Carlo Ancelotti Everton 2019-20Getty Images

Il calcio dopo il Coronavirus, Ancelotti: “Servirà una bella ridimensionata”

Il Coronavirus si è abbattuto con tutta la sua forza sulla vita di milioni di persone, costringendo di fatto tutti a cambiare le proprie abitudini di vita. La pandemia non ha ovviamente risparmiato il mondo del calcio che, dopo essersi fermato in molte zone del mondo, ora si chiede quando e in che modo potrà ripartire.

Il movimento sarà costretto a fare i conti con danni economici al momento difficilmente calcolabili e c’è chi, come Carlo Ancelotti, già immagina un calcio molto diverso quando questo terribile periodo sarà alle spalle.

Il tecnico dell’Everton, in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, ha spiegato come il mondo del calcio sarà costretto a rivedere molte cose.

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“Ne sono certo. Dovremo darci tutti una bella ridimensionata, a cominciare dal calcio”.

Adesso la priorità va data alla salute di tutti, in seguito ci sarà il tempo per fare i conti con i cambiamenti che questa situazione imporrà.

“Oggi la priorità è la salute, limitare il contagio. Tutto il resto è secondario. Quando si ricomincia, quando si finisce, le date, le promesse, le speranze… credimi, non m’importa, in questo momento è l’ultimo dei miei pensieri. La Premier ha imposto ai club di dare tre settimane di vacanza a tutti, giocatori, tecnici, staff. L’idea iniziale era quella di ripartire a maggio, ma è fuori discussione che ci si riesca. Sento parlare di taglio degli stipendi, di sospensione dei pagamenti. Mi sembrano soluzioni inattuali, intempestive… Presto cambierà l’economia, e a tutti i livelli, i diritti televisivi varranno di meno, i calciatori e gli allenatori guadagneranno di meno, i biglietti costeranno di meno perché la gente avrà meno soldi. Prepariamoci a una contrazione generale”.

Secondo Ancelotti, nel caso di una ripresa la preparazione non rappresenterebbe un problema.

“Ciò che conta adesso è contrastare efficacemente il virus, lo ripeto. Poi, certo, se sarà possibile proseguire la stagione, bene, altrimenti amen. Mi fa ridere chi insiste a fare discorsi sui tempi per la preparazione, c’è addirittura chi parla di tre settimane di allenamento. Son cazzate. È una barzelletta, quello della preparazione è un falso mito. Ricordo che nel 2006, per via di Calciopoli, il Milan uscì inizialmente dai primi quattro posti e quindi dall’Europa, d’un tratto per non far retrocedere la Lazio ci venne tolta una parte della penalizzazione e fummo costretti a fare i preliminari di Champions. Dovetti telefonare ai ragazzi che erano in vacanza perché quattro giorni dopo avremmo dovuto affrontare la Stella Rossa. Cafu rientrò dal Brasile ventiquattr’ore prima e giocò novanta minuti”.

In molti sostengono che far giocare partite come Liverpool-Atletico Madrid e Atalanta-Valencia a porte aperte possa aver enormemente favorito il contagio.

“L’altro giorno ho sentito Klopp, mi ha detto che far giocare la partita in quelle condizioni è stato un atto criminale, penso che avesse ragione”.

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