Da giocatore è stato una mezzala di talento, ma deve principalmente la sua fama ai due Scudetti consecutivi vinti con la maglia della Juventus negli anni Settanta. In mezzo la drammatica esperienza dell'internamento, durante la seconda guerra Mondiale, nel campo di concentramento di Dachau.
Cestmir Vycpalek, conosciuto anche per essere lo zio materno di Zdenek Zeman, che approderà in Italia con il resto della famiglia per sfuggire all'occupazione sovietica della Cecoslovacchia, dopo esser stato un simbolo anche del Palermo e del Parma, trova la sua consacrazione alla guida della squadra bianconera.
Qui è portato dal suo ex compagno di squadra Giampiero Boniperti e approderà anche in finale di Coppa delle Fiere, di Coppa dei Campioni e di Coppa Intercontinentale.
VYCPALEK CALCIATORE: STELLA DELLO SLAVIA PRAGA
Cestmir Vycpalek nasce a Praga il 15 maggio 1921. La passione per il calcio gli viene trasmessa dal padre Přemysl, che lo porta ogni domenica a vedere le partite dello Slavia Praga. A 10 anni entra a far parte del suo Settore giovanile. Dopo aver conseguito il diploma di Scuola superiore nell'Accademia Commerciale, esaudendo la volontà di sua madre Jarmila, è convocato nella Prima squadra del club biancorosso.
È il 1939 e con la maglia dello Slavia Cestmirsi afferma come centrocampista di qualità. Gioca prevalentemente da mezzala destra, aveva tecnica e visione di gioco ed eccelleva nel controllo di palla e nel tiro, potente e preciso, doti alle quali abbinava la tempra del leader, tanto che in molti lo accostavano al grande Giovanni Ferrari.
Con questi mezzi Vycpalek contribuisce alla conquista di 3 Scudetti cecoslovacchi (1939/40, 1940/41 e 1942/43) in una squadra che ha nel bomber Bican la sua bocca di fuoco principale. Sono però gli anni difficili della Seconda Guerra Mondiale, e non mancano i problemi e le interruzioni dei tornei.
Vycpalek indossa anche le divise di Zidenice e Nitra, prima di essere fatto prigioniero dai nazisti e deportato nel Campo di concentramento di Dachau nell'ottobre del 1944.
IL DRAMMA DEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI DACHAU
A Dachau Vycpalek fa esperienza della follia e della tragedia della guerra, ma riesce a sopravvivere. Troverà la forza di raccontare in seguito quanto vissuto.
"Nell’ottobre del 1944 ero uno scheletro vivente con una casacca a righe, che stringeva il filo spinato di un orrendo campo di concentramento nazista, quello di Dachau. - dirà - Solo chi c’è entrato può sapere quanto sia stato difficile, quasi miracoloso uscirne. In quel campo, Hitler rinchiudeva i nemici della sua follia: ebrei, antinazisti, cittadini degli Stati invasi dalla croce uncinata. Ed io sono cecoslovacco di Praga, dunque un nemico. Vi passai otto mesi di sofferenze inaudite, di privazioni enormi; una buccia di patata, ogni due giorni, mi pareva un tesoro inestimabile. Solo chi è passato attraverso queste esperienze può capire che valore ha la vita e non impressionarsi più di nulla".
Conclusa la guerra e tornato in condizioni fisiche accettabili, seppur ancora debilitato, Cestmir convince di nuovo lo Slavia Praga a puntare su di lui. Nel frattempo conosce e si sposa con la dolce Hana. Nella squadra biancorossa torna presto a fare meraviglie sul campo, tanto da essere convocato nella Selezione boema per una partita contro la Jugoslavia. Si gioca allo 'Spartan', lo Stadio dello Slavia, è Vycpalek è protagonista. Segna infatti di testa il bel goal che vale il pareggio contro la Jugoslavia e l'1-1 finale.
Dimostra di avere una grande intesa con un altro talento, Július Korostelev, di due anni più piccolo di lui, ala sinistra ficcante con un buon fiuto del goal. In tribuna a vederli all'opera c'è anche un certo Signor Foresto, importatore di vini piemontesi e proprietario di un Night Club cittadino. Juventino da sempre, è convinto che il tandem possa far bene anche in bianconero e segnala i loro nomi al Segretario generale bianconero, Artino.

