David Luiz

La carriera di David Luiz: dalla Champions con il Chelsea al Mineirazo con il Brasile

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Impossibile parlare di David Luiz come calciatore senza tenere conto del personaggio, del carattere e dell’eccentricità. Un uomo che non può essere racchiuso in una singola categoria, un calciatore che non può appartenere ad un solo ruolo o ad una sola posizione in campo. Nella sua vita si è trasformato mille volte: è passato da difensore a centrocampista, da uomo chiave a croce per la sua squadra, da difensore più pagato al mondo ad essere quasi un desaparecido del mondo del calcio.

Alle porte dei suoi 36 anni, David Luiz ha ormai dato il meglio di sé a questo calcio. Da tempo non gioca più in Europa, ma è tornato anzi in patria per vestire la maglia del Flamengo. Nuova tappa di una carriera che conta qualcosa come 20 titoli, tra cui una Champions League e due Europa League.

Eppure, se mai vi è capitato di sentir parlare di David Luiz, o di leggere qualche articolo relativo alla sua carriera, di lui vengono fuori quasi sempre e soltanto i difetti, gli errori, gli scivoloni. Ce ne sono stati parecchi, è vero, ma è il classico personaggio che fa più rumore quando perde, rispetto a quando vince. Ad esempio è per questo che tutti associano prettamente la sua figura al tragico Mineirazo del Brasile contro la Germania, piuttosto che alla vittoria della Champions League con il Chelsea nel 2012, di cui fu un indiscusso protagonista (ma quella Coppa per gli annali resterà quella di Didier Drogba e Roberto Di Matteo).

Ad essere sinceri, qualche critica nel corso della sua carriera l’ha quasi voluta e cercata, con il suo atteggiamento a volte troppo sufficiente e spocchioso. Ma è solamente il rovescio della medaglia di un giocatore che ha sempre messo il cuore in tutto quello che ha fatto. Soprattutto nei Mondiali del 2014, quelli giocati in casa con il Brasile, quelli che secondo tutti sarebbero stati vinti proprio dalla Seleçao, di cui David Luiz rappresentava un perno a tutti gli effetti, nel bene e nel male come sempre. Lui componeva la diga centrale difensiva con l’amico di sempre Thiago Silva. Una coppia che a detta di tutti non aveva rivali in quel Mondiale.

Anche perché David Luiz, trascinato dal tifo e dal calore della gente di casa, oltre che da un obiettivo enorme come il Mondiale in casa, per alcune partite ha giocato il miglior calcio della sua vita. Nessuna sbavatura, concentrazione massima, piede destro come sempre fatato, che in una nazionale come quella brasiliana è, come dire, pertinente. Girone eliminatorio passato quasi in carrozza con le due vittorie contro Camerun e Croazia ed il pareggio contro il Messico. Dagli ottavi di finale in poi, David Luiz salì in cattedra. Prima decisivo segnando nei tempi regolamentari contro il Cile e poi anche un rigore nella lotteria finale, poi nei quarti di finale contro la Colombia, quando nel secondo tempo sigillò il risultato sul 2-1 finale.

Ma per David Luiz il meglio del Mondiale era ormai alle spalle, ad attenderlo c’era solo uno spiacevole appuntamento con il destino. Semifinale contro la Germania, 8 luglio 2014. Una data e una partita che resteranno per sempre impresse nella storia del calcio, non solo brasiliano. L’esito lo conoscete tutti: la Germania vinse quella partita addirittura per 7-1, consegnando una lezione di quelle durissime ai padroni di casa. Uno tra i peggiori in campo, manco a dirlo, fu proprio il nostro David Luiz, che passò una serata tragica.

E pensare che era sceso in campo con la fascia da Capitano al braccio, per l’assenza dell’amico e compagno di reparto Thiago Silva, che mancò come l’acqua quella maledetta sera al Brasile. David Luiz si perse la marcatura di Thomas Muller, aprendo le danze dei goal tedeschi. Da quel momento l’attuale difensore dell’Arsenal andò completamente in bambola, non riuscendo più a riprendere il bandolo della matassa contro gli attacchi della selezione di Loew.

Finita la partita, David Luiz scoppiò in un pianto infinito. Si buttò a terra, restò in campo a lungo, quasi come a rifiutarsi di credere che doveva lasciare lo stadio Mineirão dopo aver perso per 7-1. Scese dalla tribuna Thiago Silva e lo abbracciò, non lo lasciò solo per un istante, fino a quando i due lasciarono il terreno verde per ultimi.

David Luiz PSGetty Images/ Goal

Anni dopo, ai microfoni di ‘Globo Esporte’, David Luiz raccontò con queste parole il segno che lasciò quella sconfitta sulla pelle dei calciatori:

“Per sei mesi, molti tra noi calciatori si sono nascosti. Alcuni non hanno voluto assumersi le loro responsabilità e neppure condividerle. Per molto tempo ho dovuto sopportare questo peso della sconfitta da solo. Non eravamo pronti o abituati a perdere. Sei il Brasile e devi entrare sempre per vincere. Ma all'improvviso subisci un gol, poi il secondo, il terzo. Tutto sta andando storto e continua ad andare peggio. E' andata così...”

Qualche anno dopo, tra l’altro, Mesut Ozil, che era in campo tra le fila della Germania, rivelò di essersi scusato personalmente con David Luiz, simbolo di quel Brasile, dopo il triplice fischio della semifinale:

“Se tu perdi una grande sfida e vedi i giocatori avversari piangere così come i loro tifosi, ti senti con loro. Così sono andato da David Luiz e gli ho detto ‘Mi scuso veramente, voi siete un paese molto bello con della gran bella gente’.”

Quell’estate, tra l’altro, David Luiz era già stato ufficializzato dal Paris Saint-Germain poco prima del Mondiale, per l’acquisto record (a quei tempi) di 50 milioni di euro, destinati alle casse del Chelsea. La combinazione tra il Mineirazo e quella valutazione ‘monstre’ che faceva di David Luiz il difensore più pagato di quel momento, gettò il calciatore per sempre in un alone di ombra e critiche sempre molte severe.

Nel giro di qualche giorno, tutti dimenticarono la Champions League vinta con il Chelsea e le partite da urlo che avevano condotto il Brasile fino a quella semifinale. David Luiz si rimboccò le maniche e ripartì dai successi in Francia con la maglia del Paris Saint-Germain. La sua carriera però regalò altre soddisfazioni inaspettate, con il sorprendente ritorno al Chelsea il 31 agosto del 2016, sotto lo stupore di tutti.

Lo accolse Antonio Conte, che fece di lui un punto cardine del suo scacchiere, fino alla vittoria della Premier League nel 2017; due anni dopo sotto la gestione di un altro allenatore italiano, Maurizio Sarri, arrivò anche la seconda Europa League della sua carriera con il Chelsea, in finale tra l’altro contro l’Arsenal, che da lì a poco sarebbe poi diventata la sua squadra.

Anche tra le fila dei Gunners, l’opinione su David Luiz si è sempre divisa nettamente, tra chi pensa che sia stato un giocatore dannoso alla squadra di Arteta e chi giudica comunque in modo positivo i due anni trascorsi in biancorosso, visto che anche qui, tanto per la cronaca, sono arrivati due trofei: una FA Cup e una Supercoppa Inglese.

Ma una cosa sarà sempre certa: il brasiliano dividerà sempre la massa, sarà sempre discusso e attirerà su di sé mille critiche, nonostante i 20 titoli che può vantare nella sua personale bacheca.

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