Prima dell'incrocio colpito da Andrea Mazzarani, che quel rigore lì ha ammesso di portarselo dietro come poche altre cose al mondo, in una sera di metà giugno del 2018, con uno stadio stracolmo, i cuori dei tifosi del Catania hanno saltato un battito, forse qualcosa in più.
E' il 120' e fa caldo, troppo caldo al Massimino: con il 2-1 che sta maturando tra i rossazzurri e il Siena le due squadre sono costrette a giocarsi l'accesso alla finale dei Playoff per andare in Serie B ai rigori, ma c'è un'ultima occasione prima di poter spedire le proprie preghiere al Dio del calcio. Una punizione.
Cristiano Lucarelli, nonostante la partita abbia più volte chiesto muscoli e gambe, ha tenuto in campo Francesco Lodi: che no, non è mai stato un giocatore di corsa. Ma questo si sa già. E' un calciatore "di piede": il suo mancino ha scritto alcune delle pagine più importanti della storia del Catania in Serie A e nel 2017 viene richiamato, dopo diverse esperienze in massima serie, per riportare gli etnei in cadetteria.
E in effetti in quella stagione lì risulta decisivo: anche per questo motivo il fischio della punizione dal limite, al 120', suona quasi come un segno del destino. Perché è la sua mattonella: perché è la posizione della sua prima doppietta con il Catania, nel 2011, con Diego Pablo Simeone in panchina, contro il Lecce. Per una serie di motivi: prende la rincorsa, calcia e prende la traversa.
Anzi, no: non solo. Prende la traversa, poi il pallone sbatte sulla linea. Il rumore assordante dello Stadio Angelo Massimino cessa: si sente il tocco del legno e il tonfo della sfera sul terreno di gioco. La palla non entra, il Catania perderà ai rigori.
Sono passati quasi cinque anni da quel momento e Lodi è ancora in rossazzurro. "Di nuovo", forse suona meglio: nel dicembre del 2019 i giocatori del Catania ricevono un messaggio "d'auguri" particolare. "Ci sembra giusto che troviate un'altra squadra": il club è in crisi nera e rischia di scomparire. Lodi, come altri, fa le valigie e lascia la squadra allenata da Cristiano Lucarelli. E' solo un arrivederci.
Si trasferisce nel Girone B di Serie C, alla Triestina, poi "scende" in Serie D, vestendo le maglie di Messina e Acireale: due "rivali", ma "Ciccio" è ormai parte della città di Catania. Il resto conta poco.
In passato ha sfiorato la Nazionale italiana e i Top Club: "Il mio nome circolava in Nazionale: Inter e Milan mi hanno cercato, ma Pulvirenti mi ha detto 'non me la sono sentita di darti via, eri troppo importante'. Ma non posso dire che è un rimpianto", ha raccontato a Cronache di Spogliatoio.
C'è sempre stato un legame speciale. E lo si nota subito quando a Ragalna, nel corso del ritiro della nuova società guidata dal gruppo di Ross Pelligra, rinata dopo il fallimento, si presenta anche Lodi: che ha qualche anno in più rispetto ai tempi della Serie A, ma la stessa voglia di riportare il Catania nelle alte sfere del calcio.
Una delle ultime immagini lo ritraggono in festa nel "suo" Massimino: a quasi 39 anni ci è riuscito. Questa volta davvero: contro il Cittanova, a metà marzo, segna quello che, in termini concreti, è il rigore che spalanca le porte alla Serie C, dopo neanche un anno.
Poi festeggia con Ross Pelligra, l'australiano che ha preso per mano il club e lo ha rilanciato: "Ciccio, Ciccio", si sente dagli spalti. A Caltanissetta, contro il Canicattì, piange. Perché gli anni passato, le squadre pure: le icone restano.


