Il 17 gennaio del 1999 è sicuramente tra le date più importanti della carriera di Christian Abbiati : è l'anno dello Scudetto del Milan di mister Zaccheroni e a San Siro arriva il Perugia nell'ultima giornata del girone di andata. A tempo ormai scaduto Nakata realizza un calcio di rigore accorciando le distanze: a prendere il pallone va Bucchi, che viene però fermato dallo stesso portiere rossonero con un 'braccio teso' degno del miglior campione di wrestling.
E' proprio qui che inizia l'incredibile ascesa di Abbiati, che a 22 anni fa il suo esordio in Serie A dopo aver mosso i primi passi sui campi di calcio del Corsico, del Borgosesia e del Monza: Rossi rimedia ben cinque giornate di squalifica e tocca dunque alla giovane riserva difendere i pali del Diavolo in piena corsa per il titolo.
L'impatto con la Serie A si rivela però sorprendente: in pochissimo tempo Abbiati convince tutti dando una sicurezza inattesa alla retroguardia. Rossi non ritroverà più il posto da titolare, spalancando le porte alla velocissima ascesa di colui che diventerà un grande protagonista del calcio italiano negli anni a seguire.
Da terzo a titolare nel giro di pochi mesi: ai nastri di partenza della stagione, infatti, il primo portiere del Milan rispondeva al nome di Jens Lehmann , che regalò però ricordi talmente brutti da guadagnarsi un rapido ritorno in Germania.
Prossima partita
Zaccheroni decide così di affidarsi totalmente al giovane Abbiati fino al termine della stagione e la scelta si rivelerà decisiva. Nella clamorosa rimonta sulla Lazio c'è infatti la firma del nuovo portiere, che proprio all'ultima giornata contro il Perugia sfodera una parata ancora indelebile nelle memorie dei tifosi rossoneri: il destro al volo di Bucchi ha il sapore della beffa finale, ma il classe '77 riesce a togliere la palla dall'incrocio con un balzo felino, regalando il tricolore al Milan.
La porta rossonera diventa saldamente sua fino al 2002, quando a Milanello arriva il brasiliano Dida, che 'sfrutta' un infortunio all'anca del collega italiano per prendersi il posto da titolare negli anni d'oro del Milan di Carlo Ancelotti.
Le presenze diventano sempre più sporadiche fino all'estate del 2005, quando il destino riserva ad Abbiati una strana sorpresa. Durante il consueto Trofeo Berlusconi contro la Juventus, Gigi Buffon ha la peggio in uno scontro con Kakà : l'infortunio si rivela più grave del previsto e il presidente rossonero decide così di 'sdebitarsi' con la controparte bianconera concedendo il prestito secco del proprio portiere agli eterni rivali.
GoalSotto la Mole Abbiati gioca gran parte della stagione da titolare fino al ritorno di Buffon e conquista il suo terzo Scudetto, revocato poi dal 'terremoto' di calciopoli. L'idea di essere protagonista in un club di Serie A continua però a stuzzicarlo e l'anno successivo decide di restare ancora a Torino, ma nell'altra sponda granata, dove sarà grande protagonista fino alla conquista della salvezza.
Nella stagione 2007/08 arriva la prima esperienza in un campionato estero con il prestito all' Atletico Madrid , dove ben presto si prende il posto da titolare: il richiamo della 'casa madre' è però forte ed è tempo di rigiocarsi le proprie carte per riconquistare quella maglia n.1 rossonera che tanto aveva desiderato.
Un vero e proprio 'sliding doors' che avrebbe potuto portare a Milano un altro grande portiere, come svelato dal diretto interessato qualche anno più tardi:
"Avevo fatto una grandissima stagione all’Atletico Madrid, ero carico ed ero convinto di potermi riprendere il Milan nel 2008. Avevo iniziato a parlare con il presidente Zamparini per andare al Palermo, se fossi andato i rossoneri avrebbero preso Lloris dal Nizza, ma mi sentivo troppo sicuro quella volta, ringraziai Zamparini e rimasi al Milan. Ancelotti disse che io, Dida e Kalac saremmo partiti alla pari. Dida era all’ultimo anno, Kalac prese 5 goal dal Chelsea in amichevole, io vinsi il trofeo TIM a Torino contro Juventus e Inter e tornai titolare. Poi nel marzo 2009 mi ruppi il crociato a Siena e rosicai tantissimo perché stavo andando bene".
Il grave infortunio non gli impedisce però di tornare ad altissimi livelli tra i pali del Diavolo e nel 2011 arriva anche lo Scudetto della rivincita con Ibrahimovic grande protagonista. Prima di lasciare il calcio a quasi 39 anni e dopo ben 15 di Milan, Abbiati si prenderà il grande merito di instradare un fenomenale ragazzino delle giovanili.
Un ragazzino lanciato nella mischia dei campi di Serie A a soli 16 anni e 8 mesi da Sinisa Mihajlovic: sarà proprio Gigio Donnarumma a svelare il prezioso contributo di Abbiati nei primi anni del suo salto tra i grandi:
Getty"Ho avuto Abbiati nel mio primo periodo al Milan, è stato importantissimo. Mi ha aiutato a crescere, mi ha fatto sentire importante e tranquillo quando ho avuto l’opportunità di giocare in Serie A. È stato fondamentale nel mio percorso".
Una figura importante in casa Milan, un portiere di grande affidabilità, forse a tratti sottovalutato: subito dopo il suo addio al calcio Abbiati è stato infatti richiamato in dirigenza per il ruolo di Club Manager, nel tentativo di riportare in gruppo quella mentalità vincente che aveva vissuto nei primi anni d'oro della sua carriera.
Come quella volta che si infuriò con Carlos Bacca dopo la brutta reazione avuta dal colombiano in seguito a una sostituzione:
"Quando fu sostituito col Carpi e lasciò il campo senza aspettare la fine e senza salutare chi entrava, nello spogliatoio lo ribaltai. Ebbene, mi sono girato e non c’è stato nessuno che mi abbia supportato. Evidentemente certe cose o non si hanno dentro, o proprio non interessano. Ai miei tempi Gattuso avrebbe tirato fuori il coltello".
Un legame indissolubile con il club che lo ha lanciato nel calcio che conta. Mentalità da 'senatore', ultima colonna di quel gruppo che fece grande il Milan: Christian Abbiati, per sempre sangue rossonero.