LA CARRIERA IN ITALIA: JUVENTUS, PALERMO E PARMA
Il dirigente del club piemontese formula l'offerta e i due giocatori danno l'o.k. al trasferimento in Italia e diventano i primi due stranieri della Juventus nel Dopoguerra. L'ingaggio offerto a Cestmir è particolarmente importante: 15 milioni di Lire, più 85 mila al mese e 15 mila a punto, in un'epoca in cui si mangiava con 120 lire e un quotidiano ne costava 5.
Il debutto con la Juventus è di fuoco e arriva il 6 ottobre del 1946 nella classica contro il Milan. Ma Vycpalek, che è sempre stato un giocatore di temperamento, non ne risente, anzi. È anche grazie alla sua prestazione di alto livello che i bianconeri di Renato Cesarini rimontano a Milano dal 3-1 al 3-3, con il giocatore cecoslovacco che è anche l'autore del provvisorio goal del 3-2.
A Torino Cestmir disputa una buona stagione, che chiude con 5 reti in 27 presenze. Non ci sono però chance di titolo, di fronte ad una squadra che sembra imbattibile come il Grandet Torino, e i bianconeri devono accontentarsi del 2° posto finale.
"Eravamo una grossa squadra, una pattuglia di amici ed anche di grandi calciatori. - ricorderà Cestmir - Il tasso tecnico di tutti era elevato. Prova ne sia che la Juventus tenne testa, per quasi tutto il campionato, a una formazione eccezionale come quella del Grande Torino: i granata vinsero lo Scudetto, ma noi finimmo al secondo posto, precedendo uno strepitoso Modena, il Milan e il Bologna".
Ma alla dirigenza non piace lo stile di vita condotto dal boemo, che, probabilmente anche condizionato dagli stenti patiti durante la guerra, in attesa che la moglie Hana lo raggiunga nella penisola, è un assiduo frequentatore delle trattorie torinesi. Ingrassa e prende peso, così a fine anno la Juventus non gli rinnova il contratto e passa al Palermo del principe Raimondo Lanza di Trabia, grande amico degli Agnelli, che milita in Serie B.
In quel momento Vycpalek non può immaginare che in Sicilia, dall'altra parte d'Italia, vivrà anni molto felici della sua carriera da calciatore. Si stabilisce nel capoluogo siciliano con sua moglie, diventa per tutti 'Cesto' e si integra perfettamente nella nuova realtà. In campo dimostra, venendo anche rimpianto dai bianconeri, di essere un grande giocatore.
Trascina la squadra rosanero, guidata dall'ex bandiera della Juventus, Virginio Rosetta, alla promozione in Serie A. Si conferma nella massima Serie, diventando nella stagione 1948/49 il primo straniero ad indossare la fascia di capitano di una squadra di Serie A.
WikipediaIl 23 ottobre 1949 stabilisce anche un'altro record: è il primo straniero a segnare una tripletta con i rosanero in Serie A in Palermo-Roma 3-0, e sarà eguagliato soltanto nel novembre 2010 dall'argentino Javier Pastore, che segnerà 3 goal nel derby contro il Catania (3-1).
"Il presidente Agnelli mi cedette al Palermo per devozione, - dirà - lui e il principe Lanza, presidente del club rosanero, erano grandi amici ed io ci andai di mezzo. Considerai quel trasferimento l’ennesimo scherzo del destino, non potevo certo immaginare che, a Palermo, cominciava la mia vera carriera di giocatore".
Quelli di Palermo sono per Vycpalek gli anni più belli, della serenità. Ama trascorrere le sere sulla spiaggia di Mondello eapprende il dialetto siciliano. Nell'isola nasce anche suo figlio Cestmir Junior. Dopo 23 goal in 143 presenze con la casacca rosanero, con il 1949/50 come miglior stagione (10 goal in 31 presenze in Serie A), si trasferisce al Parma nel 1952.
Gli emiliani navigano in quel periodo nel campionato di Serie C, ma Vycpalek dimostra ancora una volte la sua classe, riuscendo a vincere il campionato nel 1953/54 e a portare i gialloblù in Serie B. Fuori dal campo, invece, gli piace gustarsi il buon cibo e la bella vita. Il grande giornalista e scrittore, Vladimiro Caminiti, scriverà che per il boemo furono "6 campionati indimenticabili con sublimi mangiate".
