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Bryan Cristante - MilanGetty Images

Da promessa a sacrificato: la parentesi di Cristante con la maglia del Milan

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Il calcio è da sempre materia estremamente volubile. Pronostici sovvertiti, gerarchie rovesciate, previsioni clamorosamente fallite. La si metta come si vuole ma le trame del pallone sono continuamente soggette a stravolgimenti spesso non preventivati. Succede, ad esempio, che copioni già scritti riservino un finale decisamente a sorpresa. E in tal senso il capitolo degli addii frettolosi è un tema caldissimo e sempre di estrema attualità.

Un esempio è rappresentato dalla breve, anzi brevissima, avventura di Bryan Cristante con la maglia del Milan. Nato nel 1995, inizia a dare confidenza al pallone vestendo la maglia del S.A.S. Casarsa, formazione locale di Casarsa della Delizia, un piccolo paese in provincia di Pordenone nel quale Bryan ha vissuto ed è cresciuto con la famiglia. Il ragazzo nativo di San Vito al Tagliamento dimostra da subito di avere le carte in regola per crescere e seguire una direzione ben precisa e quando ancora milita nella categoria 'Pulcini' è il talent-scout Bruno Cover a notarlo favorendo il suo passaggio alla Liventina Gorghense, società dilettantistica trevigiana, nonché club satellite entrato proprio nell'orbita del Milan. L'esperienza in quel di Treviso è destinata ad esaurirsi velocemente e non difficile intuirne i motivi. Le qualità tecniche e morali lievitano in maniera inesorabile a dispetto della giovanissima età a tal punto da vederlo spesso e volentieri all'opera come sotto età contro avversari più grandi di lui. La realtà dilettantistica inizia a calzare stretta e il grande salto è ad un passo: nel 2009, a 13 anni, il responsabile dell'attività di base del Milan Mauro Bianchessi lo seleziona dopo un provino e il club meneghino lo rileva 'parcheggiandolo' per un altro anno alla Liventina. Agli ordini del club trevigiano riceve anche la sua prima chiamata in Nazionale entrando nel giro dell'Under 15 come l'unico calciatore di quel gruppo a provenire da una società non professionistica:  

"Ero felice per la chiamata del Milan e la convocazione in Nazionale ma non mi rendevo ancora conto dell’opportunità che si stava presentando”. Le parole del giocatore riportate da 'MilanNews'.  

L'anno seguente inizia il suo percorso in quel di Milano e anche sulla sponda rossonera dei Navigli si afferma con grandissima rapidità: alla prima stagione vince il campionato con i Giovanissimi Nazionali, ripetendosi nell'annata successiva aggiudicandosi il titolo con gli Allievi Nazionali. Nel 2011 la scalata prosegue e si concretizza il suo ingresso nella formazione Primavera del Milan dove impiega pochissimo prima di diventare elemento cardine agli ordini di Aldo Dolcetti. Ma non finisce qui perché le sue prestazioni all’interno del vivaio a strisce rossonere stregano l’allenatore della prima squadra Massimiliano Allegri che, quando ancora milita negli Allievi, lo fa esordire nella fase a gironi di Champions League a soli 16 anni e 278 giorni, rendendolo il rossonero più giovane di sempre ad esordire nella massima rassegna continentale e il nono in assoluto. E’ il 6 dicembre 2011, il Milan è avanti 2-0 sul campo del Viktoria Plzen grazie alle reti tutte brasiliane di Pato e Robinho. All’81’, però, è proprio l’attaccante di scuola Santos ad uscire dal campo lasciando il posto al baby debuttante rossonero che in terra ceca mette insieme i primi 12’ da calciatore professionista nonostante la rimonta in pieno recupero del Plzen che chiuderà il match sul 2-2. 

Nella stagione seguente in panchina c’è ancora Allegri ma Cristante viene impiegato a tempo pieno dalla formazione Primavera senza mai trovare sbocco in prima squadra, guadagnandosi soltanto una convocazione nell’ottavo di Champions contro il Barcellona restando seduto in panchina per tutti i 90’.

Bryan Cristante MilanGetty Images

L’annata successiva viene segnata da un forte ridimensionamento in casa milanista sia in termini di parco giocatori che di risultati: Allegri salta a dicembre, il Milan va a picco e chiude ottavo rimanendo fuori dalle coppe. E’ la stagione 2013-2014, è la prima di Bryan Cristante da giocatore della prima squadra. L’italo-canadese sceglie la maglia numero 24 e colleziona un complessivo di quattro presenze, di cui tre in Serie A e una in Coppa Italia. Nonostante il risicatissimo minutaggio, per il classe 1995 è il campionato delle ‘prime volte’: il 13 ottobre arriva l’esordio assoluto in massima serie nello 0-0 sul campo del Chievo. Nel primo match ufficiale dell’anno nuovo, il 6 gennaio, segna il primo goal in carriera alla prima da titolare in A griffando il definitivo 3-0 contro l’Atalanta. Sei giorni più tardi parte nuovamente da titolare nella sfida in casa del Sassuolo che costerà l’esonero ad Allegri, sostituito da Seedorf. L’assist per l’illusorio 2-0 di Balotelli porta la sua firma prima che l’uragano Berardi si abbatta sul Milan e sulle sorti del tecnico toscano. Trascorrono altri nove giorni e si arriva al 15 dicembre 2014. Il Milan gioca i sedicesimi di finale di Coppa Italia contro lo Spezia e Cristante rimane in campo per tutti i 90’. Al fischio finale lui ancora non lo sa ma quella appena conclusa è destinata a restare la sua ultima partita con i colori del Diavolo. Un infortunio alla testa del perone e una seguente ricaduta di natura muscolare lo costringono a due mesi di stop che precludono la sua stagione. 

Le sorprese però non sono finite: a fine stagione Seedorf non viene riconfermato e Filippo Inzaghi sale al timone rossonero. L’estate fila via liscia e senza grossi sussulti ma nell’ultimo giorno di mercato ecco il fulmine a ciel sereno: a sorpresa Cristante viene ceduto a titolo definitivo al Benfica per 6 milioni di euro. 

“Cristante voleva andare, si sentiva poco impegnato e tutto è nato da lui. Io gli ho proposto il prestito ma lui non ha voluto essere ceduto all’estero, in quel momento è nata l’idea Bonaventura. Auguro al ragazzo di diventare un campione, lo pagammo 25.000 euro, ora abbiamo un calciatore con esperienza ma comunque giovane". La rivelazione di Adriano Galliani durante la presentazione di Fernando Torres. 

L’addio al regista nostrano viene accompagnato dallo scetticismo di gran parte della tifoseria rossonera che in Cristante intravedeva uno dei profili futuribili dai quali ripartire per mettere in atto l’opera di ricostruzione a tinte rossonere. E se nei confronti del Milan si tratta di un vero e proprio addio, con l'Italia è solamente un arrivederci. L'esperienza in terra lusitana, infatti, dura soltanto un anno e mezzo e fa da preludio al rientro nel Belpaese: Palermo, Pescara, Atalanta e Roma le seguenti tappe della sua storia calcistica. Quella che con il Milan si è stoppata proprio sul nascere. 

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