Il giorno dei sorteggi dei gruppi dei prossimi Mondiali in Qatar, due sono state le emozioni vissute dalla popolazione dell'Ecuador: la prima, chiaramente, è stata quella legata alla notizia dell'esordio alla prima gara assoluta, contro la Nazionale qatariota. Bella: la seconda, invece, un po' meno.
Anche perché da quando l'Ecuador ha centrato la qualificazione alla Coppa del Mondo sono state tante, troppe le voci circa una possibile esclusione, con tanto di processo per il "caso Byron Castillo".
Riepiloghiamo brevemente: tutto è partito tra maggio e giugno, quando il Cile e il Perù hanno presentato un reclamo circa la nazionalità del laterale di difesa che, a detta dei cileni, sarebbe nato a Tumaco, in Colombia.
Si tratta di un problema: l'Ecuador ha staccato il pass con due soli punti in più rispetto al Perù, e c'è chi ha parlato di qualificazione "falsata".
Una storia che si è poi spostata al Tribunale arbitrale dello Sport, dopo una prima archiviazione delle indagini da parte della FIFA: il TAS ha deciso che sia la Nazionale allenata da Gustavo Alfaro che Castillo potranno giocare i Mondiali.
"La Corte Arbitrale dello Sport conferma l'eleggibilità di Byron Castillo, ma impone delle sanzioni contro la Federazione ecuadoriana per la violazione delle norme FIFA".
Questa una parte della nota diffusa a mezzo stampa: nello specifico, si accusa la Federcalcio di aver utilizzato un documento con informazioni false, pur trattandosi di un passaporto valido.
Per questo motivo l'Ecuador dovrà scontare una penalizzazione di tre punti, ma non ai Mondiali in Qatar, quanto nelle prossime qualificazioni ai Mondiali 2026.