"Vissi a Parma un periodo bello e sereno. - racconterà lo stesso Vycpalek - Abitavo in Via Villa, in fondo a Viale Solferino, frequentavo il bar Garden in centro. Quattrini? Pochi. Un giorno, nella mega festa di Villa Bocchialini, il presidente mi regalò un prosciutto. Me lo misi sottobraccio incurante di rovinare la giacca".
In 6 stagioni con il Parma il centrocampista boemo colleziona 151 presenze e 28 goal, rivestendo per 2 anni il doppio ruolo di allenatore-giocatore dal 1956 al 1958.
WikipediaVYCPALEK ALLENATORE E I 2 SCUDETTI CON LA JUVENTUS
Dopo gli esordi in panchina col Parma, nel 1958 Vycpalek fa ritorno al Palermo. Intanto in primavera l'Armata Rossa aveva occupato la Cecoslovacchia, e 'Cesto' riesce a far arrivare in Italia nei mesi successivi tutta la sua famiglia, incluso suo nipote, Znedek Zeman, per il quale diventa una sorta di secondo padre.
Il binomio con i siciliani è vincente, il Palermo chiude il 1958/59 al 2° posto in Serie B e conquista la promozione in Serie A. Ma l'anno seguente, poco prima che la squadra parta per la trasferta di Milano contro l'Inter, viene improvvisamente esonerato per decisione del segretario del club rosanero, Totò Vilardo.
La sua carriera da allenatore a quel punto si snoda nelle serie minori: guida Siracusa, Marzotto Valdagno e Juventina Palermo (che porta in Serie D), in mezzo anche una breve esperienza con le Giovanili del Palermo, prima di approdare nel 1970 ai siciliani del Mazara del Vallo, nel campionato di Serie D.
Nel dicembre del 1970 la società lo esonera, ma per lui, improvvisamente, c'è l'attesa svolta. Giampiero Boniperti, suo ex compagno di squadra nella stagione in cui giocò con i bianconeri, si ricorda di lui e lo incontra a Bagheria. Decide così di portarlo alla Juventus come tecnico degli Allievi, per trasmettere ai più giovani la sua passione per il calcio.
Ma nella stagione seguente la malattia e l'improvvisa morte di Armando Picchi, lo catapultano sulla panchina della Prima squadra. Nella prima stagione coglie un 4° posto finale, portando la Vecchia Signora in finale di Coppa delle Fiere (la prima Coppa UEFA), ma Madama la perde contro il Leeds United per la regola dei goal in trasferta (2-2 nell'andata a Torino, 1-1 in Inghilterra).
Nel 1971/72, il suo secondo anno in bianconero, Vycpalek non manca il traguardo dello Scudetto. i bianconeri si laureano campioni d'inverno davanti al Milan il 23 gennaio, ma poi incappano in una serie di risultati negativi, complice una fuga dal ritiro di Helmut Haller, sorpreso dal boemo in un locale notturno dopo una gara europea e multato e sospeso da Boniperti.
Il Torino di Giagnoni vince il derby, e a quel punto il tedesco è reintegrato in squadra. Vycpalek vara anche una mossa tattica vincente, spostando il tedesco nel ruolo di seconda punta, vista l'indisponibilità di Bettega. Alla ventiseiesima i granata sorpassano i bianconeri in vetta, ma nel turno seguente mentre i rivali perdono col Milan, i bianconeri travolgono l'Inter con una tripletta di Causio e ipotecano la vittoria del titolo. Che arriva soltanto all'ultima giornata, con un 2-0 sul Vicenza, targato Haller e Spinosi.

È il primo Scudetto da presidente di Boniperti e da allenatore per il tecnico boemo. Per Vycpalek è però un trionfo amaro: il 5 maggio del 1972, infatti, alla vigilia dell'importante sfida con il Cagliari, nella tragedia aerea di Punta Raisi, tra le 108 vittime del DC8 Alitalia in volo da Roma a Palermo c'è anche suo figlio Cestmir Junior, che rientrava a casa per le elezioni. A lui il tecnico boemo dedicherà lo Scudetto conquistato.
L'impresa calcistica più bella, sarà però per l'allenatore boemo quella dell'anno seguente. Nel 1972/73, infatti, allestisce, grazie al lavoro del General manager Italo Allodi, uno squadrone. Gli acquisti sono solo due, ma fondamentali: arrivano infatti dal napoli il portiere Dino Zoff e il vecchio centravanti José Altafini, che molti considerano (a torto) già finito. Il tecnico bianconero si affida fra i pali al portiere friulano, e davanti a lui schiera Salvadore libero, il roccioso stopper Morini a controllare il centravanti avversario, a destra il terzino marcatore Spinosi e a sinistra il fluidificante Marchetti, i cui ricambi sono rispettivamente Longobucco e il giovane jolly sardo Cuccureddu.
