Hai 17 anni quando l'allenatore ti chiama per la prima volta: “Tra poco entri tu”. La voce è quella di Max Allegri. In panchina al tuo fianco ci sono Szczesny e Bernardeschi. Sei nello stadio più grande d’Europa, il Camp Nou di Barcellona. In campo gli avversari si chiamano Messi, Suarez e Dembelé. È arrivato il tuo momento.
Sono questi gli attimi più emozionanti della carriera di Fabrizio Caligara. Non solo per la cornice. Non solo perché nel prepartita suonava una musichetta speciale, quella della Champions League. Ma soprattutto perché quei momenti, per il centrocampista, sono stati i primi: quelli dell’esordio assoluto accanto ai grandi. Accanto a coloro che qualche mese prima il ragazzino, per usare le sue stesse parole, ammirava dalla tv.
Fabrizio Caligara, mezzala classe 2000, oggi pilastro dell’Ascoli in Serie B, ha fatto il suo esordio in prima squadra il 12 settembre 2017 con la maglia della Juventus, a 17 anni e 154 giorni, subentrando al posto di Gonzalo Higuain al 41’ del secondo tempo della prima giornata di Champions League a Barcellona. Al suo fianco c’erano Pjanic e Dybala, di fronte Messi, autore di una doppietta da urlo, e Rakitic, che hanno deciso la partita. L’emozione era immensa, così come la voglia di far bene: Caligara entra in campo senza paura, rimediando in pochi minuti pure un cartellino giallo.
La serata di Coppa fu tutt’altro che esaltante per i bianconeri, la cui resistenza durò soltanto un tempo. L’anno prima la Joya aveva steso la Pulce ai quarti, stavolta è il 10 azulgrana a prendersi la rivincita con tanto di ciliegina sulla torta: i primi goal segnati in carriera a Gianluigi Buffon.
Così, nel finale di una partita sul 3-0, Massimiliano Allegri, uno che di giovani se ne intende, decide di fare un regalo al ragazzo della Primavera che lui stesso aveva deciso di aggregare alla prima squadra nel corso dell’estate. “Caligara ha qualità”, aveva detto l'allenatore già nell’ottobre del 2016. Un anno dopo, eccolo lì ad assaporare le emozioni della Champions League.
La Juventus terminerà quel gruppo D come seconda, proprio dietro i catalani. Uscirà dal torneo ai quarti contro l’altra big spagnola, il Real Madrid – futuro campione contro il Liverpool (di Karius) – nella famosa serata del “bidone dell’immondizia al posto del cuore”. Ma questa è un’altra storia.
Quella di Barcellona fu una serata tanto storta per la Juventus quanto indimenticabile per Caligara, il ragazzo che da Borgomanero, piccolo paese in provincia di Novara, si era fatto strada fino al Camp Nou.
Il centrocampista, cresciuto nella Primavera di Fabio Grosso (oggi allenatore del Frosinone, avversario in Serie B), era stato con i grandi già durante molte sessioni di allenamento. E d’estate era partito con la Juventus A per l’International Champions Cup, dove aveva già sfidato gli assi del PSG. Caligara aveva vissuto mesi sulle orme di Khedira, Matuidi e Marchisio. Come quest’ultimo, oggi indossa la maglia numero 8 bianconera con grinta e intraprendenza, tra le fila dell’Ascoli. Con in testa ben impresso il ricordo della serata spagnola. Perché per Caligara quella del Camp Nou resterà l'unica presenza con la maglia della Juventus nonché primo e (finora) unico gettone in Champions League della carriera.
Il giocatore, scriveva su Instagram, aveva realizzato uno dei sogni che aveva da bambino. Quando cioè muoveva i primi passi nelle giovanili, prima dell’Inter e poi della Pro Vercelli, prima di diventare bianconero nel gennaio 2013. Da lì in avanti Caligara in campo è sempre stato prematuro e sotto età, promosso nelle giovanili ogni volta tra i più grandi. Fino ad arrivare alla prima squadra.
E la sua scalata era soltanto all’inizio, perché pochi mesi più tardi esordirà anche in Serie A calcando un altro tempio del calcio, quello di San Siro. Prime volte facili, per Caligara, non esistono: il 17 aprile 2018 il debutto in massima serie arriva in casa dell’Inter con la maglia del Cagliari, quando entra in campo sostituendo Andrea Cossu al minuto 73. La società sarda lo aveva preso a gennaio, acquistando a titolo definitivo dai bianconeri dimostrando di credere in lui.
In Serie A Caligara ha messo insieme 11 presenze, tutte con la maglia rossoblù e tutte (tranne l’esordio) con Di Francesco in panchina nella prima metà della stagione 2020/2021, una volta tornato alla base dopo i prestiti all’Olbia in C e al Venezia in B. Il tecnico di Pescara lo getta nella mischia anche all'Allianz Stadium, casa della "sua" Juventus dove Caligara mette piede per la prima volta di fronte a Cristiano Ronaldo (autore in quel match della doppietta decisiva) e Dybala, ancora in campo accanto a lui. Ma stavolta come avversario.
GettyOggi Caligara segna goal decisivi con la maglia dell’Ascoli, piazza alla quale si sente fortemente legato. È la sua seconda casa, la squadra con cui ha giocato di più, la società che lo ha accolto nel gennaio 2021 quando il Cagliari lo ha mandato via e che gli ha dato fiducia mettendolo sin da subito al centro del progetto.
Col bianconero marchigiano, Caligara ha messo insieme in due anni oltre 60 presenze: al netto di infortuni o squalifiche, il ragazzo è stato sempre titolare passando da giovane di prospettiva a veterano in campo nonostante i 23 anni compiuti lo scorso 12 aprile.
Quando il primo prestito è scaduto, l’Ascoli ha voluto fortemente rinnovarlo per un’altra stagione prima di acquistare il calciatore a titolo definitivo e blindarlo con un contratto in scadenza nel 2026.
“Fin da subito avevo detto che se fossi sceso di categoria sarei tornato solo qui, l’unica piazza in cui avrei voluto giocare – le parole di Caligara nel settembre 2021 – Per questo gli interessamenti di altre società non li ho mai presi in considerazione”.
Il primo (mezzo) anno all'Ascoli, Caligara ha raggiunto una salvezza quasi insperata con Sottil, che la stagione successiva (21/22) ha trascinato i bianconeri fino ai playoff anche grazie al centrocampista: 33 presenze tra regular season e playoff e 3 reti, record per il ragazzo piemontese, che si sta confermando perno dei marchigiani grazie a personalità, tecnica e duttilità.
Sciabola e fioretto sulla pedana bianconera, Caligara può giocare sia a destra che a sinistra, sa calciare con entrambi i piedi e si rende utile sia in fase di interdizione sia nell'impostazione del gioco palla al piede. È una mezzala di sostanza, un calciatore dinamico e completo: non è un caso se Sottil stravedeva per lui e se, dopo la partenza del tecnico verso Udine, il ragazzo non è mai stato messo in discussione né da Bucchi prima né da Breda poi.
Sposato con la sua Rebecca che lo accompagna sin dai tempi dell’esordio in Champions, nella città delle cento torri Caligara è diventato uno dei centrocampisti più affidabili e di qualità del campionato di Serie B. Grosso e Allegri saranno sicuramente fieri di lui.




