultima parentesi da calciatore: dopo il Doria-bis e 6 mesi al Livorno, a 35 anni firma col Modena in B e a metà campionato si ammala di ulcera gastrica.
"Dopo la gara col Portogruaro dello scorso dicembre mi sono sentito male e da lì è iniziato un periodo molto difficile, soprattutto quando ho saputo della malattia - le sue parole a ' Repubblica' - Da subito mi hanno detto che si poteva curare e ho iniziato la mia battaglia, anticipando anche i tempi che i dottori avevano fissato in 6 mesi. La malattia è stata pesante".
Il sipario sul Bellucci bomber si abbassa col rientro in campo dopo aver vinto la partita più importante, ma al termine del 2010/2011 arriva il momento di dire basta e appendere gli scarpini per diventare allenatore.
Vivaio della Lodigiani, giovanili Samp e staff blucerchiati la sua gavetta, seguita dall'esperienza 'lampo' di Arezzo (esonero dopo 4 giornate) e da quella al timone dell'Albissola del 2018/2019, anch'essa culminata con un benservito.
Un anno tra riflessioni e apprendistato lo portano in Azerbaigian: a luglio 2020 Bellucci dice sì al ct Gianni De Biasi entrando nel suo staff insieme a Benito Carbone, altro talento del passato sfornato dal nostro calcio.
"E' una soluzione ottima, un Paese in continuo sviluppo. Può essere una Nazionale sorpresa del futuro, puntiamo a questo. Qatar 2022? Certo, perché non pensarci".
Rispetto al passato gli azeri sono di ben altra pasta: crescere e far crescere, la 'mission' di Bellucci è delineata, ma il ritorno nel Bel Paese è diventato presto realtà. Sull'Isola, a Cagliari, per fare da vice a Walter Mazzarri con cui si conobbe a Napoli nel '98/99 e si ritrovò alla Samp.Avventura sfortunata, chiusa con l'esonero. Per Bellucci, però, il viaggio continua.