A centrocampo Beppe Furino è un moto perpetuo, e ai suoi lati agiscono le mezzali Fabio Capello, con le sue geometrie, e l'atletico e fantasioso Causio. Davanti sulla trequarti si alternano il tedesco Helmut Haller e l'esperto Altafini, a supporto delle due punte Anastasi e Bettega. Il campionato è un susseguirsi di emozioni e di colpi di scena, fino alla volata finale a tre: Il Milan è in testa con 44 punti, seguito da Juventus e Lazio a 43.
Il calendario prevede che i rossoneri, reduci dalle fatiche della finale di Coppa delle Coppe, siano impegnati in trasferta col Verona, già retrocesso, i bianconeri all'Olimpico contro la Roma e i biancocelesti al San Paolo contro il Napoli. Al Bentegodi accade l'imprevedibile: i gialloblù nella prima 'Fatal Verona' travolgono il Diavolo per 5-2, contemporaneamente la Lazio perde a Napoli e la Juventus, con una reazione d'orgoglio nel finale, supera 2-1 in rimonta la Roma con un goal nel finale di Cuccureddu.
"Santarini libera sui piedi di Causio, che rimette in mezzo. Salta Bet e libera, sui piedi di Cuccureddu. Tiro e goal! Ha segnato Cuccureddu! La Juventus in questo momento è virtualmente campione d'Italia".
Con queste parole la voce di Enrico Ameri registra puntualmente quanto sta accadendo sul terreno dell'Olimpico e il 15° titolo dei bianconeri. La classifica finale recita: Juve campione d'Italia per il secondo anno di fila con 45, Milan secondo a 44, Lazio terza a 43. Vycpalek ha condotto i bianconeri al titolo per il secondo anno di fila.
"Quando sul tabellone luminoso dell' Olimpico abbiamo visto Verona-Milan 3-1 dopo il primo tempo, - racconterà in seguito - ho detto ai miei: 'Ragazzi, qui ci prendono per il culo' ".
Invece era tutto vero e se ne rende presto conto anche lui.
"Nell'ultimo mese e mezzo - evidenzierà il tecnico bianconero - abbiamo preso 6 punti al Milan. Sarebbe stato atroce se il Milan avesse perso a Verona e noi non avessimo vinto a Roma. Vincere così è stata una grossa soddisfazione".
Ma, come una costante nella vita di Cestmir, le gioie non durano per lui mai troppo. Ad Atene ll 30 maggio 1973 la Juventus perde la Coppa dei Campioni contro l'Ajax: decide un goal di Rep. Il 1° luglio arriva una sconfitta anche in finale di Coppa Italia, con il Milan che si prende la rivincita ai rigori. Il tris di k.o. si completa il 28 novembre 1973, quando i bianconeri cedono all'Independiente 1-0 nella Coppa Intercontinentale (goal decisivo di Bochini), cui partecipano in sostituzione degli olandesi.
Dopo un secondo posto in campionato nel 1973/74 alle spalle della Lazio di Maestrelli, Boniperti considera concluso il ciclo di Vyczpalek alla Juventus e affida la panchina a Carlo Parola. Il boemo resta comunque nella società, lavorandovi come Direttore tecnico, Responsabile del Settore giovanile e infine osservatore, con un legame che è arrivato fino alle soglie degli anni Novanta.
Si trasferisce a Mondello e trasmette a suo nipote Zdenek, figlio di sua sorella, la passione che nutriva per il calcio. Quest'ultimo, divenuto allenatore dopo la laurea all'ISEF, per la legge del contrappasso, sarebbe stato negli anni un grande 'nemico' della sua Juventus. È lui a portare in bianconero, dal Messina, Totò Schillaci.
Cestmir muore poco prima di compiere 81 anni, il 5 maggio 2002, dopo esser stato ricoverato il 24 aprile per aterosclerosi. Non in una data qualsiasi, ma 30 anni dopo la morte di suo figlio Cestmir Junior e nel giorno in cui la Juventus conquista il suo 26° Scudetto allo stesso modo in cui lui aveva vinto il 15°: superando in extremis, all'ultima giornata, l'Inter.
